capitolo 13

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"Digli che ero felice..."

- Impossible, Shontelle.


Scarlett's pov.


Prima che le sue labbra si fiondassero di nuovo sulle mie, una goccia bagnò il mio naso, che attorcigliai in contatto con il liquido. Stava piovendo.
Harry ruppe il silenzio ridendo rumorosamente, e fui costretta a fermarlo dandogli un colpetto sulla spalla.
So che il quel momento la dolcezza regnava tra di noi, ma mi trovavo a disagio quando le persone ridevano di me e dei miei comportamenti.

Mi alzai, recuperai la borsa e il cappello e aspettai Harry.
Ma lui fu più veloce di me. Intrecciò di nuovo le sue dita con le mie e iniziò a correre.
La pioggia aveva bagnato tutta la mia maglia, dal tessuto troppo leggero. Il reggiseno blu ora era visibile a tutti.
I capelli iniziarono ad arricciarsi in contatto con le goccie. Bestemmiai mentalmente, poichè ci avevo impiegato un'ora per piastrarli.
Harry era veloce, io meno. Le sue gambe lungo occupavano più terreno delle mie.
Ma a lui non importava se io rallentassi il suo passo.
Non voleva disciogliere le nostre mani, e quando ci provai, per farlo camminare più velocemente, lui strinse ancora di più la mia mano.

Quando uscimmo dal parco, prese velocemente le chiavi dell'auto e la aprì.
Una volta dentro, tentai di asciugarmi sfregando le mani sulle braccia.
Harry iniziò a ridere, divertito da quella situazione.
Io lo guardai confuso.
Cosa c'era di buffo? 


'Perchè ridi?' chiesi, esitante.


'Mi piace il tuo reggiseno' ammise.


Io arrossi, sentivo le guancie in fiamme.
Lui continuò a ridere, e quella cosa m'infastidiva.
Doveva smetterla.
Troppo tempo avevano riso di me.
Lo zittii fulminandolo con lo sguardo. Lui trattenne un'ultima risatina e poi si ricompose.

Gettò i ricci bagnati all'indietro e rivoltò le maniche della camicia.
Io pettinai nervosamente i capelli con le dita, ma fu inutile. I ricci erano ricomparsi.
Cerchai di asciugare il tessuto della maglia.
Iniziai a strofinare il palmo delle mani sulla parte in cui il reggiseno era visibile.
Sentii un gemito gutturale provenire dalla gola di Harry.
Smisi di fare quello che stavo facendo, e incrociai le braccia al petto.


'E ora che facciamo?' chiese lui, sorridendo maliziosamente.


Scrollai le spalle. Non sapevo dare una risposta.
Avrei voluto continuare a stare nel parco, ma il tempo non era della mia stessa opinione.
Lui mise in moto il veicolo, vedendo che non sapevo davvero come trascorrere il resto della serata.
Era ancora presto infondo. Le dieci erano scoccate da poco.
Lo osservai mentre guidava deciso, sicuro della nostra meta. O meglio, della sua meta, visto che io non conoscevo le strade che stavamo percorrendo.



Parcheggiò la macchina dinanzi una casa.
Un lampo illuminò meglio l'edificio. Capii subito che eravamo a casa sua.
Presi la borsa, portandomela sulla testa, per evitare che la pioggia compisse i miei capelli.
Afferrai il cappello e aprii lo sportello, quando lui mi raggiunse, dopo essere sceso. Portò un braccio sulle mie spalle e corremmo verso il porticato.
Recupererò le chiavi dalla tasca anteriore dei jeans ed entrammo.
Il buio ci accolse nel suo silenzio.
I suoi genitori non erano in casa.
E un brivido percorse tutto il mio corpo al pensiero di lui e me da soli.
In casa sua.

Prese la porsa e il berretto e li poggiò sull'attaccapanni, dopo aver chiuso la porta con calma.
Sobbalzai sentendo un tuono. I temporali estivi erano più spaventosi di quelli invernali.
Lui mi rassicurò, poggiando una mano sulla mia spalla.
Mi voltai per trovare un sorriso descrivere il suo volto.
Mi superò, accendendo la luce lungo il corridoio.
Lo vidi incamminarsi in fondo. Doveva essere la sua stanza.
Lo seguii esitante.
Quando entrai, lui si era sfilato la camicia e stava cercando qualcosa di asciutto.
Spalancai la bocca osservando meglio i muscoli della sua schiena tendersi nei movimenti.
Avevo già visto Harry in costume. Conoscevo il suo fisico.
Ma non avevo ancora avuto l'onore di poggiare le mie mani sulla sua schiena, tanto invitante.
Oh, Scarlett! Non è da te pensare queste cose!

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