Capitolo XIX
Zoe si svegliò con la sensazione si essere stata malmenata la sera precedente: aveva la testa che letteralmente le scoppiava, mal di stomaco e c'era la non troppo vaga possibilità che se si fosse alzata avrebbe vomitato direttamente sul pavimento della propria stanza. Ah no, non era stata picchiata, si era ubriacata.
Complimenti Zoe, si disse mentalmente. Bella sbronza, davvero.
Si voltò dall'altra parte, scombussolata, e si accorse che il letto era stranamente vuoto. Perché non avrebbe dovuto esserlo? C'era qualcosa che le sfuggiva...
Improvvisamente il suo cervello si accese, uscì dalla fase di dormiveglia e le parò davanti a tradimento una serie di immagini della sera precedente che la costrinsero a spalancare gli occhi ed alzarsi di colpo, mettendosi seduta sul letto.
"Cazzo!" esclamò col cuore che le andava a mille.
"Buongiorno anche a te, principessina."
Zoe si girò verso il luogo dal quale proveniva la voce: Giacomo la guardava con un mezzo sorriso sulle labbra, seduto sulla sedia della sua scrivania.
Giacomo che ieri sera mi ha... è stato a un passo dal...
"Oddio!" le uscì, mentre i fotogrammi di ciò che era successo le passavano nuovamente dietro gli occhi, impedendo così al cuore di rallentare: avanti così e le sarebbe venuto un infarto nel giro di pochi minuti.
Giacomo rise e finalmente, in quella risata un po' tirata, le sembrò più nervoso di quello che voleva dare a vedere, teso, quasi spaventato. Perlomeno era umano anche lui.
"La mattina post sbronza di solito hai anche apparizioni mistiche? O ti stavi riferendo a me? Perché non hai motivo di chiamarmi in quel modo, cioè, non ho ancora fatto niente."
Zoe fece una smorfia, massaggiandosi inutilmente la testa.
"Riesci a fare lo spiritoso anche ora, eh?" Bloccò sul nascere una sua eventuale risposta e continuò. "Da quant'è che sei lì a fissarmi tipo stalker, invece? Sei inquietante."
"Che scema. In realtà mi sono alzato solo mezz'ora fa, ho fatto anche il caffè. Ce n'è ancora, se vuoi te lo scaldo."
"Mpfh. Non so se ce la faccio," mugugnò lei tornando a stendersi e accartocciandosi su se stessa.
"Se mangi qualcosa poi magari puoi prendere un'aspirina per il mal di testa."
"Messa così, la cosa è già più allettante."
Giacomo sospirò. "So vendermi bene, di solito."
Calò un silenzio di qualche secondo su di loro. Zoe ebbe l'impressione che Giacomo desse per scontato che lei avrebbe rinnegato tutto ciò che era successo la sera prima. Si sbagliava. Non sapeva ancora bene come reagire, ma era sicura che stavolta non avrebbe semplicemente potuto far finta di niente. C'era troppo in ballo.
Fu lui il primo a rompere l'atmosfera tesa, alzandosi e sfoggiando un nuovo sorriso.
"Vado a prenderti il caffè, dai."
"No, sei pazzo! Posso fare da sola, tranquillo."
Vedendo come si era messa in piedi in fretta per poi oscillare malamente e appoggiarsi al comodino, Giacomo scoppiò finalmente in una risata sincera.
"Vado io. Tu fai un salto il bagno che mi sa che hai bisogno..."
La ragazza fece una smorfia desolata. "Cavolo, sì. Cado a pezzi, vero?"
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Take some patience
RomanceCi sono incontri che, per quanto casuali e assurdi, un po' la vita te la cambiano. Zoe è una ragazza tutto sommato pragmatica: non crede nel fato, nel destino, nella predestinazione, e tutto il resto. Pensa che le cose che le succedono siano perlo...