Cap. 10

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Il mattino seguente Gemelli si svegliò relativamente presto, si era addormentato sul divano, davanti alla televisione. Non poté fare a meno di pensare alla sera precedente, alle rivelazioni della collega, alla visita della collega, alla collega.

Nadia era passata a casa sua quando invece poteva bastare una telefonata per informarlo degli sviluppi sul caso, lo aveva sorpreso in abiti civili, anzi no, in fondo non indossava neanche quelli e non aveva battuto ciglio sul suo abbigliamento. E poi, lo aveva fissato a lungo, ne aveva percepito lo sguardo all'altezza delle scapole,  lì dove aveva il tatuaggio e aveva provato a stuzzicarla con quei sottintesi...

"In fondo non è male!" Pensò "chissà, magari un colpo se lo faceva dare..."

Al pensiero di loro due insieme, non poté fare a meno di sentirsi eccitato. Cercò di scacciare quella sensazione di piacere che stava facendosi spazio tra le sue gambe, ma fu più difficile di quanto potesse immaginare. Dovette infilarsi in doccia e lasciarsi invadere da un getto d'acqua fresca, per riuscire a riprendere il pieno possesso del suo corpo e della sua mente.

Dopo un quarto d'ora buono, finì di prepararsi e si recò in Commissariato.

Mariotti stava già parlando con i signori Neri e Gemelli attese alla sua scrivania che finissero quel colloquio per poter raggiungere il suo superiore e ragguagliarlo sugli aggiornamenti inerenti il caso.

Novelli non si era ancora fatta vedere e un po' gli dispiacque, ma adesso doveva concentrarsi sui genitori della vittima.

Quando la porta dell'ufficio si aprì, la prima persona a varcare l'uscio fu una donna formosa, doveva avere poco più di quaranta anni, dai capelli corvini, lunghi abbastanza da poterli acconciare con una crocchia e lasciarli ricadere sulle spalle. Indossava un abito nero che copriva a malapena le ginocchia e la scollatura completava il quadretto di una madre, che tutto sembrava fuorchè inconsolabile, lasciando ben poco all'immaginazione.

Subito dietro di lei, il marito. Un uomo di mezza età, all'apparenza molto più grande della moglie, brizzolato e con dei folti baffi che indossava un completo elegante con tanto di giacca e cravatta, manco dovesse andare ad un ricevimento di gala.

Gemelli andò loro incontro, si presentò porgendo la mano in una stretta vigorosa e poi li invitò alla sua postazione, per poter avere delucidazioni a riguardo del passato e del primo lutto subito.

Stava per cominciare a interrogarli quando venne convocato nell'ufficio del Commissario.

- È permesso? - Chiese dopo aver bussato, ma senza aspettare una risposta. - Ho degli ospiti che mi aspettano... -

- Gemelli, la smetta! Avrà modo di convocare i Signori Neri a tempo debito. Ora deve raggiungere la sua collega, pare che ci sia stato un suicidio. Novelli la aspetta sulla scena del crimine. Il tizio è stato ritrovato sulla statale, si presume si sia buttato giù scavalcando il parapetto del cavalcavia, quello del ponte Belvedere. -

- Agli ordini! - E girando sui tacchi lasciò l'ufficio e il suo superiore per dirigersi alla volta della statale.

Si fermò ad avvisare i Signori Neri, li congedò dicendo loro che li avrebbe convocati in giornata.

A quell'ora del mattino il sole picchiava forte e Gemelli, dopo essersi ricoperto della solita protezione, si preparò a scendere dalla macchina munito di cappello e giornale.

Nadia, insieme agli agenti in divisa, stava osservando il medico legale, il quale continuava a ripetere che i giovani d'oggi non sanno più cosa inventarsi per provare emozioni nuove.

- Ma quali giovani, Arnao! Questo qui avrà più di trent'anni - l'Ispettore irruppe tra i colleghi, sventolando il suo fedele giornale - Ciao Novella! -

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