Cap. 8

879 112 111
                                    

Il chiosco aveva appena aperto i battenti, quando Nadia arrivò. Il barman le si avvicinò, ancora assonnato e visibilmente stanco, porgendole il menù del locale. Non ne aveva bisogno, ma educatamente lo prese in consegna. Andò a sedersi al bancone, in attesa che quella ragazza, contattata tramite chat, la raggiungesse. Il posto in cui si trovava era gradevole alla vista: l'arredamento realizzato con materiali di riciclo ne era il fiore all'occhiello. Tavoli e sedili, fuori, erano stati ricavati da tronchi di vecchie palme, opportunamente tagliati e trattati per resistere alle intemperie, ma soprattutto alla salsedine.

Il tocco di originalità era accentuato dai rivestimenti bianchi in cotone e lino che davano un senso di fresco, anche nelle giornate piu calde.

L'angolo bar era invece situato in una zona appositamente ritirata rispetto al resto del locale, per lasciare più spazio alla zona centrale, abbastanza ampia da poter allestire un rinfresco per compleanni, o festicciole con meno di quaranta invitati. Alcune sere si poteva persino assistere ad uno spettacolo improvvisato di balli di gruppo, quando qualche comitiva particolarmente vivace trovava nel dj un fido collaboratore disposto a passare i pezzi suggeriti.

Era davvero un bel posto per trascorrere la serata in modo spensierato, sorseggiando un cocktail o una qualsiasi altra bevanda di proprio gradimento. Fu in quel momento che Nadia, completamente persa nei suoi pensieri, ritornò alla realtà, e si accorse che il barman la stava fissando.

Paonazza in viso fece finta di scegliere una particolare bottiglia tra quelle che si trovavano alle spalle di lui, ma fu distratta dalle molteplici bevande, che si alternavano sugli scaffali, in mezzo a gadget di vari tipi, richieste di personale e file di lampadine colorate, che accese regalavano un'atmosfera festosa.

- Allora... cosa prende? - Chiese il barista, continuando a sistemare i bicchieri, appena tolti dalla lavastoviglie.

In una diversa occasione avrebbe preso un aperitivo alcolico, o un cocktail fruttato, ma sapeva che doveva essere quanto più lucida le fosse stato possibile e così chiese un'acqua tonica con una spruzzata di limone e tanto ghiaccio.

Dall'altra parte del bancone il barman si mosse svelto: posizionò un bicchiere cilindrico e alto sul bancale, aprì il congelatore, tirò fuori il cestello del ghiaccio e dopo aver smosso i cubetti con una paletta, riempì quest'ultima e ne riversò il contenuto nel bicchiere, fino a riempirlo per tre quarti, si spostò in direzione del frigorifero e prese una bottiglietta, la stappò e la lasciò, aperta, in attesa di tagliare e spremere un limone, poi con un gesto veloce li versò entrambi nel cilindro di vetro, inserì una cannuccia, una fetta di limone sul bordo e poi consegnò l'ordinazione ricevuta.

- Ecco a lei. -

Nadia non rispose, si limitò a forzare un finto sorriso accompagnato da un cenno del capo quasi inesistente. Prese un lungo sorso e non poté non provare sollievo a quel refrigerio che le si spandeva giù per la gola.

In quel momento, una donna poco più che ventenne arrivò al chiosco.

Era piuttosto alta, aveva lunghi capelli ramati, raccolti in una coda di cavallo, occhi color nocciola e una carnagione fin troppo pallida, per essere una turista. Forse non si trovava a Cala marittima da molto tempo, o forse non amava particolarmente stare a crogiolarsi sotto il sole.

Vista l'ora, non fu difficile per Francesca capire chi le avesse mandato quello strano messaggio. La raggiunse e le porse la mano per presentarsi.

- Buonasera, spero di essere nel posto giusto. È stata lei a contattarmi? -

- Sì, sono stata io. Riguarda la sua amica Matilde -

- Come Matilde? Le è successo qualcosa? Sta male? È in ospedale? E chi è lei? - Chiese Francesca cominciando a farsi prendere dal panico.

YellowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora