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Siamo all' aeroporto, le persone parlano francese e io non capisco niente.
-Tranquilla. Ho studiato francese.
-Io ho sentito qualche canzone...
Si avvicina ad una hostess.
-Bonjour.
-Bonjour- ripete lei, ma con una pronuncia totalmente diversa da quella di Caleb.
Mi scappa una risata.
-Lascia fare a me- sussurro.
Cerco il traduttore su internet.
-Amerique- si sente una voce dal telefono.
La ragazza sorride e ci indica un punto più in fondo.
Ci avviciniamo.
-Scusi, avete delle piantine della città?
-Certo
Ce ne dà due che ci indicano il centro di Parigi e una per la metro.
-Grazie. Arrivederci.
Quando Caleb mi sorride realizzo che siamo davvero a Parigi, che salterò alcune lezioni e che sono da sola. In Francia, con un ragazzo che conosco da una settimana e mezzo.

Caleb mi porta in un albergo. In una stanza con due camere e un salotto.
-Wow.
-Già wow.
-Ma...hai fatto questo per me?
Annuisce.
-Non dovevi.
-Si. Per te, principessa, farei di tutto.
Mi sento improvvisamente presa dal rimorso. Avrà speso tutto quello che aveva per me.
Le lacrime iniziano a fare capolino dagli occhi, ma non è tristezza, sono commossa.
Le ricaccio indietro facilmente, non ho voglia di piangere ancora. Ho già fatto abbastanza questa settimana, e so che piangere fa bene, ma queste non sono le circostanze giuste, o perlomeno non quelle in cui sento il bisogno di piangere.
Caleb si è già appropriato del divano.
Sorrido e guardo fuori dalla finestra, siamo lontani dalla Tour Eiffel, ma non molto. Riesco a vederla da qua.
Guardo la camera. Poco spaziosa, ma non posso chiedere di meglio.
-Grazie.
-Non sai dire altro?- scherza.
-Una principessa dice quello che vuole.
-Giustissimo.
Tra noi cala il silenzio. Mi avvicino e mi siedo di fianco a lui.
-Pensi che troverò altre amiche al College?
-Hai Janette.
Scuoto la testa.
-Amiche vere.
-Hai me.
-Amiche, ragazze, di cui mi posso fidare.
-Aspetta...
Tira fuori il telefono e scorre la rubrica dei contatti.
-Che ne dici di lei?
-Chi è?
-Lacey, una mia vecchia amica.
-Amica?- chiedo scherzosa.
-Amica.
Guardo la foto. È una ragazza bionda, occhi verdi e occhiali alla Harry Potter.
Direi che potremmo piacerci. Ma devo conoscerla.
-È popolare?
-Per niente.
-Allora va bene.
-Tiratela di meno. So cosa stai pensando.
Tutto d un tratto diventa serio e il sorriso che aveva sulla faccia scompare.
-Solo perché il detto dice "gli opposti si attraggono", non vuol dire che se lei non è popolare tu lo sei.
Scoppiamo a ridere.
-Mi hai fatto prendere un colpo- rido.
-Bene. Ora fatti una doccia e preparati. Andiamo a cena fuori.
-Serio? Dove?
-Sorpresa.
-Odio le sorprese.
-Non ci credo. Ora vai.

Quando i nostri sguardi si incontrano, poco prima di uscire, vedo che è molto elegante.
-Bellissima- dice guardando il vestito nero che ho abbinato a delle scarpe con i tacchi dello stesso colore. Ho lasciato i capelli sciolti e non mi sono truccata tanto. Quanto basta.
-Anche tu.
-Permette?- chiede prendendomi la mano.
-Certo.
Ci comportiamo come bambini, quando giocano al principe e alla principessa, e questa cosa mi fa ridere.
Anche lui deve pensare la stessa cosa, perché appena vede che lo guardo sorride.
Usciamo dall albergo.
-Allora? Dove si va?
-Lo scoprirai.

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