Capitolo 9

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Ho cambiato un paio di cose nel capitolo precedente, ma nulla di che! Comunque, se volete, andare a dare un'occhiata, non si sa mai👐 Una delle cose più importanti è che ADAM AMA DISEGNARE. Ricordatelo😏
In questo capitolo ci sono riferimenti al paese in cui stanno e ho fatto delle ricerche per assicurarmi che i posti fossero veri. Alcuni, ovviamente, sono inventati come è normale che sia ma alcuni nomi sono davvero veri🙈
Detto questo, byy❤

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Cause it's no too late, it's no too late
I, I see the hope in your heart
And sometimes you lose and sometimes
You're shooting broken arrows in the dark
But I, I see the hope in your heart.

Avicii - Broken Arrows

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《Cosa vuoi dire? Tu mi hai..》
《Si, ti ho liberato. Ma non sentirti tanto libero, Adam.》Marco, con entrambe le mani sul volante e lo sguardo assorto, scrollò le spalle, in un chiaro senso di diffidenza.《Voglio la stessa cosa che cercano loro. Solo, non ti torturerò come probabilmente avranno fatto.》
Adam si ritrovò, di nuovo, con quel senso di nausea e di smarrimento. Non si era mai sentito tanto vulnerabile.
Se fosse stato in forze, avrebbe potuto prendere Marco, lanciarlo fuori dalla macchina e guidare verso la salvezza. Ma non sapeva guidare, né sapeva dove sarebbe andato. Scacciò quel pensiero senza neanche prenderlo in considerazione.
Si appoggiò al vetro gelido dell'auto, chiudendo gli occhi e sperando che fosse tutto un incubo.
《Come conosci Aaida?》
Anche pronunciare il nome della sorella gli faceva male. Sapeva di doverla proteggere, e invece era finito imprigionato da una parte all'altra. Lui aveva bisogno di un supporto familiare, di qualcuno che conosceva quasi come se stesso, come ne aveva bisogno Aaida.
Marco rise; una risata amara, non conteneva felicità.《In realtà l'ho conosciuta grazie a te. Dovevo arrivare a te usando lei come mezzo, ma non ha voluto aiutarmi.》Scrollò di nuovo le spalle, e Adam iniziò a chiedersi se non fosse un tic, quello che aveva.
《Non ha voluto aiutarti? Cosa le hai chiesto?》
Adam incrociò le sue mani sperando di non far notare il tremore. Se la sorella avesse saputo delle spedizioni, l'avrebbe decapitato all'istante, e gli avrebbe detto di essere uno stupido. In fondo, Adam sapeva di esserlo.
《Le ho raccontato tutto, Maguy. Inutile che ti spaventi. Inoltre, credo che ti stia cercando anche lei con il suo amico.》
Amico?
Chi è l'amico?》
Era sempre stato geloso di Aaida, non la faceva avvicinare a nessuno. Aveva un senso di protezione enorme verso di lei.
Marco rise di gusto, una risata un po' più decente di quella precedente.
《Sei uguale a lei. Ti ho detto che ti sta cercando e tu mi domandi dell'amico? Incredibile..》
Adam stette zitto. Non voleva scherzare con lui, non ne aveva voglia e non sentiva il diritto di ridere con lui. Soprattutto se era la persona che cercava di tenerlo in ostaggio.
《Dove stiamo andando?》
《A casa mia.》
《Tua?》
《Si, Maguy. È abbastanza vicina dalla casa dove tua sorella ha passato questo mese.》

《Ale, ma quanto stai mangiando?》Chad guardava l'amico con una smorfia divertita. Nonostante Alessandro avesse perennemente fame, il fisico rimaneva asciutto e magro.
《Ho fame.》Si giustificò, masticando il panino.
《Me ne sono accort-》Chad si bloccò per un attimo, con gli occhi chiusi e l'espressione sbalordita.《Mi hai sputato il panino nell'occhio, cacchio!》
Continuarono a prendersi ad insulti per un tempo instabilito.
Aaida, invece, aveva deciso di prendere un'insalata. Non amava abbuffarsi, non era abituata ad avere davanti troppo cibo. Era concentrata su suo fratello, e una domanda le frullava in testa da giorni, la consumava.
Se, invece di essere sparito, si fosse fatto una vita senza di me?
《Aaida?》Alessandro la chiamò, ancora con la bocca piena.
Lei sollevò la testa dal suo piatto cercando di non scontrare lo sguardo di Alessandro.
《Parlami della tua vita in Africa.》
Quasi le andò la lattuga di traverso, a quelle parole. Non era facile parlare della terra da cui era lontana chilometri, dove era nata e dove aveva vissuto.
《Io..》
《Tranquilla, Aaida》La rassicurò Chad.《Siamo solo noi.》
Già. Solo noi.
Su, Aaida. Fatti coraggio.
《Sono nata in Marocco, e gran parte della mia vita l'ho vissuta in una casa piccola, con al massimo due stanze. Potevamo permetterci solo quello. Sono andata solo un anno a scuola, tanto per imparare un po' di inglese e le materie essenziali》Non sentiva più i due, era persa nel suo mondo di ricordi. Faceva male, ma le piaceva ricordare la presenza di tutta la sua famiglia, una volta felice. Era come se stesse raccontando a se stessa la storia della proprio vita.《Il cibo non lo compravamo, ma raccoglievamo ciò che seminavamo nei campi. Mia madre ci aiutava qualche volta, ma la maggior parte del tempo rimaneva a pulire la casa o a preparare il pranzo o la cena. Io, mio padre e Adam invece restavamo dalle undici in poi ai campi. Mio fratello rendeva tutto un po' più bello, divertente. Un giorno era caduto mentre raccoglieva le mele dall'albero ed era sparito dentro un cespuglio》Rise, con gli occhi fissi verso il tavolo, un punto indefinito. I due non fiatavano e la guardavano. Lei arrossì leggermente.《Comunque, ciò che mangiavamo era poco. Ero uno scheletro, prima di arrivare qui. Kia mi ha imbottito un po', anche se non ho mai caputo..
Chad rise e la interruppe.《Capito, Aaida. Si dice capito.
Lei sorrise, nostalgica.《Comunque, non ho mai capito come e perché lui fosse bello, con un fisico perfetto mentre io ero una stecca. Le giornate erano sempre monotone. Finché, un giorno, i miei non hanno deciso di svegliarmi nel bel mezzo della notte..》
Deglutì. Era la prima volta che parlava interamente della sua vita, e le parole non riusciva a trovarle facilmente. Era difficile. Era come sputare lame, al posto di parole.
《Non sapevo dove mi stessero portando, continuavo a fare domande
》Ricordò come Adam la prendeva in giro per la quantità di domande che uscivano dalla sua bocca. 《Quando siamo arrivati davanti all'acqua non ci capivo nulla comunque, anche perché ero ancora mezzo addormentata. I miei genitori, una volta che mi hanno spiegato tutto, sono scesi al piano di sotto dell'imbarcazione mentre io salivo su, con Adam.》
Si stava torturando le mani sudate, si toccava continuamente i capelli, e si rigirava mille volte l'anello al dito.
《Anche la, Adam ha reso tutto più normale. Sembrava tranquillo, ma è esploso quando abbiamo visto mamma..》
E guardò dentro. Nei suoi occhi. Vide il corpo della madre in mezzo ad altri cadaveri, pallidi e uguali tra loro. Vide il padre e i suoi occhi prima di morire, prima di abbandonare quel mondo crudele.
Alessandro se ne accorse e chiuse gli occhi.
《Vado in bagno, scusate.》Aaida si alzò e si rifugiò in un luogo chiuso, anche se poco pulito.
Lì scoppiò.
Portò le ginocchia al petto e circondò le gambe con le braccia, permettendo di nascondere il viso bagnato. Era distrutta, completamente.
Si sentiva sola. Le uniche persone che l'amavano erano morte, per salvarla. Non avevano abbastanza soldi per mettere tutta la famiglia al piano superiore della barca. Non riusciva a vivere decentemente, non riusciva nemmeno a respirare a volte, a quel pensiero.
Voleva distruggere tutto, trovare un modo semplice per sistemare tutto. Un grande controsenso. Eppure, lo voleva.
Si tirò i capelli fino a farsi male, pensando che fosse colpa sua.
Non ho salvato mamma.
Diede un pugno al muro, tanto forte da farsi male alle nocche.
Non ho salvato papà.
Altro pugno, altra fitta che si espanse per tutto il braccio.
Non so dove sia Adam.
Altro pugno. Altro dolore.
Era partita con la convinzione di trovare Adam. Ma non sapeva da dove partire, da cosa iniziare. Dove poteva andare, per trovarlo? E Marco, l'aveva trovato?
Doveva trovarlo. Non avrebbe avuto senso vivere senza Adam. Non ne sopportava nemmeno l'idea.
Era un labirinto di domande, e non sapeva come uscirne. Avrebbe non voluto mettere piede in quel maledetto barcone.
Il pianto diventò isterico e le urla giunsero all'orecchio di Alessandro, andato al bancone della paninoteca per pagare il cibo.
Lasciò i soldi li, non preoccupandosi del resto o dello scontrino. Corse nel bagno delle donne, dove sentì con una fitta al cuore il pianto di Aaida.
《Ehi?》Aprì leggermente la porta, mentre lei lo guardava con spavento.
《Al..》
Al? Pensò Alessandro. Nessuno l'aveva mai chiamato così, ma gli piaceva. Gli piaceva il modo in cui l'accento di Aaida rendeva i discorsi più piacevoli da ascoltare e la voce più dolce.
《Sono qua.》Le si avvicinò, ma lei lo fulminò con lo sguardo.
《Non..》
《Aaida, cacchio, sono io! Non avere paura.》Era come dire di non piangere in una situazione del genere. Stava sprofondando, di nuovo, nel terrore. Nei suoi occhi.
《Tu mi ricordi loro! Non riesci a capirlo, stupido?》Urlò lei a sua volta. Lui non capiva perché era impossibile capire.
《Vaffanculo.》Sibilò Alessandro, ma non si mosse. Rimase seduto accanto a lei sul pavimento di quello stupido bagno, con il solo suono dei piccoli singhiozzi della ragazza accanto. Voleva stringerla a se come la mattina prima, ma non gli pareva il momento. Aaida si chiese perché non se ne fosse andato. Lo stava facendo esasperare.
《Perché sei qui?》Gli chiese, guardandolo. Era la prima volta che notava la bellezza di Alessandro. Aveva i capelli biondo cenere spettinati, i lineamenti del volto spigolosi e un accenno di barba. La pelle era pallida, chiara.
《Perché non me ne voglio andare, stupida. Inoltre, mi incuriosisci.》
Aaida rise.《Bene. Ti incuriosisco perché piango sempre e perché ti ho appena detto che mi terrorizzi?》
Lui le sorrise come non aveva mai fatto. Aveva un sorriso bello, splendente.
《Quando sei nato?》Gli chiese lei.
《Te ne esci così?》Inarcò un sopracciglio.《Il dodici Dicembre, comunque.》
《Mio fratello mi diceva sempre che non riuscivo a tenere la bocca chiusa un attimo. Sai, dovrai fartene l'abitudine, decelebrato.》
Lui ridacchiò, per poi alzarsi e porgerle la mano.《Andiamo. Sennò poi Chad pensa male.》
Lei prese la sua mano, che la sollevò come se pensasse due chili e uscirono dal bagno, insieme.

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