Andai in camera, presi il telefono e chiamai la mia dolce sorellina.
Bip... Bip... Bip...
"Sorellinaaaaaa!" Urlò.
Allontanai il telefono dall'orecchio, dato che mi aveva rotto un timpano.
"Non per dire, ma... SONO DIVENTATA SORDA!" Risposi dopo aver riavvicinato il telefono all'orecchio.
"Sorry" disse ridendo.
"Come stai?" Domandai.
"Benissimo, tu come stai?" Rispose.
"Bene, apparte il fatto che Marcello si è trasferito qua" risposi.
"Seria?!?" Domandò.
"Serissima" sospirai.
"E quanto rimarrà da te?" Domandò ancora.
"Tempo indefinito" risposi "non ne ho la più pallida idea, probabilmente nemmeno lui lo sa"
"E perché è venuto la?" Domandò con le sue infinite domande.
"Perché ha litigato con la madre e non sapeva dove altro andare" risposi.
"Sta cosa mi puzza" disse.
"Cioè?" Domandai.
"Sappiamo tutti com'è fatta Clara, e..."
"Si, ma ora è abbastanza grande da non fare più ste cazzate, non pensi?" La bloccai.
"Non si è mai troppo grandi per fare delle cazzate" rispose.
"Non lo so, Sam..." Dissi "non penso farebbe una cosa del genere..."
"Mia, fai solo attenzione, stiamo pur sempre parlando del figlio di Clara" disse.
"Farò attenzione" risposi.
"Ah... Quest'estate andate anche voi in Italia da Lory?" Domandò.
"Non lo so... Da quando mi sono trasferita qua a Sidney, non ci siamo più parlati..." Risposi con tristezza, e mi stesi sul letto.
"Dopo tutti questi anni, non vi siete mai chiamati?!?" Domandò.
"No... Cioè, io lo chiamavo quando era il suo compleanno, lui mi chiamava al mio compleanno e ci sentivamo a Natale, se tutto andava bene, ma rimanevamo al telefono nemmeno dieci minuti o perché dovevo tornare al lavoro o perché lui doveva andare al lavoro... Quindi non troviamo mai un po di tempo per parlare un po'..." Dissi.
"Si, so che lavora molto, anch'io quando lo chiamo parliamo per poco tempo... Ma nemmeno tu non scherzi, ogni volta che provo a chiamarti sei al lavoro, approposito... Oggi è venerdì, come mai non sei al lavoro?" Domandò.
"Perché ieri sera era il nostro anniversario e Simo ha chiesto a Loredana di sostituirmi oggi" risposi con un sorriso stampato in faccia ripensando alla notte precedente.
"CHE DIAMINE CI FANNO DELLE SIGARETTE NEL TUO ZAINO?!?" Sentii Simone urlare.
"Cos'è stato?" Domandò.
"Non lo so, vado a vedere" risposi.
"Okay, dopo richiamami e fammi sapere" disse.
"Okay, a dopo" dissi.
"A dopo" e chiuse la chiamata.
Posai il telefono sul letto, uscii dalla stanza e scesi al piano di sotto.
"COSA DIAVOLO VUOI SPIEGARMI?!?" Urlò di nuovo.Andai in cucina, da dove provenivano le urla, e mi ritrovai una scena che non era mai successa, Simone che urlava a Manuel, e Kim guardava la scena spaventata.
"Cosa sta succedendo?" Domandai.
"Chiedilo a tuo figlio." Rispose Simo, senza togliere lo sguardo da Manu.
"Manuel?" Domandai.
Mi guardò con uno sguardo strano, sembra... Paura?
Abbassò lo sguardo e sussurrò qualcosa di incomprensibile.
"Parla più forte" dissi.
Sospirò strofinandosi la faccia.
"...fumo..." Disse con la voce tremante.
"Cosa?!?" Domandai "penso di non aver sentito bene, puoi ripetere?" Feci un passo verso di lui, ma lui ne fece uno indietro.
"F-fumo..." Ripetè.
"Kim, vai in camera tua." Dissi a denti stretti.
"Ma..."
"Ho detto." Mi voltai verso di lei "vai in camera tua." Ripetei "non lo ripeto una terza volta."
Si alzò dalla sedia e se ne andò in camera sua.
Ritornai con lo sguardo su Manu "siediti" gli ordinai.
Si spostò e si sedette.
Mi voltai verso di lui e...