Capitolo VIII

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Capitolo VIII




I presagi di Giacomo non erano, effettivamente, infondati. Le feste organizzate da Niccolò, specialmente quelle in onore del suo amico d'infanzia, avevano la fama di essere, nel migliore dei casi, piuttosto confusionarie. Altre volte, invece, era andata peggio e alcune Nico-feste si erano trasformate in disastri totali.

Quando Giacomo aveva compiuto quindici anni, ad esempio, Niccolò aveva avuto la brillante idea di organizzare un party in spiaggia con molti dei loro amici: la polizia li aveva trovati alle due di notte ubriachi fradici anche se nessuno di loro era abbastanza adulto per bere alcolici. Risultato: non erano potuti uscire per i successivi due mesi, a causa di una punizione inflitta loro dai rispettivi genitori.

Per i diciotto anni non era andato poi tanto meglio: la festa era degenerata e un loro amico era quasi finito in coma etilico, mentre a un altro erano andati a fuoco i capelli.

Infine c'era stata la festa dei diplomati, sempre organizzata da Niccolò a casa sua. Quella, in realtà, non era andata nemmeno tanto male, anzi, a detta di tutti era stata una gran festa. Peccato che Giacomo l'avrebbe ricordata per sempre come la serata in cui Beatrice gli aveva rivelato di avergli messo le corna, per poi lasciarlo, carinamente, proprio lì di fronte a tutti i loro amici.

Insomma, magari questi episodi non bastavano a mettere una croce sopra a tutti gli eventi mondani organizzati da Niccolò Conte, comunque, per sicurezza, Giacomo preferiva stare all'erta e non fidarsi più di tanto di quel folgorato del suo amico.

In ogni caso era in buona fede e completamente predisposto a divertirsi quando, quella sera d'agosto, entrò con Zoe nella casa prescelta come luogo della festa. D'altronde, pensava, erano passati tre anni dal party del diploma e le successive serate organizzate da Niccolò non erano andate così male. Era il caso di restare prudentemente ottimisti.



Quando Zoe e Giacomo arrivano a casa di Niccolò trovarono che era già presente qualche amico leccese dei due musicisti. Giacomo, da bravo festeggiato, sorrise, ricambiò i saluti, ringraziò per gli auguri e i regali e presentò Zoe a tutti.

"Zoe, lui è Giorgio, il batterista del gruppo."

"Daniele, Zoe."

"Anita, lei è Zoe, la mia amica di Mantova."

"Piacere, io sono Antonio, un vecchio amico di Giacomo."

"Zoe Molinari, ho sentito tanto parlare di te!"

"Pioggia! È da un po' che non ci si vede in giro. Chi è questa bella fanciulla?"

"Pedro, Teresa, Annamaria: erano a scuola con me."

"Zoe, piacere mio."

Apparentemente la ragazza sembrava a proprio agio, chiacchierava con i presenti e rideva alle battute di chi le stava attorno. In realtà però Zoe era abbastanza timida e riservata e faceva fatica ad aprirsi al primo incontro. Certo, la buona educazione ricevuta e un pizzico di buonsenso le impedivano di rintanarsi in un angolo del soggiorno e isolarsi, ma inizialmente tendeva sempre a essere piuttosto formale e distaccata. Finché non cominciava a bere.

Reggeva l'alcol sufficientemente bene e le era successo solo una volta nella vita di bere tanto da star male, ma già dopo un paio di bicchieri Zoe si scioglieva un po', diventando più amichevole. Se n'era accorto Giacomo in Spagna, durante le serate di particolare baldoria, e se ne stavano accorgendo quella sera in molti, vedendola diventare più spigliata e disinvolta col passare del tempo e dei bicchieri.

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