Capitolo X

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Capitolo X




A volte recuperare un rapporto è più difficile che cominciarlo dall'inizio. Bisogna riacquistare la fiducia nell'altro, perdonare i suoi errori, riavvicinarsi a lui con calma, passare sopra ai suoi difetti che però, ormai, conosciamo bene.

Zoe pensava che funzionasse così anche con Giacomo, ma non aveva calcolato che con lui non c'era mai niente di ordinario. Se ne sarebbe accorta col tempo, pian piano, che era molto difficile restare arrabbiati con una persona come Giacomo Pioggia, anche per lei, che generalmente preferiva discutere e chiarire piuttosto che far finta di nulla. Ma no, invece lui arrivava, sorrideva con quell'aria da impunito, e Zoe non poteva fare altro che adeguarsi, perché a tirare fuori argomenti tanto vecchi le pareva solo di fare la stronza della situazione.

Andò così anche quella volta. Lei lo aspettava in stazione, pensierosa, cercando di decidere come doveva comportarsi quando l'avrebbe visto, ma quando lui arrivò, con quel sorriso solare e l'aria felice, fu travolta. Travolta in parte dal sentimento d'affetto che aveva dimenticato di provare così forte nei suoi confronti, in parte proprio da Giacomo, fisicamente.

"Zooe!" Lanciò il borsone per terra e l'abbracciò stretta. "Dio, che bello rivederti, ragazzina!" constatò sincero prima di lasciarle un bacio a schiocco sulla guancia.

Zoe capì in quel momento il significato della frase "un fulmine a ciel sereno". Lui era così: inaspettato anche quando lo si stava aspettando, improvviso e forte come un terremoto e smagliante tanto da riuscire a illuminare l'ambiente circostante solo con la sua chiassosa apparizione. Vista sotto questa luce la scenata che le aveva fatto quella sera d'agosto a casa di Niccolò sarebbe dovuta apparire ancora più anomala, dato che Giacomo di solito si comportava all'opposto di così, ma Zoe in quell'istante non ci pensò nemmeno, risucchiata com'era dalle attenzioni del ragazzo.

"Oh, ma mi porti davvero a casa tua, allora?"

"Certo che no! Ti avevo detto di prenotare un hotel. Se non l'hai fatto mi toccherà metterti a dormire di nascosto nello sgabuzzino."

"Dai, scema. Dimmi invece come sono i tuoi genitori. Tua madre?" chiese lui mentre la seguiva alla macchina.

"È troppo vecchia per te, e comunque è sposata con mio padre. Quindi, mi dispiace, ma non puoi provarci con lei."

"Ehilà! Noto che in questo periodo l'ironia non ti ha abbandonata!" commentò sedendosi al posto del passeggero e scoccandole un altro bacio sulla guancia che le fece roteare gli occhi al cielo. "Mi mancavi, ragazzina."

"Tu per niente."

"Sì, certo." Ovviamente Giacomo non le credette neanche per un secondo. "Allora, i tuoi?"

"I miei cosa?"

"Genitori."

"Ma che è sta fissazione per i miei genitori?"

Giacomo sorrise. "Voglio fare bella figura."

"Sì, vabbè, tu piaci a tutti, figurati che problemi."

"Piaccio anche a te, quindi!"

Zoe gli lanciò un'occhiata storta mentre guidava, evitando di rispondere.

"In effetti un paio di cose sulla mia famiglia è meglio che te le anticipi, per prepararti. Sennò ci prendi tutti per pazzi, mi sa."



Quando arrivarono davanti alla porta di casa Molinari-Grassi, Zoe stava ancora dando le ultime informazioni e raccomandazioni al povero Giacomo. Gli aveva spiegato che a casa sua non c'era una stanza degli ospiti e che quindi quella sera avrebbero dormito insieme nella stanza sua e di Viola, che era stata sfrattata in camera di Ginevra; mentre il giorno successivo, siccome la minore delle sorella avrebbe dormito da un'amica in occasione di una festa, Giacomo avrebbe avuto la stanza tutta per sé. Gli aveva raccontato a grandi linee gli equilibri familiari e, in particolare, l'aveva messo in guardia da Viola. L'aveva messo molto in guardia da Viola.

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