15.

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Ero pronto a tutto. Davvero.

Ero pronto a qualunque reazione di Newt. Ero pronto a ricevere i suoi insulti, a sentire le sue parole piene di rabbia, al suono della sua risata ironica come per dire "Ma sei pazzo?". Ero pronto a qualsiasi cosa, a qualsiasi offesa e a qualsiasi presa in giro, perché sapevo bene di meritarmi la sua collera.

Tuttavia, non ero preparato a quello che accadde.

Nulla.

Non disse nulla.

Nessun insulto, nessuna risata di scherno, nessuna parola intrisa di veleno, niente di niente. Non ci fu nulla di tutto questo.

Newt si limitò a rimanere in silenzio al telefono mentre io gli spiegavo dove mi trovavo e non fece neppure una piega quando gli chiesi se potesse venire a prendermi. Capivo che la mia richiesta probabilmente doveva suonare molto strana considerando com'erano andate le cose tra noi due e per questo non pensavo di meritare il suo aiuto. Lui invece accettò. Accettò di raggiungermi e si limitò a dire di essere paziente e di aspettare perché probabilmente ci avrebbe messo del tempo a trovarmi. Chiuse la chiamata senza aggiungere altro e senza darmi il tempo di ringraziarlo. Mi ritrovai a fissare il mio telefono per quelle che a me parvero delle ore con in bocca mille parole non dette, mentre il vento mi sferzava le orecchie e infiniti dubbi prendevano possesso della mia mente.

Mi ero preparato al suo odio e alla sua rabbia, ma Newt mi aveva riservato un trattamento ben diverso, qualcosa che era ben peggiore di qualunque insulto: l'indifferenza. Mi aveva trattato come se non fossi nessuno, come se non valessi nulla, come se non fossi nemmeno degno di subire la sua ira.

Non mi aveva mai trattato così. Mai. Nemmeno agli inizi, quando ci conoscevamo appena e lui si ostinava a fare il difficile con me. Non avevo mai sentito la sua voce così inespressiva e piatta come in quel momento. Avrei davvero preferito ricevere i suoi insulti piuttosto che la sua indifferenza.

Attesi il suo arrivo all'interno della centrale in compagnia di Jorge e Brenda. Jorge mi aveva offerto un altro caffè dicendo mi avrebbe fatto bene un po' di caffeina per affrontare il viaggio di ritorno, ma io avevo rifiutato visto che mi si era chiuso lo stomaco al pensiero di rivedere Newt.

Parlai con lui e Brenda senza sentirmi davvero lì con loro. La mia mente era rivolta altrove, perciò tutto ciò che uscì dalle loro bocche non fece altro che scivolarmi addosso mentre ogni singola parte di me desiderava impazientemente che lui arrivasse.

Il mondo andava avanti, le persone parlavano, agivano e prendevano delle decisioni e io pensavo a Newt.

Riflettei sui miei errori, su ciò che desideravo davvero, su ciò che non volevo e sui miei sentimenti, ma in realtà non avevo mai avuto dubbi su questi ultimi.

Non mi accorsi nemmeno dello scorrere del tempo. Non mi importava. Avrei aspettato per secoli se fosse stato necessario. Sarei rimasto lì per l'eternità se questo fosse servito a correggere i miei sbagli. Ero davvero pronto a tutto.

– Cos'hai intenzione di fare una volta tornato a casa? – mi aveva domandato Brenda durante l'attesa. – Ritornerai alla tua vecchia vita?

– Non proprio. Non tornerà mai tutto come prima – avevo risposto alzando lo sguardo su di lei. – Ma ho intenzione di riprendermi ciò che ho perso. E farò qualunque cosa per riuscirci.

Il tempo continuò a scorrere incessantemente. Le lancette dell'orologio appeso su una parete della centrale non smisero di spostarsi mentre io vivevo in una sorta di bolla che mi teneva lontano dalle voci, dai suoni e dal fermento del mondo esterno.

Lo squillo familiare di un telefono servì a riportarmi alla realtà. Fu un unico squillo che si dissolse rapidamente nelle voci e nel trambusto della centrale di polizia. Newt era arrivato. Era davvero lì, per me.

Strength || Newtmas [Sequel di Distraction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora