Capitolo 20.

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Mi accasciai al pavimento e come appoggiai la mia schiena a terra feci per urlare, ma non ci riuscii. Mi guardai intorno, quel poco che vedevo era sfocato e tremolante. Strizzai gli occhi e provai ad ascoltare quello che stava attorno a me. Tutto era ovatto ma riuscii a distinguere la voce di Av. Lei urlava e si disperava. Sentii un nodo allo stomaco

"Io l'ho ridotta così"

Pensai

"Se solo non mi fossi distratto."

Riaprii gli occhi e misi a fuoco. Mi voltai verso gli altri e vidi Aveline che si dimenava istericamente cercando ti togliere la scheggia da Claud mentre Cècile la teneva ferma. Solo allora notai quanto il suo viso assomigliasse a quello di sua sorella. Entrambe erano eleganti e leggere. Mi domandai come una donna così delicata come Haila potesse essere un tale mostro. Mi ricordai tutto quello che era successo passo dopo passo. Dal cavaliere che atterrò accanto a noi alla sensazione di vuoto quando mancò il terreno sotto le ruote. Capii che non mi dovevo sentire in colpa, perché la colpa non era mia...ma di Haila!

"D-dobbiamo andarcene da qui"

Balbettai, ma nessuno mi sentì. Mi alzai con un verso che aveva ben poco di umano.

"Dobbiamo andarcene da qui"

Ripetei mentre, zoppicante, mi avvicinavo a loro.Aveline sobbalzo e Cècile iniziò a guardarmi di sottecchi.

"Aveline ragiona un attimo"

Dissi

"Tutti quanti stiamo seguendo te senza sapere ne dove stiamo andando ne perché ti stiamo seguendo. Noi sappiamo che dobbiamo riportare a casa una ragazza, la stessa ragazza che poco fa ha ordinato ai suoi cavalieri di ucciderci."

Aveline mi ignorò

"Dobbiamo salvarlo"

Disse.

"Aveline mi stai ascoltando? Tua sorella è pazza!"

Subito mi pentii di quelle parole.
Aveline indurì lo sguardo e si avvicinò a me.

"Nessuno ti costringe a seguirmi, Noah...se vuoi andare vattene, ma solo io so come si torna sulla terra. E poi tu non sei capace di sopravvivere qui senza di me."

Disse. Mi si avvicinò all'orecchio e continuò.

"Tu hai bisogno di me haha."

Quelle parole mi fecero malissimo. Cècile mi stava guardando preoccupata

"Ora aiutami. Dobbiamo curarlo"

Finì Aveline allontanandosi da me. Mi chinai sopra Claud. Aveline si strofinava la fronte con le mani. Aveva il viso di una persona stanca e nervosa che voleva che tutto finisse la più presto. Scossi la testa e mi concentrati sulla gamba di Claud. La carne a brandelli intorno alla scheggia aveva un colore rossastro. Il sangue colava imbrattando i fili d'erba che incorniciavano la coscia. Afferrai la scheggia e provai a tirarla fuori ma era conficcata troppo in profondità. Ci riprovai ma niente da fare. Osservai meglio la ferita e ragionai

"Se togliessimo la scheggia morirebbe e se gliela lasciassimo morirebbe comunque, ma più lentamente"

Aveline mi guardava.

"Non possiamo fare nulla..."

Lei chiuse gli occhi e sospirò, poi allungò la mano verso Cècile

"Rossa...tu hai...un qualche potere utile...tu puoi salvarlo, vero?"

Cècile si morse il labbro e abbasso lo sguardo. Aveline rise

"Wow sei più inutile anche di Noah. Ahhaahha cazzo..."

Si accasciò continuando a ridere istericamente. Cècile mi guardo, aggrottò la fronte. Tutto aveva un non so che di surreale. In me c'era solo rabbia e frustrazione e non potei far altro che domandarmi cosa sarebbe successo se avessi dato retta a mia madre...cosa sarebbe successo se avessi lasciato perdere Aveline. La mia attenzione fu richiamata da una lucina che mi svolazzava poco distante dal mio viso. Alzai lo sguardo e ne vidi un'altra e un'altra ancora. Tutto intorno a me era ricoperto da quelle lucine.
Cècile aveva una mano sulla corteccia di un albero. I suoi occhi erano bianchi.

"C-Cècile..."

Dissi io mentre i respiro si faceva sempre più affannato. I suoi piedi si staccarono lentamente dal terreno e anche i suoi capelli iniziarono a levitare.
Aveline si allontanava terrorizzata. I suoi occhi incominciarono a illuminarsi di una luce verdastra. La situazione cominciava a farsi inquietante. Il cuore batteva più veloce nel mio petto e io pensavo che sarebbe schizzato fuori da un momento all'altro. Un enorme boato mi risuonò nelle orecchie. Mi abbassati spaventato e solo allora vidi un enorme buco a terra sotto Cècile.
Caddi e urlai così forte che quando smisi sentii la mia gola bruciare. Il pavimento sotto di me cominciò a tremare prima piano e poi più violentemente.

"Che cazzo succede!?"

Urlò Aveline.
Dal crepaccio uscì un piccolo esserino incappucciato. Il terreno si richiuse in un tonfo e Cècile cadde a terra priva di sensi. Io mi catapultati verso di lei.

"Cècile svegliati!"

Dissi io.

"Si risveglierà"

Disse l'essere incappucciato.

Le sue mani stringevano un bastone con un enorme pietra nera sopra.

"Cècile può diventare una maga molto potente se solo volesse"

L'essere di rivelo un uomo rugoso con dei piccoli piccoli occhi marroni. Sembrava conoscere bene Cécile e io ero curioso di sapere il perché. Con la sua voce rauca e tremante disse

"Ditemi quale è il problema."

"Claud"

Disse subito Aveline

"Abbiamo avuto un terribile incidente e lui..."

"È quello che sta rischiando di più"

Finii il piccolo uomo.

"Voi state bene?"

Ci chiese poi.

"Io sono atterrato sulla schiena che era già indebolita da alcune frustate che mi diedero giorni fa e so che Cécile è ferita, ma non dove"

Lui annuì mentre appoggiava delicatamente le sue mani sulla gamba di Claud. Lentamente tutto il sangue che c'era a terra si strasformò in edera nera che si arrampicò sulla scheggia facendola evaporare in una sottile nebbia che piano spariva nella fredda aria di quella notte. Quando tutta la nebbia fu dissolta della ferita non rimase più nulla eccetto che un piccolo filo dell'edera che poco prima prese il posto del sangue e che ormai era diventata parte integrante della sua pelle. Dopo di che tocco a Cècile. Lei era ancora priva di sensi. Le afferrò il braccio e anche in questo caso l'edera nera l'avvolse diventando parte integrante della sua pelle e curando la ferita. Quando si avvicinò a me mi fece togliere la maglietta per guardarmi meglio la schiena. Appoggiò le sue mani calde e mi accorsi che l'edera cominciava a correre quand'è sentii dei fili ghiacciati appoggiarsi su di me. Iniziai a sentire odore di zolfo misto ad erba tagliata. Sentii i nervi sciogliersi e la testa farsi leggera. Quella nebbia nera cominciava ad essere sempre più fitta davanti ai miei occhi accarezzandomi il viso. L'aria mi cullava e le gambe non riuscivano più a reggere il peso del mio corpo. Mi addormentai.



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