Capitolo 17

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Non voglio farmi trovare sull'uscio della porta di casa ad attenderlo come le principesse Disney fanno con i principi azzurri, perché noi siamo lontani anni luce da quello scenario.

Me ne torno in camera a sistemare le mie cose, cercando di dissimulare l'emozione che provo in questo momento.

Vorrei fargli credere che quello che sto facendo sia più importante di lui.
Sarà molto difficile perché sono un libro aperto e i miei pensieri in qualche modo vengono sempre allo scoperto.
O straparlo o comunque mi si legge in faccia.

Quando sento la porta di ingresso sbattere, mi blocco, inspiro profondamente e lascio uscire l'aria lentamente dai miei polmoni.

L'idea di noi due da soli in casa mia è talmente allettante che non riesco a trattenermi dal sorridere, così mi mordo il labbro inferiore per cacciare via questo ghigno inquietante; non voglio sembrare una pazza che ride da sola!

"Ehi"

Oh mio Dio! Eccolo.
Mi giro verso di lui senza interrompere la mia attività.
Lo spettacolo che mi si proietta davanti agli occhi è migliore delle fantasie più fervide.

Christian è sotto l'arco della porta della mia cameretta, la t-shirt bianca completamente bagnata aderisce al suo torace evidenziando il suo corpo perfetto decorato da tatuaggi, con una mano regge il casco.

Mi obbligo a staccare gli occhi dal suo corpo per non fare la figura della ninfomane, così alzo lo sguardo.

Non c'è niente da fare.

Di solito quando le persone normali si inzuppano durante un temporale hanno un aspetto orribile.

Lui invece sembra il modello di una pubblicità di profumi.

Il suo famoso ciuffo è completamente scompigliato e, invece di renderlo ridicolo, lo fa apparire ancora più sexy.

"Come facevi a sapere dove abito?" vado su un terreno neutrale per evitare di fantasticare ancora.

"Una volta ho chiesto un passaggio a mio padre e lui è passato a prendere tua madre prima di portarmi a destinazione. Non sono uno stalker, non temere" afferma lui.

"Figurati era solo curiosità. Ehm fuori diluvia, che ci facevi in giro con la moto?".

"Sei veramente curiosa, che ti importa?" risponde rude.

"Razza di maleducato. Ti sto ospitando in casa mia, il minimo che potresti fare sarebbe essere gentile. Anzi sai che ti dico? Tornatene da dove sei venuto " gli intimo indicando l'uscita alle sue spalle.

Ma lui non se ne va.
Resta qualche secondo a fissarmi sorridendo. Poi poggia il casco sulla scrivania e si sfila la maglia.

Scuoto la testa aggrottando le sopracciglia, incredula.

"Scusami, quale parte della mia frase non hai capito?" vorrei risultare infuriata, ma il suo modo di fare spavaldo mi diverte troppo e non riesco a rimanere seria.

Per l'ennesima volta ci ritroviamo a ridere insieme.

"Dai, vai a farti una doccia prima che ti prenda un accidente." lo invito.

"Non ti preoccupare, mi basta asciugarmi un po' con l'asciugacapelli."

"Ma sei pazzo? Sei completamente fradicio, con il phon ci metteresti un'eternità! Facciamo così, mentre tu ti lavi io ti metto i vestiti nell'asciugatrice. D'accordo?" propongo.

"Sarebbe perfetto" dice lui.

Mi avvicino e con una mano gli sposto i capelli all'indietro.
Morivo dalla voglia di farlo e mi godo la sensazione dei capelli umidi  fra le dita.

C+C. Truly. Madly. Deeply.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora