Capitolo 12.

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Aveline si stringeva la caviglia. Provò ad alzarsi ma senza successo. La guardia le avvicinò la spada alla gola e io non potei far altro che osservare con orrore quella scena aspettandomi il peggio. La guardia allungò il braccio preparandosi a colpire e io, immobile e impotente, chiusi gli occhi. Nel frattempo mi chiedevo che cosa ne sarebbe stato della nostra missione e ragionando arrivai alla conclusione che non sapevo neanche che cosa ci facevamo li...che cosa dobbiamo fare? Aprii gli occhi di botto dopo che un rumore secco risuonò in tutto il villaggio svegliandolo. Guardai in basso e vidi un fiume di sangue allargarsi lungo la strada e mano a mano diventare così scuro da sembrare nero. Sentii le lacrime salire velocemente  e un groppo alla gola, non potevo crederci. Guardavo il sangue incorniciare il corpo a terra e io stavo per farmi prendere dal panico. Almeno prima di capire che il sangue non era di Aveline. Infatti l'esile corpo che stava a terra con gli occhi spenti e lo sguardo dolorante era della guardia. Mi voltai verso il ragazzo che teneva una pistola salda tra le mani e tutto si fece più chiaro.
Saltai  per raggiungerla seguito dal ragazzo. Sentii un formicolio percorrermi le gambe appena toccai terra. Mi avvicinai a lei  e  la aiutai ad alzarsi.

"Prendete tutti un arma dalla mia borsa, tra poco avremo visite"

Disse il ragazzo. Presi due armi e sua di queste la passai ad Aveline, una pistola per l'esattezza, mentre il ragazzo le legava qualcosa alla caviglia per aiutarla a camminare anche da sola per un po'. Dall'angolo in fondo alla via spuntarono una trentina di guardie che appena ci videro iniziarono a correre verso la nostra parte con fiaccole e spade salde tra le mani. Aveline caricò la sua pistola e io provai a caricare la mia, ma non avevo idea di come si facesse. Aveline me la strappò dalle mani e mi diede la sua, mi sentii un idiota guardando con quanta facilità la caricò lei. Il ragazzo prese Aveline sulla schiena per essere più veloci e subito iniziammo a correre. La caverna era dalla parte opposta del villaggio ma si avvicinava molto velocemente. Qualcuno scoccò una freccia che mi passò a pochi centimetri dalla testa conficcandosi nella roccia di fronte a me. Sbarrai gli occhi ma non mi bloccai. Il rumore della pistola risuanava nelle orecchie seguito la dal tonfo che facevano i corpi degli esserini cadendo a terra.

"NOAH, QUELLA COSA CHE TIENI IN MANO NON É UN SOPRAMMOBILE, É UNA PISTOLA, USALA PER FAVORE!"

mi urlò contro Aveline mentre ricaricava la sua. Io girai l'angolo ed essendo un po' lontano dalle guardie provai a sparare qualche colpo. Mi affacciati,presi la mira e sparai  ma per il rinculo persi l'equilibrio e caddi a terra. Le orecchie mi fischiavano ma mi  rialziai subito e ripresi a correre. Eravamo quasi arrivati alla caverna e le guardie si erano dimezzate. Mi voltai e sparai un altro colpo alla ceca prendendo il piede di un omino.

"Quanto sei sculato"

Commentò il ragazzo.
Mi voltai e continuai a correre. Ormai pochi metri mi dividevano dalla caverna e sentivo il sangue ribollire nelle vene. Entrammo mentre Aveline continuava a sparare. In quel momento realizzai di essere inutile e un peso in questa situaziine. Passai sotto il getto d'acqua della cascata e subito cercai un posto dove poterci nascondere. Notai un piccolo spazio sotto un albero e andai in quella direzione seguito dal ragazzo e Aveline. Nascosti restammo in silenzio mentre le guardie ci cercavano ovunque. Ci guardammo tra noi ascoltando i passi  degli omini. Sentii il cuore uscirmi dal petto mentre  i passi di un omino si facevano sempre più vicini fino a fermarsi sulle nostre teste. Aveline continuava a tenere stretta la pistola. Passarono pochi secondi e i passi si allontanarono. Restammo li un'altra mezzora in silenzio, solo quando eravamo sicurissimo che non c'era nessuno uscimmo da quel buco. Ormai il sole era sorto e noi ci guardammo intorno. Nessuno aveva il coraggio di parlare, ma io volevo allontanarmi da li il prima possibile.

"Meglio allontanarsi"

Dissi quindi. Aveline annuì. Il ragazzo si guardie in torno poi allungò il dito dietro di noi.

"Avviciniamoci al fiume e riposiamoci un po' dopo di che imbocchiamo la via per il mercato"

Disse.Mi caricai aveline sulla schiena e iniziammo a camminare. Sentivo sulla mia pelle ancora quella sensazione orribile.

Non volevo più essere un peso.

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