Quando mia sorella mi chiamò, io ero ancora seduto sulla comoda sedia dello studio del dottor Walters.
Ero lì seduto da almeno un'ora, serio e concentrato, mentre nella mia mente i miei pensieri viaggiavano alla velocità della luce e le mie orecchie godevano di quel magico silenzio che regnava in quella stanza. Ogni tanto sentivo delle voci provenire dalla porta chiusa alla mia destra, ma nemmeno ci feci troppo caso per quanto ero concentrato. Continuai a fissare quell'orrenda imitazione della Notte stellata di Van Gogh che era appesa sulla parete di fronte a me, fingendo di essere particolarmente interessato a quel quadro riuscito male, quando invece nella mia testa continuavo a ripetermi "Orrore. Orrore. Resta concentrato. Orrore".
La segretaria di tanto in tanto mi lanciava un'occhiata scettica e mi ripeteva che a breve sarebbe stato il mio turno prima di tornare ad occuparsi delle file di scartoffie che aveva davanti a sé sulla scrivania.
Mi concentrai sul ticchettio senza fine dell'orologio continuando a ripetermi a mente le parole che avrei dovuto rivolgere al dottor Walters e a cui pensavo da giorni. Ed ecco che quel ticchettio ripetitivo venne sopraffatto da qualcos'altro, qualcosa che non riconobbi subito, ma che mi parve vagamente familiare. Musica. Era della musica. Una canzone. La mia canzone preferita.
Finalmente riuscii ad infrangere quella bolla che mi aveva permesso di isolarmi dal mondo e allora capii. Iniziai a frugare nelle tasche della giacca e poi in quelle dei pantaloni guadagnandomi un'occhiata di sottecchi da parte della segretaria mentre In the end risuonava per tutta la stanza, facendo un gran baccano.
Feci un sorriso di circostanza, imbarazzato, e risposi al telefono. - Pronto?
- Newt. Newt, sono Lizzy - dal suo tono di voce capii che era molto scossa e per un momento pensai che fosse per la falsa gentilezza che avevo usato quando avevo risposto alla chiamata. - Io...oh mio Dio, Newt. Devi venire subito qui.
Iniziai a preoccuparmi seriamente, ma mi imposi di non perdere la calma. -Lizzy, che succede?
- Thomas...
Thomas.
Bastò quel nome, quell'unico nome, a far attivare un campanello d'allarme dentro di me. Mi sforzai per non dare a vedere quanto in realtà fossi preoccupato e per non tempestare mia sorella con una marea di domande.
- Che ha fatto Thomas? Che gli è successo? - notai che la segretaria aveva iniziato a scrutarmi con circospezione, cosa che mi irritò molto.
- Oh, Newt, non puoi nemmeno immaginare. Io non sapevo come aiutarlo...io... - la sua voce tremò. - Ti prego, vieni. Sono all'ospedale. Al pronto soccorso.
Il mio campanello d'allarme interno strillò ancora più forte, facendomi drizzare in piedi.
Thomas. Ospedale. Pronto soccorso.
Non poteva essere vero. Non poteva essere accaduto davvero, non di nuovo.
- Arrivo - dissi prima di chiudere la chiamata e di scattare verso l'appendiabiti per prendere il mio cappotto. A quel punto la segretaria del dottor Walters si alzò e si mostrò visibilmente sconcertata. Si tolse gli occhiali e mi guardò ancora a bocca aperta, come se senza quelli potesse avere una visione completamente diversa del mondo. - Signore, ma...il dottor Walters...
- Oh, al diavolo il dottore - sbottai dirigendomi verso la porta. - Hanno bisogno di me. Thomas ha bisogno di me.
Uscii in fretta e furia da quello studio, scesi tre rampe di scale col cuore in gola e in nervi tesi e infine mi lasciai alle spalle quell'imponente palazzo dirigendomi verso la strada.
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Strength || Newtmas [Sequel di Distraction]
Fanfiction- Quel ragazzo non è fatto per te - ribatté lui a denti stretti. - Ho capito fin da subito quali fossero i suoi sentimenti per te ed essere come un libro aperto non è una buona cosa. Lui è debole, Newt, e ti limiterà sempre. Lui è la tua più grande...