Capitolo II
"Tu sei completamente suonata. Non c'è altra spiegazione," disse di nuovo la ragazza bionda in piedi di fronte a Zoe. Sua sorella, per la precisione.
La solfa era la stessa da circa mezz'ora, tutto perché Zoe le aveva raccontato a grandi linee ciò che le era capitato nel treno per tornare a casa. Non l'avesse mai fatto! Ora lei era comodamente seduta sul divano a sbocconcellare dei biscotti e Viola, sua sorella minore, più piccola di lei di due anni scarsi, camminava in preda all'agitazione più assoluta avanti e indietro per il salotto. Tutto ciò perché lei, povera pazza psicopatica affetta da una grave carenza di neuroni e del tutto incapace di formulare un pensiero intelligente in autonomia, – questo secondo Viola, ovviamente – si era permessa di prendere l'iniziativa e aveva osato rifiutarsi – si era rifiutata! – di dare il numero di telefono a Giacomo Pioggia, voce e chitarra dei Jam Session, ovvero il gruppo preferito della sua povera innocente sorella. Questo riassumendo la
Zoe sospirò. "Ma cosa ho fatto di così tragico? Non lascio mai il mio numero a gente sconosciuta."
"Gente sconosciuta?" Viola sembrava fuori di sé. "Gente sconosciuta? Tu sei pazza."
"Questo l'hai già detto un centinaio di volte. Continua pure, però, se vuoi."
In fondo, Zoe si divertiva troppo a prenderla in giro.
"Giacomo Pioggia non è gente sconosciuta. Cavolo, Zoe, anche tu ascolti i Jam, ti piacciono!"
"È vero, e allora? Un conto è ascoltare la loro musica, un conto è pensare di conoscere loro come persone, come ragazzi. E in quest'ultimo caso mi sono sconosciuti, come chiunque altro. Quello che ho incontrato sul treno è solo un ragazzo di Lecce poco più grande di me, carino, ma non il mio tipo, simpatico, certo, ma non per questo l'amore della mia vita. Che dovevo fare, saltargli addosso solo perché mi piace come canta?" cercò di spiegare il suo punto di vista la ragazza. Ma, a giudicare dall'espressione tra il rassegnato e il furioso di sua sorella, la sua analisi ottenne ben poco successo.
"Beh, forse sì, avresti dovuto saltargli addosso. Ma non è questo il punto, razza di traditrice! Lui ti ha chiesto il numero e tu gliel'hai rifiutato. Potevi dargli il mio se proprio avevi voglia di fare la schizzinosa!" sbraitò ancora Viola.
"Vi. Vi. Calmati ora. Segui il mio ragionamento, ok? A te non piace neanche quel Giacomo. A te piace l'altro chitarrista, Niccolò, no? Non serve che tu ti faccia venire un infarto per una cosa del genere."
Probabilmente Zoe stava per vedere la morte, ma in quel momento dalla cucina arrivò Ginevra, la maggiore delle tre sorelle Molinari, che aveva seguito tutta la conversazione fin dall'inizio ma che si era da poco assentata per andare a procurarsi da bere, tornando giusto in tempo per intervenire nel momento più nero. O meglio, per essere chiamata a intervenire.
"Giusto, sorellona?" la interpellò infatti Zoe, convinta di essere nella ragione.
"Bah, insomma..." cominciò Ginevra guadagnandosi un'occhiata assassina da parte di Zoe, che non ne voleva sapere di vedersi crocifiggere ulteriormente. "Cioè, Zò, sapevi che nostra sorella qui ha qualche rotella fuori posto e che, quindi, avrebbe reagito in questo modo, potevi almeno dare a Giacomo il suo numero, così la facevi contenta."
Zoe si offese, incrociando le braccia al petto. "Aveva chiesto il mio numero! Il mio! Se gli davo il numero della Viola e poi lui mi faceva uno squillo lì sul momento, eh? Che figura pulciosa ci facevo io?"
STAI LEGGENDO
Take some patience
RomanceCi sono incontri che, per quanto casuali e assurdi, un po' la vita te la cambiano. Zoe è una ragazza tutto sommato pragmatica: non crede nel fato, nel destino, nella predestinazione, e tutto il resto. Pensa che le cose che le succedono siano perlo...