Passai dallo stato di coscienza a quello di incoscienza così tante volte che nemmeno me ne resi conto.
Continuavo ad aprire gli occhi e a richiuderli, le mie palpebre pesanti come dei macigni, mentre tutto intorno a me era un intreccio indistinto di voci, suoni, mani, luci e altre mille cose che la mia mente non riuscì ad afferrare. Non ero svenuto, non proprio. Era come se fossi semiaddormentato, in bilico tra il mondo dei sogni e quello reale, incapace di svegliarmi completamente. Il mio corpo venne sballottolato parecchio, questo riuscii a percepirlo, e per un attimo mi parve di trovarmi sulle montagne russe. E mentre venivo portato chissà dove da chissà chi, con la mia mente intravidi delle immagini confuse e indistinte: i miei genitori, Teresa, Minho, Newt.
Newt.
In qualche modo, riuscii a riacquistare conoscenza e tornai definitivamente nel mondo reale, così cupo e infelice ai miei occhi. Ancor prima di dischiudere le palpebre, udii una voce che mi pareva di aver già sentito. – Ehi, Jorge! Si sta svegliando.
Sbattei le palpebre più volte. Una debole luce proveniente da lontano si intromise nel mio campo visivo, aiutandomi a distinguere i contorni delle figure che mi circondavano. Mi resi conto di essere semidisteso all’interno di una macchina. Una macchina ferma. Le luci provenivano dalle insegne pubblicitarie e dai fari della strada all’esterno dell’autovettura. Dentro questa c’era solo una piccola luce accesa sopra i sedili anteriori, davanti ai quali una radio sofisticata e a dai mille pulsanti occupava quasi tutto lo spazio alla destra del volante. Non ero mai stato a bordo di un’auto della polizia e in un certo senso me l’aspettavo…diversa. All’interno non era poi molto diversa da una normalissima autovettura.
Ci misi diversi secondi per rendermi conto che alla mia destra c’era una ragazza. Quando mi voltai verso di lei, sussultai per la sorpresa e sgranai gli occhi. Lei assunse un’espressione divertita. Si trattava della ragazza poliziotta che avevo visto un attimo prima di perdere conoscenza, la stessa che avevo urtato con la spalla e la stessa che aveva parlato poco prima.
Lanciai delle rapide occhiate intorno a me. – Dove…dove sono? Che ci faccio qui? Cos’è successo? Ma che… – mi liberai da una coperta di pile che era avvolta attorno al mio corpo. – Cosa diavolo…
– Finalmente hai ripreso conoscenza – disse la ragazza con un tono annoiato. – Per qualche assurdo motivo, Jorge aveva scommesso che ti saresti risvegliato nell’arco di un’ora. Io invece avevo detto che probabilmente la droga ti aveva messo fuori gioco per un bel po’. Per colpa tua ho perso.
Sbattei più volte le palpebre cercando di dare un senso a ciò che mi aveva detto. – Aspetta…io non mi sono drogato! E chi è Jorge? E tu chi sei?
– Sei sveglio da appena dieci secondi e già non ti sopporto più – la ragazza socchiuse gli occhi e distolse lo sguardo da me. Sporse la testa fuori dal finestrino aperto e urlò: – Jorge! Ma che fine hai fatto? Questo ragazzino mi sta già facendo esaurire.
– Non sono un ragazzino – borbottai. – E si può sapere tu chi sei?
– Io sono quella che ti ha salvato le chiappe, ragazzino. Ma non per mia scelta – la ragazza sbuffò ed aprì la portiera della macchina, uscendo fuori. Non persi tempo e così uscii anch’io dalla macchina, richiudendo la portiera mentre lei avanzava in direzione di una porta. Solo allora mi resi conto che la macchina era parcheggiata davanti ad un autogrill dalle insegne colorate. Alle mie spalle le macchine sfrecciavano a velocità elevate sull’asfalto dell’autostrada e il cielo aveva iniziato a rischiararsi alle prime luci dell’alba.
– Ehi! – dissi cercando di richiamare l’attenzione della ragazza che procedeva con passo spedito. – Aspetta! Che caspio…
Lei bofonchiò qualcosa di rimando che non compresi, spalancò la porta dell’autogrill ed entrò dentro senza degnarmi di uno sguardo. La seguii all’interno e in un millisecondo fui travolto dall’odore di cornetti appena sfornati, dal rumore delle macchinette del caffè in azione e dalle mille voci delle persone che si trovavano in fila davanti ai banconi o seduti ai tavoli a parlare. Nonostante non fosse ancora sorta l’alba, quel posto era pieno zeppo di lavoratori notturni, i quali avevano appena concluso il loro turno, e di coloro che invece erano prossimi ad iniziare una nuova giornata lavorativa.
STAI LEGGENDO
Strength || Newtmas [Sequel di Distraction]
Fanfiction- Quel ragazzo non è fatto per te - ribatté lui a denti stretti. - Ho capito fin da subito quali fossero i suoi sentimenti per te ed essere come un libro aperto non è una buona cosa. Lui è debole, Newt, e ti limiterà sempre. Lui è la tua più grande...