Cap. 5

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Quando il Commissario Mariotti arrivò in spiaggia, raggiunse in fretta il medico patologo, il quale stava accertando il decesso.

- Cosa abbiamo qui? - Chiese tirando fuori un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e asciugandosi la fronte.

- È sicuramente morta. Dopo l'autopsia sarò in grado di fornire maggiori dettagli, ma dall'assenza di schiuma nella bocca e dalle evidenti tracce di emorragia petecchiale, posso anticipare che si tratta di soffocamento. Solo dopo averla aperta, potrò essere sicuro che non si tratta di annegamento. -

- Cosa glielo fa pensare? - Domandò il Commissario.

- Il luogo del delitto è senz'altro la spiaggia, - cominciò a spiegare il Dottor Arnao - poichè non ci sono evidenti segni di trascinamento qui intorno, inoltre, cosa assai più importate è il livello dell'acqua: troppo basso per permettere ad una persona di annegare. La marea si è alzata solo dopo l'alba e l'assassino non si sarebbe esposto andando al largo, per ucciderla, vista la calca di gente che ieri occupava la spiaggia. -

- C'è altro? -

- Vede questi segni? - Arnao indicò il collo di Matilde - sembra che sia stata stritolata. Ma solo dopo aver esaminato lo ioide ne avrò la certezza. E in base alla rigidità del corpo, alla temperatura del fegato, e alla decomposizione pressochè inesistente, posso collegare l'ora del decesso intorno alle cinque del mattino. Ora posso andare? -

Il medico non aspettò risposta, si avviò verso la macchina, poi si voltò verso Mariotti:

- Questo è un posto pieno di turisti, io comincerei da lì. Ora se permette devo seguire il corpo in obitorio, e analizzarlo al più presto. La informerò, nel caso di sviluppi. -

Il Commissario scosse la testa, poi si diresse verso i suoi sottoposti, che avevano atteso in disparte e al riparo dal caldo, sotto una palma.

- Guardatevi intorno e cercate qualcosa che possa essere appartenuta alla vittima, magari una borsa o uno zaino. Non abbiamo ancora idea di chi sia questa donna, dobbiamo scoprirlo al più presto. Non aveva documenti in tasca, né un telefonino, quindi nei paraggi, potreste trovare qualcosa che possa servire a darle una identità. È morta all'alba, nessuno si sarà ancora accorto della sua assenza. Mettevi al lavoro! - Ordinò il Commissario.

L'Ispettore Gemelli e la novellina si alzarono, controvoglia, e si separarono, perlustrando la zona. Dopo dieci minuti scarsi, fu Novelli a trovare una borsa, abbandonata vicino ad un pedalò. Fece segno al collega di raggiungerla e dopo aver chiamato alcuni agenti, delimitarono la zona, come possibile scena del delitto. Poco distante dal luogo di ritrovamento di quel reperto, infatti, c'erano delle tracce che facevano pensare ad una possibile colluttazione.

L'Ispettore prese un paio di guanti di lattice dalla confezione che un agente teneva in mano, li indossò e comincio a frugare tra le cose di Matilde.

- Vediamo un po' se siamo stati fortunati... - disse prendendo il portafoglio e cercando un documento di riconoscimento - ecco qui! -

Diede la borsa a Novelli, poi aprì con cura la carta d'identità e cominciò a leggere:

- Neri Matilde - guardò la foto e continuò a parlare - non era di queste parti, forse era venuta in vacanza... -

- Io farei vedere la foto qui intorno, magari cominciando da quel chiosco laggiù - Novelli indicò il locale in cui Mat aveva trascorso la sua ultima notte. Il suo istinto era davvero insuperabile.

- Potrai andarci più tardi, non penso che aprano di mattina, di solito dopo la notte di San Lorenzo, questo tipo di posto resta chiuso fino al tardo pomeriggio. Andiamo in centrale e facciamo qualche ricerca. -

L'Ispettore era impaziente di ritornare a godere del fresco refrigerio dell'aria condizionata della sua macchina prima, e del suo ufficio poi. Imbustarono la borsa e il portafoglio e li conservarono tra i reperti da esaminare in laboratorio, poi si incamminarono verso l'auto che li avrebbe portati al Commissariato.

Durante il tragitto, Novelli sembrava essere pensierosa.

- Il rumore delle rotelle del tuo cervello che continuano a girare, mi distrae. Che ti passa per la testa, Na'? - chiese l'Ispettore continuando a guardare la strada.

- Se questa ragazza era qui, in vacanza, forse è stata una vittima casuale... -

- E allora? -

- Non lo so, ma credo che in pochi, ieri sera, se ne stavano in spiaggia, da soli. E poi, l'uccisione alle prime luci del mattino... Perché non era a casa, a dormire? Cosa ci faceva in spiaggia? E quale pazzo psicopatico se ne stava, a quell'ora, in giro, sperando di trovare qualcuno da ammazzare? E perché non si è sbarazzato degli effetti personali della vittima? Pensava, forse, che così facendo avremmo escluso amici e conoscenti? Allora, non è più un crimile casuale, ma premeditato... -

-Ehi, frena le domande, Novelli. Ho ancora il cervello che mi fuma per il troppo caldo. Segnati tutto quello che non ti torna e dopo aver ricevuto il referto medico, ne riparliamo. -

- Io direi di cominciare dal telefonino. -

- Ecco! Una cosa alla volta, Na'! Ora rilassati! Lo prenderemo, ok? -

*******

Era da poco passata l'ora di pranzo quando Francesca si svegliò. Stropicciò gli occhi, si stiracchiò e prese il suo telefono per leggere l'ora sul display. Spostò la mano sul letto, e lo trovò vuoto, nel contempo sentì un rumore provenire dall'altra stanza: in cucina, Angelo, stava mescolando, piuttosto energicamente, il sugo per la pasta.

Nonostante fosse ancora poco vigile, Francesca si alzò e con tutta la buona volontà di cui era capace, decise di mettersi sotto la doccia, per lavare via i resti della notte appena passata.

Dopo aver regolato il miscelatore dell'acqua, entrò nella cabina e si lasciò bagnare dal getto caldo: si lavò i capelli, passò la spugna insaponata su tutto il corpo e poi si risciacquò.

Non appena scostò la tenda, per uscire dalla doccia, ebbe un sussulto. Angelo la fissava, e sorridendo le porse l'accappatoio.

- Mi hai messo paura! - Disse mentre copriva le sue nudità. Prese un telo dell'appendino, vi tamponò i capelli e ve li avvolse, prima di indossare le ciabatte e seguire il suo ragazzo al tavolo da pranzo.

- Hai fame? - Chiese Angelo intento a distribuire la pasta nei piatti.

- Un po'... - rispose mentre richiudeva sul seno quel poco che indossava.

- Niente che non abbia già visto, non trovi? -

Francesca alzò un sopracciglio, curiosa, poi prese una forchetta e infilzò il primo boccone di pasta. Era buona e la fame che pensava di non avere le si scatenò improvvisamente. Finì di mangiare prima del suo ragazzo, poi si diresse in camera, sicura che Angelo la stesse seguendo, lasciò cadere ai suoi piedi l'accappatoio, liberò i capelli dal telo e si distese, sopra le lenzuola.

- Non mi fai compagnia? - Disse provocandolo mentre sollevava le ginocchia.

- Noto con piacere che non hai perso l'appetito! - Angelo si avvicinò al letto, si tolse la maglietta e si distese sopra di lei...

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