cap.1

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                                    " Ricordo anni fa.                                                                                                                                       

                                   qualcuno mi disse che dovevo fare attenzione"

-Impossible, Shontelle.

'Scarlet, ti passo a prendere stasera alle otto. Ci accompagnerà mia madre, okay?' chiese Sasha, prima di affrettare il passo per raggiungere casa.      'okay' mi limitai a rispondere.

stasera ci sarebbe stato il così tanto "atteso" ballo di primavera. Nessuno mi aveva invitata ed io non  mi ero sprecata a rincorerrere i soliti quattro deficienti della mia classe. Sasha andava con Simon Alley, un giocatore della squadra di rugby del Boston College, ma si sarebbero incotrati lì.   Sasha non voleva che la madre sapesse che era stata invitata al ballo. Avrebbe iniziato a urlare come una pazza dalla gioia e a dirlo a ogni persona fidata che incontrava. Che poi, alla fine, tanto fidate non erano.

Quando entrai in casa, un profmo proveniente dalla cucina attirò la mia attenzione, e mi diressi verso quella parte della stanza, aspettandomi di trovare mia madre. Ma invece c'era Jane, mia cugina. Cosa ci faceva lì?    'Scarlet!' urlò, non appena mi intravide, gettando all'aria i guanti da fornoper abbracciarmi calorosamente.   'cosa ci fai qui Jane?' dissi, con un sorriso stampato in faccia.   'ero venuta a trovare tua madre, ma a quanto pare andava di fretta. Mi ha chiesto di restare e di darti una mano con i preparativi per stasera' disse, scrollando le spalle.    'ah già' sussurrai, sedendomi suuno degli sgabelli.    'che succede? Non ci vai?' chiese, preoccupata.   'si, ma sarà come gli altri anni. Mi prenderanno in giro. Diranno che il mio abito è troppo out, che nessun ragazzo m'inviterà a ballare, perchè sono strana. E perchè non so ballare ovviamente' dissi, enfatizzando l'ultima frase.   'oh, ma allora io che ci sto a fare qui?' chiese, iniziando a ridere. Non capivo quella domanda. Lei era solo venuta afar visita a mia madre, tutto qui. Al massimo poteva aiutarmi a chiudere la lampo del vestito viola che avevo al piano di sopra getatto sul letto.     'a che ora inizia?' chiese, continuando la conversazione.   'Sasha passa a prendermi alle otto con sua madre' diddi, stringendo le spalle.   'bene, allora iniziamo adesso' disse, alzandosi di scatto dallo sgabello che aveva occupato solo qualche secondo fa.     'ma sono solo le cinque!' sbottai, mentre lei mi tirava su per le scale.      'ed è tardissimo!' disse, alzando le braccia al cielo e continuando a trascinarmi al piano di sopra.

Non appena fummo dentro la stanza, lasciò la porta aperta,visto che eravamo sole in casa. Iniziò a frugare nel mio armadio, non prendendo neanche in considerazione l'abito che avevo tra le mani. Quando si voltò di scatto, per chiedermi qulcosa, allora lo notò.    'non dirmi che volevi indossare quello?' disse, indicando l'abito. Jane aveva ventuno anni,era l'unica cugina più vicina alla mia età che avevo. E penso che ne capisca di più di me di moda. Io sono negata in quel campo a quanto pare.   'tesoro, non ti offendere ma... preferirei che tu indossassi qualcos'altro' disse, schioccando le dita delle mani.  'okay, ma cosa?' chiesi io, abbassando lo sguardo. Me l'ero presa, ma era normale e ormai ci ero abituata. Non m'interessava apparire bella la mattina quando andavo a scuola,e tantomeno m'importava di cosa dicesse la gente sul mio abbigliamento ogni volta che varcavo la soglia dell'ingresso principale dell'edificio. Una volta, per la fretta, mi sno azzardata a lasciarmi addosso la maglia del pigiama,coprendola con una felpa e chiudendo la zip fin su. Ma a quanto pare la maglia era lunga e la felpa non la copriva del tutto. Tutti gli occhi degli studenti erano puntati su di me, che camminavo imbarazzata.

'umh, cerchiamo tra le cose di tua madre!' disse, sorridendo maliziosamente.    'non so se sia una buona idea' ammisi,    'oh andiamo! zia Lucy non si farà di certo problemi perchè sua figlia ha preso qualcosa dal suo guardaroba!' disse, puntando i piadi a terra. Quando Jane si metteva in mente una cosa, nessuno era in grado di farle cambiare idea. Raggiungemmo la camera di mia madre di corsa, scaraventandoci sul letto prima di spalancare le ante dell'enorme armadio. Non ci volle molto, sentii Jane urlare dalla gioia. Era soddisfatta di quello che aveva appena scovato. Un abito bianco, semplicissimo, con qualche decorazione bucherellata all'orlo e sotto il petto, che arriva a coprire sino a metà coscia.   'sicura che mi starà bene?' chiesi, un pò confusa.     ''ti starà d'incanto! fidati di me' disse, alzando le mani al cielo. Ed era di questo che mi preoccupavo. Qquanto potevo fidarmi di lei? In famiglia era conosciuta solo per le sue bravate, ma in fondo era dolce e si affezionava tantissimo alle persone.   'però, dobbiamo modificare qualcos'altro' ammiccò, guardandomi dall'alto verso il basso.    'cos'ho che non va?' chiesi, abbasando lo sguardo.   'prima di tutto via questi, ci vedrai lo stesso' disse, avvicinandosi e sollevando gli occhiali dalle orecchie. Senza di quelli potevo bennissimamenta vedere, ma mi ero affidata ai consigli del medico, e preferivo indossarli. Non era un bel modello, ma ormai mi ci ero abituata. Non mi andava di cambiarlo.     'poi diamo una spazzolata a questi' disse, indicando i miei lunghissimi capelli neri, raccolti in una cosa disordinata.  'e ci trucchiamo un pò' urlò, sorridendo. Trucco. Lo odiavo. Tutti quei cosmetici spalmati sul viso. Solo una volta mi ero permessa di indossare un po di matita, e per poco non mi misi a piangere. Non la sopportavo per nulla , i miei occhi non erano per niente abituati.

********

'porca troia,sono un mago' disse, non appena si scostò da me.    ' che cosa hai cominato?' chiesi io, urlando e alzandomi dal letto.    'no, ferma qui. Tu. Non. Ti. Muovi' disse,a denti stretti. Restai immobile, dondolandomi sulla sedia, fissando le punte dei miei piedi ancora scalzi.    'indossale' mi ordinò Jane.    'davvero credi che io mi metta quelle?' chiesi, indicando il tacco alquanto alto delle scarpe che teneva tra le mani.   'lo credo' disse lei, poggiandole a terra. Borbottai qualcosa che lei non potè senitre, infilai le scarpe, e bestemmiai mentalmente quando cercai di alzarmi e di prendere equilibrio.     'ei bellissima' disse, una voce dietro di me che non stentai a riconoscere.    'grazie mamma, ma ancora non mi vedo allo specchio' ammisi. abbracciandola.   'corri allora' disse lei, incitandomi. Diedi un'occhiata a Jane, che mi diede il consenso di avvicinarmi ad una delle ante dell'armadio dotato di specchio. Spalancai la bocca e gli occhi quando capii che Jane aveva fatto un miracolo con me. Non ero più la ragazza dai felponi, dalle tute larghe e dai capelli legati disordinatamente. Mi piacevo. Per la prima volta in utta la mia vita amavo il mio aspetto.    'che ne dici?' chiese Jane, vantandosi.   'grazie' le sussurrai ad un orecchio, abbracciandola.    'sono le otto, tra un po Sasha sarà qui' mi fece notare lei, sciogliendo il nostro abbraccio. Sospirai pesantemente, all'idea che qualcun'altro mi avrebbe visto vestita in quel modo. Chissa se le ragazze avrebbero continuato a giudicarmi male, e i ragazzi a prendermi in giro. Il campanello mi riportò alla realtà. Con fatica scesi le scale, ma decisi che per quella serata avrei potuto sopportare il dolore che quelle scarpe mi creavano.

'oh porca puttana! ma sei davvero tu!?' chiese Sasha, aprendo le braccia.   'a quanto pare amica' dissi, scrollando le spalle.    'andiamo, non c'è un minuto da perdere. Voglio vedere la faccia che faranno gli altri. Faremo tardi signore Smith, non ci aspetti sveglia!' disse lei, prendendomi per un polso e trascinandomi fuori.     'ciao Jane! ciao mamma!' dissi appena, chiudendo la porta alle mie spalle.

*******

Sentivo i commenti negativi che le persone bisbigliavano alle mie spalle mentre camminavo. Sasha, appena visto il suo Simon, è corsa tra le sue braccia e mi ha lasciato praticamente sola, in balia dei pettegolezzi tra cheerleaders. Sentii una mano sulla mia spalla fare un po pressione, e mi voltai di scatto, facendo svolazzare i miei capelli al vento, visto che eravamo all'aperto.   'balli?' mi chiese un ragazzo riccio, alto e dagli occhioni verdi. cavolo se era bello. E stava parlando con me? Mi aveva invitato a ballare? Io? Sicuro di non aver sbagliato persona?    'sicuro di voler ballare con me?' chiesi, un po confusa.     'si,perchè?' disse, sorridendo e passandosi una mano tra i capelli.    'beh, perchè...' mi morsi il labbro inferiore, cercando una risposta adatta da fornire al ragazzo. Non mi diede il tempo di formularne una, mi trascinò verso la pista da ballo, occupata dalla metà dei ragazzi presenti. Prese delicatamente la mia mano sinistra nella sua, facendo incrociare le nostre dita e alzando di poco le braccia. La mia mano destra finì di conseguenza sulla sua spalla, mentre l'altra sua mano libera cinse i miei fianchi, arrivando a poggiarsi sulla parte inferiore della mia schiena. Mi strinse di più a se, quando si accorse che eravamo troppo distanti.      ' io sono Harry' disse, sfoggiando un sorriso mozzafiato.   'Scarlet' risposi, curvando la testa dolcemente. Sentivo gli sguardi delle persone poggiarsi su di me, avevo qualcosa che non andava?stavo sbagliando qualcosa?non ero brava a ballare?cosa?cosa? ero stufa di quelle occhiatacce, ma non potevo di certo abbandonare il primo ragazzo che si avvicinava a me, dopo tanto.   'che anno frequenti Scarlet? non ti ho mai vista' disse lui, scrollando le spalle, stringendo di piu la presa della sua mano.    'il penultimo. anch'io non ti ho mai visto' ammisi, sorridendo.  'non sono qui da molto'rispose.  'di dove sei?' chiesi, cercando di non lasciar cadere la conversazione.  'di Londra' rispose.  'oh. e perchè sei venuto qui?' chiesi, un po curiosa adesso.  'per incontrare una come te' disse, spudoratamente. Ci stava provando? Sbaglio o aveva detto che era venuto a Boston per incontrare una come me? So che era una bugia per rimorchiare, ma qualcuno l'aveva indotto a dirmi ciò? era tutto una presa per il culo?    'se qualcuno ti ha pagato per venirmi a dire queste stronzate, sappi che non sono così stupida' dissi, a denti stretti.   'cosa? pagato? qualcuno? perchè?' disse, sorridendo.   'perchè mi considerano la sfigata della scuola' ammisi, stringendo le spalle. Lui restò in silenzio per un pò, poi puntò i suoi occhioni su di me, sul mio viso, per poi abbassarlo. Lo rialzò di scatto e aprì la bocca per dire quelle parole che ancora una volta mi fecero soffrire.   'tu sei la sfigata della scuola!' urlò, iniziando a ridere rumorosamente.  Tutti i ragazzi iniziarono a puntarmi in dito contro, a ridere e prendermi ancora in giro. Volevo morire. 

hey :) .. bhe questo è l'inizio ditemi che ne pensate e votate :)

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