Epilogo

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Un anno dopo.

La neve si era quasi sciolta del tutto.

Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo, accompagnando così l’inverno verso la sua conclusione e spalancando le porte alla primavera che presto sarebbe arrivata.

Ormai le tempeste di neve erano un ricordo che sembrava appartenere a un passato lontano e remoto, la neve aveva iniziato a sciogliersi e a scomparire lentamente, e il sole era tornato a splendere incontrastato in un cielo privo di nuvole nere temporalesche.

La natura si stava risvegliando lentamente dal sonno profondo che era durato circa quattro mesi, e tutto pian piano stava tornando a com’era prima dell’arrivo dell’inverno.

In realtà, non proprio tutto.

Alzai lo sguardo sui cipressi in lontananza e fui lieto di sentire qualcosa di molto simile a un cinguettio. In quel posto erano ancora presenti dei piccoli rimasugli di neve accalcati qua e là sul prato, ai piedi degli alberi, vicino ai fiori adagiati per terra, sulla pietra dura affossata nel terreno.

Puntai lo sguardo sulla linea dell’orizzonte, sul cielo azzurro e limpido, poi inspirai profondamente e mi abbassai, posando a terra il fiore che tenevo in mano.

– E’ passato molto tempo dall’ultima volta, non è vero? – I miei occhi percorsero tristemente le sagome delle lettere incise sulla lastra di pietra conficcata nel terreno. Fissandola provai delle sensazioni che credevo svanite dal mio corpo ormai da tempo. Forse in realtà non se n’erano mai andate. Forse erano sempre rimaste lì e il tempo mi aveva semplicemente aiutato a domarle, per quanto fosse possibile.

In quel momento provai di nuovo tutto ciò che mi aveva fatto crollare un anno prima, come un castello di carte. Credevo che non ce l’avrei fatta di nuovo a sopportarlo, credevo di sprofondare di nuovo in quel baratro in cui ero già caduto, ma in qualche modo riuscii a resistere. In qualche modo ressi.

– Mi dispiace per ciò che ho fatto, Asher – ripresi mentre il mio ginocchio toccava l’erba per terra. – O meglio, per ciò che non ho fatto. Ti avevo detto che saresti restato su questo mondo, ma…non sono riuscito a trattenerti. Mi dispiace. E mi dispiace per non essere venuto prima in questo posto. Per tanto tempo, ho creduto che la vista della tua lapide mi avrebbe ridotto di nuovo in mille pezzi, così ho sempre rimandato il momento. Adesso però è diverso. – Feci correre lo sguardo rapidamente sulle altre tombe davanti a me, cercando di spingerlo quanto più lontano possibile.

Un sorriso amaro comparve sul mio volto. – Caspio, non posso credere che sto davvero parlando con una lapide. Newt mi prenderebbe per pazzo. – dissi ripensando alle parole che mi aveva rivolto il mio ragazzo diversi giorni prima al telefono.

Secondo me è una cosa abbastanza inutile” aveva detto. “I cimiteri e tutte quelle cerimonie in generale mi sembrano solo delle gigantesche prese in giro per far arricchire alcuni uomini e dare delle false illusioni ad altri. Ma se a te fa sentire bene, allora fallo. Fai ciò che senti, Tommy”.

Avevo seguito il suo consiglio e così avevo fatto ciò sentivo. Per una volta non mi pentii della mia scelta.

– Vorrei dire tante cose, ma non sono mai stato molto bravo con le parole. Sappi che mi dispiace, Asher. Spero che tu possa perdonarmi. – Mi tirai su e mi alzai, continuando a tenere lo sguardo fisso a terra. Osservai un’ultima volta la lapide con sopra inciso il nome di Asher, la data di nascita e l’altra maledettissima data risalente a più di un anno prima.

Sapevo che quella data sarebbe sempre rimasta impressa nella mia mente. Non potevo farci niente: avrei continuato ad avere un ricordo vivo di quel giorno per il resto della mia vita, e niente e nessuno sarebbe mai riuscito a lavarlo via.

Strength || Newtmas [Sequel di Distraction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora