cap7: Verità.

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Quel pomeriggio Sana si recò di nuovo al teatro e di ritorno, vide Samuel sulla stessa panchina, questa volta, però, non stava mangiando nulla, stava solo fissando il fiume
e sembrava che stesse aspettando qualcuno.

Decise di non avvicinarglisi.

Si rese conto che in quei giorni era stata fin troppo pressante con lui.

Alla fine non erano neanche amici...
E si salutavano a stento quando si incrociavano in classe.
Quale diritto aveva di intromettersi così tanto nella sua vita?

Così decise di proseguire diritto e di non disturbarlo,
non dopo tutti quei giorni in cui era stata così invadente con lui.

《Sai quando ...》
Ad un tratto udì la sua voce.

《Quando te ne sei andata da casa mia piangendo, mi sono sentito tremendamente in colpa!》le disse a voce bassa.

Poi smise di fissare il fiume ed incrociò lo sguardo di lei.

Le fece cenno di sederglisi accanto.

《Ho capito che avevo riversato su di te tutta la mia rabbia repressa, sarei voluto venire a casa tua, dopo, ma non ce l'ho fatta!》

Sana iniziò a farfugliare qualcosa ma lui la stoppò.

《Ho diciassette anni, e sono un asociale, lo ammetto, faccio fatica a fidarmi delle persone. Ho paura che dopo che gli apro il mio cuore loro mi abbandonino e questa paura ce l'ho... 》le disse.

Poi si fermò e prese un respiro più forte.

《Da quando mia madre un giorno di metà novembre decise che non era più tempo per restare con me...un brutto male me l'ha portata via ed all'epoca ero solo un bambino, avevo solo sette anni.》
le disse, abbassando lo sguardo.

Sana rimase in silenzio,
i suoi occhi iniziarono ad inondarsi di lacrime che lei provava, con tutta la sua forza, a tenere dentro.

《Lei era tutto per me, io vivevo di lei.
Mi accompagnava a scuola, mi portava a calcio, mi cucinava a pranzo e a cena.》
Si fermò un attimo per riprendere fiato.

《Mi comprava i quaderni dei miei cartoni preferiti,
mi faceva andare a scuola con i vestiti più belli,
mi dava la buona notte prima che mi addormentassi.
Poi un bel giorno ...BUM...
mio padre mi venne a prendere a scuola e mi disse che mia mamma era partita per un lungo viaggio e che non sarebbe più tornata a casa.》

Sana, non l'aveva mai visto così fragile ed indifeso come allora,
tutto quel dolore che aveva provato in quegli anni ora gli si leggeva tutto in faccia.
Lo guardava e lo vedeva in difficoltà, aveva lo sguardo basso e con la mano destra si torturava il braccialetto di cuoio che aveva al polso sinistro.

Tutte quelle emozioni che le giravano sotto pelle divennero, d'un tratto, troppe e troppo forti, così dopo la prima lacrima, le scese una seconda e poi una terza e fu così che iniziò a piangere di fianco a lui, in silenzio.

Lui tirò un respiro un po' più forte e cercò di trovare la forza per continuare a parlare.

《Da allora con mio padre non è stato più come prima, lui si è buttato sul lavoro per superare il lutto ed io ancora ci penso...
e domani saranno dieci anni che lei non c'è più !》

Si girò verso Sana la vide impacciata nel cercare di asciugarsi con le mani le lacrime che ormai imperterrite le rigavano prepotentemente il viso.

Trovò, tuttavia, la forza di sorriderle.

Poi continuò.

《Ti chiederai perchè ti sto dicendo tutto questo?》le domandò.

Sana fece cenno di sì col capo.

《Perchè ho deciso di fidarmi di te!》le disse, puntando i suoi occhi in quelli di lei.

Il colore dell'acqua del fiume era sempre più scuro e rifletteva le luci dei lampioni del viale e della città, il sole, oramai, aveva lasciato spazio alla luna e
dalle loro spalle proveniva il rumore del caos, le voci dei passanti, i clacson delle auto,
le risa dei bambini che giocavano felici, nel parco adiacente.

Su quella panchina, però c'era solo silenzio.
Il silenzio di chi per la prima volta si mostra per quello che è, senza maschere o finzioni.

Quel ragazzo moro, con quel giubbino di pelle e quelle mani grandi era Samuel.
Sana, lo conosceva da una vita, ma solo allora lo conobbe per davvero.

Quella ragazza con i capelli raccolti in uno chignon disordinato, con quell'enorme felpa
e quegli occhi lucidi era Sana.

Non c'era più spazio per le urla, ormai, ora ciò che contava era che quel silenzio urlasse di cose mai dette prima.

I loro occhi si incrociarono e poi, d'un tratto, si sorrisero imbarazzati.

《Domani non verrò a scuola!》riprese Samuel.

《 ...ho intenzione di andare al cimitero, quindi non assillare Max, quel povero ragazzo lo stai tormentando, mi fa quasi pena !》le sorrise divertito dal ricordo delle telefonate esasperate fattogli dall'amico durante quei giorni.

Sana, ricambiò il sorriso, poi tornò seria e si asciugò le ultime lacrime con la manica della felpa.

《Senti...》iniziò lei.
《Dimmi.》le rispose.

《Non voglio sembrare invadente, quindi se lo sono me ne scuso in anticipo...
Domani, beh ,ecco...si....insomma..》

Non riusciva proprio a chiederglielo, quelle parole stentavano ad uscire dalla sua bocca.

《Vuoi venire con me, domani?》la interruppe Samuel, capendo ciò che lei tanto faticava a chiedergli.

Sana imbarazzata gli sorrise.

《Mi farebbe tanto piacere!》gli disse.

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