Capitolo XVI

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Capitolo XVI




Zoe si guardò titubante allo specchio nell'ingresso. Si lisciò la giacca sul davanti e fece un paio di smorfie poco convinte. Niente da fare, lo sapeva, non si sarebbe mai piaciuta abbastanza.

"Questo non significa che io abbia smesso di trovarti bella."

Le parole di Giacomo le risuonarono non richieste in testa e le provocarono una leggera stretta allo stomaco.

Maledetto. Doveva rompere anche adesso che non era presente fisicamente, anche adesso che stava per uscire con un altro fantastico ragazzo.

"Io vado!" avvisò aprendo la porta dell'appartamento.

Sara e Matilde, le sue coinquiline, spuntarono dalla cucina alla velocità della luce, curiose e sconvenientemente agitate.

"Fatti vedere, prima!" le intimò Sara, prendendola per un braccio e girandola di centottanta gradi per guardarla.

Matilde, che fortunatamente era un po' meno inopportuna, ridacchiò alla sfacciataggine dell'amica.

"Lasciala, dai, la fai arrivare in ritardo."

"Perché non hai messo l'eyeliner?"

Zoe alzò gli occhi al cielo. "Non sono capace."

"Potevi chiedere a me, ti aiutavo!"

"Posso truccarmi come mi pare?" chiese un'esasperata Zoe.

Sara non la badò nemmeno e continuò con l'ispezione. "Dove ti porta di bello?"

"A cena da qualche parte, poi non so. Forse un film..."

L'altra le puntò un dito contro. "Mi raccomando, non farlo scegliere a lui."

"Ma si può sapere cos'è questo quinto grado? Non stavate cenando?"

Matilde intervenne di nuovo. "Dai, Saretta, lasciala."

"Grazie, Mati. Su, andate che vi si fredda la cena," le incitò Zoe, impaziente di uscire.

Sara sospirò rassegnata. "Sei sempre il solito orso. Vedi di comportarti meglio con questo Davide."

"Sì, tesoro, sarò uno zuccherino, promesso. Posso andare ora?"



Quando Davide si girò verso di lei e la notò sorridendole, i loro occhi si incontrarono e Zoe sentì il proprio cuore accelerare leggermente. Fece un respiro profondo e gli si avvicinò.

"Ciao."

"Buonasera," la salutò lui, aggiungendo un bacio sulla guancia. "Che ne dici se stasera facciamo a meno della festa e della polizia? Avrei altri programmi."

Lei non poté fare a meno di sorridere. "Come vuoi. Anche se a me un po' secca fare a meno della polizia."

Davide la guardò confuso per un attimo, poi notò il sorriso di lei. "Ah, stai scherzando..."

"Perché, mi hai presa sul serio?"

Lui si difese. "Mica ti conosco, magari ti piacciono i poliziotti!"

S'incamminarono con naturalezza l'uno di fianco all'altra e continuarono a chiacchierare lungo il tragitto verso il ristorante che lui aveva scelto.

Davide le aprì la porta, fingendo affettatamente di atteggiarsi a gentleman, e risero insieme di quel gesto, che in realtà Zoe trovò carino. Come tutto il resto: dagli occhi azzurri di lui al suo sorriso sfrontato, dal suo modo di stare seduto alle domande che le poneva per informarsi sulla sua vita, sui suoi interessi, per conoscerla. Tutto in quel ragazzo era estremamente carino, quasi troppo per poter essere vero. Zoe, con i suoi banali occhi marroni e il suo imbarazzo nel parlare di sé, sentì di nuovo di non essere abbastanza. E di nuovo spuntò Giacomo.

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