Capitolo I
Zoe entrò nella carrozza di seconda classe ancora leggermente ansante per la corsa che aveva dovuto fare, claudicò col suo trolley arancione per qualche metro, finché non trovò con lo sguardo un posto libero.
A quel punto si fermò, si girò di centottanta gradi per cercare uno spazio vuoto per il bagaglio e lo vide, ben più in alto rispetto alla sua testa. Valutando forse un po' troppo frettolosamente la situazione, la ragazza non ci pensò due volte prima di sollevare la valigia, per poi trovarsi in evidente difficoltà al momento decisivo. Il povero signor Annoni si sentiva già spacciato, quando un ragazzo si alzò e con una velocità e una precisione spaventose aiutò la malaugurata nell'impresa e salvò la testa di più di una persone nei dintorni.
"Cazzo!" esclamò Zoe tramutando i pensieri in parole senza alcun tipo di filtro. "Grazie."
Dava ancora le spalle allo sconosciuto, vergognandosi troppo per l'ennesima figuraccia della giornata – ed erano appena le dieci del mattino! – ma, accumulando una dose non indifferente di coraggio, decise che poteva voltarsi e guardare in faccia il suo salvatore. Pensò, in uno sprazzo del pessimismo insito nel suo carattere, che se l'uomo alle sue spalle fosse stato pure bello (sul fatto che si trattasse di un individuo di genere maschile non aveva più alcun dubbio, dopo essergli caduta praticamente addosso) avrebbe anche potuto sotterrarsi all'istante, infine si girò.
E vide blu. E alzò la testa. Il volto che si trovò davanti stava ridacchiando divertito dalla situazione. Ed era un bel volto, purtroppo, dovette constatare Zoe; un volto che le pareva di aver già visto da qualche parte, peraltro.
A Giacomo non capitava spesso di soccorrere giovani donzelle in difficoltà, né tantomeno di ridere in faccia a tali donzelle: era un ragazzo educato e perfettamente capace di stare al mondo, perché avrebbe dovuto ridere di una sconosciuta? Visti però i fatti occorsi negli ultimi trenta secondi, Giacomo non poteva fare a meno di trovare divertente quella ragazza un po' spaesata e intimorita che gli si trovava di fronte. La osservava da quando era entrata nel vagone, con la sciarpa di lana svolazzante e lo sguardo concentrato per trovarsi un posto: prima aveva tentato di infilare il trolley nel portabagagli rischiando di farlo cadere in testa a qualcuno, poi, dopo essere stata aiutata da lui, aveva imprecato con malagrazia; per finire, ora lo fissava come se avesse avuto un'apparizione della Madonna. Era buffa, non poteva farci niente.
Ad ogni modo, per evitare di sembrarle maleducato, smise di ridacchiare e le sorrise gioviale alzando le sopracciglia, dopodiché si riaccomodò al proprio posto e fece segno a lei, che non accennava a muoversi e sembrava ancora piuttosto scossa, di sedersi nel sedile di fronte.
Zoe si guardò intorno grattandosi la nuca, si sedette lentamente togliendosi il cappotto, sospirò e infine si decise a parlare di nuovo.
"Scusa," cominciò guardando un punto imprecisato della felpa del ragazzo (era quello il blu che aveva visto prima!). "Credo di aver appena fatto una sequela di figure di merda pazzesche. Ti ringrazio, davvero, per avermi impedito di uccidere qualcuno."
"L'hai già fatto," rispose lui, che sembrava ogni secondo più divertito dalla situazione.
"Cosa?"
"Mi hai già ringraziato prima."
"Ah già. Più o meno."
"Prego, comunque," cercò di smorzare la tensione il ragazzo. "In realtà, ti confesso, l'ho fatto solo perché non volevo sporcarmi di sangue."
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Take some patience
RomanceCi sono incontri che, per quanto casuali e assurdi, un po' la vita te la cambiano. Zoe è una ragazza tutto sommato pragmatica: non crede nel fato, nel destino, nella predestinazione, e tutto il resto. Pensa che le cose che le succedono siano perlo...