CAPITOLO 10

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Mi rannicchiai a pallina sotto la scrivania, e poi sentii dei passi venire verso di me.

Chiusi gli occhi, sperando con tutto il cuore che quello non fosse il preside, se mi avrebbe beccata mi avrebbe sospesa.

-Cosa cazzo ci fai qui?- una voce maschile mi fece subito sbalancare i miei occhi, azzurri come l'oceano.

Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi azzurri del biondo cenere.

Mi affrettai a rialzarmi, non distogliendo però lo sguardo dai suoi occhi.

-Tu, cosa cazzo ci fai qui- risposi passandomi una mano tra i capelli, cercando di rimetterli in ordine.
-Mi ha mandato il professore a prendere l'elenco,ma perché eri rannicchiata sotto la scrivania come un riccio?- disse ridendo.

-Fatti gli affari tuoi, prendi l'elenco e vattene- dissi controllando la percentuale del computer.

-Perché non volevi che nessuno ti vedesse? Non ti ha mandato nessuno qui, vero?- chiese ghignando.

-Ho detto di farti gli affari tuoi-
risposi digitando sulla tastiera.

-Cosa stai facendo?- chiese, ma sta volta non c'era nessun sorriso nel suo volto, era preoccupato.

-Prendi il tuo cazzo di elenco e vattene!- dissi, spegnendo il computer che ormai aveva finito.

Adesso non c'era nessun dato.
Lo avevo davvero fatto.

-Vedi di calmarti, ragazzina- sbuffò.

Stavo quasi per dargli uno schiaffo,ma sentii dei passi avvicinarsi alla porta, e girare la maniglia.

Così ci affrettammo a nasconderci sotto la scrivania, anche se non c'entravamo perfettamente.

Mi portai le ginocchia al petto, in modo da far più spazio tra noi due,ma eravamo comunque appiccicati.

Se ci avrebbero scoperto sotto una cattedra a fare chissà cosa, ci avrebbero sospeso e tutti avrebbero pensato malissimo.

Sentivo il suo fiato accelerato e caldo, e se mi sarei avvicinata ancora un pò, sarei riuscita a sentire il battito del suo cuore.

Si stava torturando il labbro inferiore a causa dell'agitazione, le vene sul suo collo erano ben visibili e io amavo, quando spuntavano le vene.

Chiusi gli occhi e mi privai di quella vista mozza fiato,visto che rischiavo di saltargli addosso o di emettere suoni alquanto sgradevoli, ma dopo li riaprii.

Vidi delle scarpe camminare verso gli armadietti producendo un ticchettio fastidiosissimo.

Sentii un cassetto aprirsi, e dopo le orrende scarpe attraversarono la soglia,e scomparirono dietro l'angolo.

Tornai a respirare, e guardai in direzione di Luke, che era sollevato quanto me dal fatto di non essere stato scoperto.

Uscimmo dal nostro nascondiglio
improvvisato e dissi
-Visto cosa succede a non farsi i cazzi propri?-

-Ah ma scusa se ogni tanto potrei preoccuparmi delle cazzate che combini- sputò.

-Quindi mi stai dicendo che ti preoccupi per me? HAHAHAHAHAHAHH-

-Visto? Sembri una ragazzina.
E poi, perché non dovrei preoccuparmi, se ti trovo al computer della scuola e ti nascondi sotto una scrivania?- disse facendo gesti incomprensibili.

-Senti, io non mi sto facendo i cazzi tuoi, ma tu i miei sì, quindi, evita di far finta di preoccuparti-
dissi dirigendomi verso la porta.

-Aspetta- disse quasi sussurrando.
-Che cosa vuoi adesso?- sbuffai voltandomi, e me lo ritrovai a un millimetro da me.

-Io ti piaccio?- disse di punto in bianco.

Scrutai attentamente i suoi occhi, e sembravano di un azzurro più scuro,non quell'azzurro freddo, simile al ghiaccio.

gli si leggeva il bisogno di avere una risposta, ma il problema era che anche io avevo bisogno di una risposta.

Mi limitai ad abbassare gli occhi a terra per una frazione di secondo.

Poi presi coraggio, e tornai a guardarlo negli occhi
-No, io ti odio- sussurrai sempre a un millimetro mentre i nostri nasi quasi si sfioravano.

-Anch'io ti odio.-
disse,facendo spuntare gli incisivi per mordersi il labbro, e poi indietreggio,lasciandomi lo spazio per tornare a respirare.

Poi fui io a voltarmi, e a uscire dalla porta, lasciandolo solo e senza aggiungere altro.

- - -

Dopo aver frequentato le lezioni successive, uscii da scuola e mi diressi verso casa, a piedi.

Si congelava, e non mi andava di aspettare l'autobus al freddo, così tornai a piedi.

Stavo camminando con gli auricolari nelle orecchie, finché una grande macchina nerà non mi si accostò accanto.

Ma continuai a camminare, e mi fermai quando vidi che la BMW nera andava alla mia stessa velocità.

Si abbassò il finestrino e comparse Luke.
-Vuoi un passaggio?- mi chiese con un sorriso gentile.

E la cosa non prometteva niente di buono, visto che raramente Luke Robert Hemmings è gentile.

-No- dissi continuando a camminare, ma la macchina continuava a seguirmi.

Si aprì la portiera.
-Forza, sali- e a quel punto sentii dei clacson e mi affrettai a salire, e appena chiusa la portiera lui partì.

-Vuoi spiegarmi perché non mi lasci in pace? Sembri uno stalker- chiesi.

E quando pronunciai 'stalker' mi ricordai del mio stalker, o Hanna, chiunque esso fosse.

-Pff, ragazzina, ti sto solo facendo un favore- sbuffò.

-Vuoi smetterla di chiamarmi in quel modo?- dissi roteando gli occhi.
Odiavo il fatto di essere considerata ancora una ragazzina.

Mi girai verso il biondo alla guida, che aveva uno stupido sorriso stampato in faccia.

-Perché quella faccia?- chiesi irritata.
-Perché mi piace provocarti- rispose tranquillamente, mentre mi lasciava davanti il vialetto di casa mia.

-Sei un idiota. E comunque, vorrei sapere come fai a sapere dove abito-
dissi incuriosita.

-Me lo ha detto Hanna quando ti stavamo riportando a casa- rispose.

Aprii la portiera, saltai fuori dall'auto e la richiusi alle mie spalle, ma poi vidi la testa del biondo spuntare dal finestrino.

-EHI LUKE, GRAZIE DEL PASSAGGIO!-
scherzò.
-Idiota!- urlai.
-A domani, ragazzina- mi salutò per poi ripartire.

Quando superai la soglia di casa, avevo uno stupido sorriso sulle labbra.

***
okayy luke sta diventando tenerello e ieri ha compiuto 20 anni e e e e e e girls talk boys è la mia morte;
sclerociao.

 Ice Eyes | l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora