Capitolo 3.

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Arrivammo a casa e io andai subito nella mia stanza. Poggiai esausto lo zaino a terra e girai la chiave nella serratura. Mi buttai sul letto e iniziai a fissare il soffitto bianco. Più passavano i minuti più domande si facevano spazio nella mia mente,ma solo una mi tormentava

Che collegamento hanno Aveline e mamma?

Da come si sono comportate entrambe sicuramente non è un bel rapporto, potevo tagliare il disagio con la mano. Comunque allontanai quei pensieri dalla mia mente e mi addormentai. Venni svegliato dalle urla di mamma contro mio padre, in questo periodo litigavano spesso quindi all'inizio non ci feci molto caso. Controllai assonnato l'orario e vidi che erano le 23:00,avevo dormito praticamente tutto il giorno. La discussione iniziò piano a conquistare il mio interesse quando sentii gridare

"Mi avevi detto che non c'era pericolo. E invece ora si conoscono, Edward!"

Capii subito che stavano parlando di me e Aveline. Quindi aprii la porta della mia stanza e andai lentamente verso la fonte di quelle urla. Mio padre e mia madre erano in cucina con la porta socchiusa. La curiosità si faceva sempre più insopportabile quindi avvicinai l'occhio verso la porta per capire meglio la situazione. Mamma stava andando su e giù per la stanza e babbo era seduto con le mani fra i capelli.

"Dai calma"

Disse mio padre con voce tranquilla

"Non è detto che abbia scoperto qualcosa"

Mia madre iniziò a mangiarsi le unghie, lo faceva solo quando la questione era veramente importante. Poi fece un bel respiro e si voltò da mio padre con aria preoccupata

"La situazione è delicata Edward e lo sai più di me. Secondo te è riuscito a leggere il taccuino?"

Disse. Mio padre scosse la tesa e poi disse

"Non lo so... Ma ora è meglio andare a dormire"

Poi si alzò. Corsi velocemente verso camera mia sperando che non mi abbiano visto. Entrai in camera e tirai un sospiro di sollievo. Mi ricordai subito delle parole di mamma e l'ennesima domanda inizio a martellarmi in testa

Cosa centra il taccuino?

Le domande nella mia mente si fecero sempre più disordinate. Io dovevo sapere cosa stava succedendo e avrei indagato finché non l'avessi scoperto. Decisi che il giorno seguente avrei chiesto spiegazioni ad Aveline su la scenata di oggi e su il taccuino. Mi coricai sul letto fissai la finestra poi mi addormentai.

Bi-bi. Bi-bi.

Sentii la sveglia suonare e feci un verso di disgusto. Allungai la mano e spensi l'odioso marchingegno che da anni interrompeva il mio sonno. Mi sedetti sul letto e mi strofinai gli occhi. Il letto caldo era così invitante e volevo dormire ancora, ma mi alzai assonnato e andai verso l'armadio dove presi dei vestiti a caso. Trascinai i piedi fino al bagno, mi tolsi i pigiama e entrai nella doccia sperando che l'acqua mi avrebbe iniziato a svegliarmi. Uscii dalla doccia, mi asciugai infretta e poi mi infilai nei vestiti. Non feci colazione, presi subito lo zaino e mi avvicinai alla fermata del tram sperando di non dover aspettare troppo. Fortunatamente, dieci minuti dopo arrivò il tram. Mi sedetti nel primo posto che trovai e infilai le cuffie. Guardai fuori per tutto il viaggio. Scesi dal tram e mi trovai davanti ad una marea di ragazzi. Cercai tra tutti i ragazzi quei capelli viola. Ma non riuscivo a trovarli. Decidi di cambiare luogo e mi avvicinai all'entrata. E quel punto riuscii a vederla.

"Aveline!"

Gridai. Lei mi vide e iniziò ad allontanarsi. La seguii fin dentro la scuola facendomi spazio tra i ragazzi. Finalmente la raggiunsi e le presi il polso. Lei cercò di liberarsi ma io l'attaccai al muro bloccandole anche l'altro polso.

"Lasciami andare Egwart"

Mi disse con aria di sufficienza

"Spiegami come conosci mia madre"

Dissi con sicurezza.

"Sono storie da grandi queste Noah. Dai retta a mammina, stai lontano da me"

Si liberò e se ne andò. Non le parlai per tutta la giornata,anzi, non parlai con nessuno finché non arrivai a casa. Durante il pranzo non mangiai nulla giocherellavo solo con il cibo che stava sul mio piatto mentre mamma mi guardava preoccupata. Il pomeriggio passò in fretta e la sera ero solo a casa perché mamma aveva una cena e papà la doveva accompagnare. Decisi di passare quelle ore per capirne di più su quello che stava succedendo. Cercai nei cassetti, tra i libri, tra i quaderni vecchi nella stanza dei miei, ma non trovai nulla. Decisi dunque si controllare in soffitta. Era buia e polverosa. Si riusciva a vedere qualcosa solo grazie alla luce della luna che entrava da una piccola finestra in fondo alla stanza. Iniziai a cercare in alcuni scatoloni. Uno in particolare attirò la mia attenzione. Era un grande scatolone con un nome scritto sopra

Gabriel. Io sapevo chi era. I miei genitori prima di me avevano un'altro figlio  che venne tragicamente a mancare in un incidente. Incuriosito aprii lo scatolone. All'interno c'era di tutto: vestiti, giocattoli, quaderni e...un taccuino. Era uguale a quello di Aveline. Lo presi e mi avvicinai alla finestra per riuscire a vedere meglio. Era un piccolo taccuino con la copertina nera. Le pagine erano ingiallite dal tempo ma si potevano leggere comunque. Nella prima pagina c'era scritto "proprietà di Gabriel Egwart e Haila Wiltson". "Haila?!" dissi a bassa voce. Non sapevo che Aveline avesse una sorella. Girai la pagina e continuai a leggere

"Primo reperto
Karthasia..."

KarthasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora