capitolo 19

4K 163 1
                                    

"Sei andato via..."

- Impossible, Shontelle.


Harry's pov.


'Abbie, Abbie vieni qui, andiamo!' sbottai, avvicinando le mie mani alle sue.


'No Harry, lasciami' disse, trattenendo una risatina.


'Vuoi tenermi il broncio?' chiesi, incombendo sulla sua figura da dietro.


'Si' si voltò di scatto, e incatenò il suo sguardo al mio.


Sorrise, e iniziò a girovagare per la casa, canticchiando qualcosa e saltellando qua e là.
I lunghi capelli neri svolazzavano ogni volta che il vento proveniente dalle finestre aperte soffiava.
Le punte dei piedi scalzi strusciavano lungo il pavimento di legno.
La seguii con lo sguardo, quando sentii le sue mani calde lungo le mie spalle.
Mi voltai, e non la vidi.

Iniziai a cercarla preoccupato, in ogni stanza, in ogni angolo.
Correvo, ma le pareti sembravano allontanarsi sempre di più da me.
La sentivo ridere, riuscivo a vedere il suo sorriso luminoso.
Ma ogni volta che le mie mani si avvicinavano al suo corpo, una scia nera oscurava i miei occhi, e un attimo dopo lei non era qui con me.


'Abbie!' la chiamai, in preda al panico.


'Harry!' urlò il mio nome.


Mi girai intorno.
Non ero più a casa.
Una lunga distesa di erba circondava il mio corpo disteso.
Lei era lì, accanto a me, che continuava a ridere.
Rideva, rideva e non si fermava, neanche quando io iniziai ad urlare il suo nome, per farla intimorire, forse.
Rideva di me.
Le mani poste lungo i fianchi, i capelli sparsi tra l'erba che intorno a lei diventava arida, ogni volta che le labbra si incurvavano per mostrare l'ennesimo sorriso.
La scossi, ma niente.
Continuava a ridere e io continuavo a chiamare il suo nome.
I suoi occhi si aprirono di scatto, e urlai un sonoro 'no' quando mi accorsi del nero che riempiva le sue pupille.


'Abbie!' mi svegliai, sudato, in preda al panico.

L'avevo sognata.
Era stato tutto un sogno.
O meglio, un incubo.
Controllai l'ora alla sveglia.
Erano le tre del mattino.
Forse avevo bevuto troppo.
O troppo poco.

Ricordavo di aver riaccompagnato Scarlett a casa, e di aver raggiunto casa subito, per poi addormentarmi.
Da quanto tempo non sognavo Abbie?
Da quanto tempo non pensavo a lei?
E da quanto tempo non mi mancava la sua presenza nella mia vita?
Scostai furiosamente le coperte, alzandomi di scatto.
Iniziai a gironzolare per la stanza, mordendo il labbro inferiore e tirando leggermente i ricci all'indietro.
Mia madre dormiva ancora forse, non aveva sentito il nome urlato della ragazza nel silenzio.
Meglio così.
Sarebbe subito corsa a farmi mille domande e a tranquillizzarmi con le solite parole dolci, che non facevano altro che farmi arrabbiare di più.

Avevo bisogno di qualcuno che sarebbe dovuto restare lì, al mio fianco, per il resto della notte.
Scarlett?
O Brooke?
La seconda di certo non si sarebbe fatta problemi a venire a quell'ora a casa mia.
 Ma la rossa non ci avrebbe neanche pensato due volte a raggiungermi soltanto per un'altra notte di fuoco tra le coperte.
E io non avevo bisogno di sesso.
Avevo bisogno di affetto.
Di amore.
Agii instintivamente, prendendo il cellulare.
Le mie dita digitarono velocemente il suo nome sulla tastiera, per cercare velocemente il numero tra quelli salvati.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre, quattro, cinque.
Aveva il sonno pesante la ragazza.  
Sorrisi, quando dall'altro capo del cellulare sentii la sua voce schiarirsi nel bel mezo della notte.

impossibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora