"Proviamo a cominciare dal principio, Jeff, ti va?" chiese l'uomo con il distintivo.
L'uomo però, non ricevette nessuna risposta, solo una fredda e cupa occhiata che non traspariva alcuna emozione.
"Nuova casa, nuovo quartiere, nuova vita. Questo è ciò che ti sei ritrovato davanti una volta giunto lì, fu anche il giorno precedente al nostro primo incontro, te lo ricordi Jeff? Ricordi chi eri un tempo?" disse l'uomo tentando nuovamente di far parlare il detenuto.
Ma ancora, nessuna risposta.
"Vediamo... l'accaduto è rimasto proprio come nel primo rapporto, anche dopo la testimonianza di Keith, questa parte della storia non è cambiata: un polso spezzato, un enorme livido sullo stomaco e un braccio pugnalato. Sappiamo che hai agito contro i bulli per difesa, ma è stato quello il momento in cui è successo, vero Jeffrey? È stato in quel momento che hai sentito qualcosa di... diverso?" continuò a raccontare l'uomo.
"O è successo per la prima volta durante la festa? Cos'è stato a spingerti a reagire? Gli insulti nei tuoi riguardi o... forse Randy e gli altri ti stavano sbeffeggiando per ciò che era successo a Liu?" chiese l'agente, liberandosi di un enorme peso.
La testa del prigioniero si mosse lentamente verso il detective, spostandosi inquietantemente di lato, in maniera tale da fissare negli occhi l'uomo di fronte a lui.
Era finalmente riuscito ad attirare la sua attenzione, essere riuscito a smuoverlo di quel poco per l'agente fu un gran traguardo.
"È per questo che mi odi, Jeff? È perché fui io a portare Liu lontano da te? E ad aver così causato quella discussione con i bulli? Non conterà più nulla dopo tutto questo tempo, non voglio giustificare quello che ho fatto, non dirò cose come "stavo solo facendo il mio lavoro" sapevo che Liu era innocente e ho preferito comunque procedere con l'arresto, se solo avessi saputo che ciò avrebbe causato tutto questo... beh mi sembra irrilevante dire che non lo rifarei." molte volte si era immaginato di confessare il suo errore, e mai come ora l'agente si sentiva così libero.
Le pupille di Jeff si rimpicciolirono per qualche secondo, in quel momento i suoi occhi sembravano essere completamente bianchi.
"Odio...? Non credo di conoscere più il significato di questa parola." rispose finalmente il killer.
"Non è per odio che hai ucciso Keith e tentato di uccidere me?" chiese l'uomo in divisa.
Il prigioniero tornò nuovamente al silenzio, limitandosi come al solito, a fissare.
"E poi venne quella notte, hai ucciso i tuoi genitori a sangue freddo, anche loro non li hai uccisi per odio?"
Nessuna risposta.
"E infine, hai ucciso anche tuo fratello, Liu." concluse l'agente.
"Liu..." disse il prigioniero, con un tono di voce pensieroso.
"Ti ricordi di Liu? Ricordi tuo fratello?"
Il volto sfigurato di Jeff si fece improvvisamente molto più serio.
"Liu non sta più soffrendo ora... lui dorme."
"Soffrendo? Non mi risulta che Liu avesse qualche tipo di malattia o soffrisse di depressione..."
"Vivere è una malattia." rispose prontamente Jeff quasi interrompendo l'agente.
"È così che la pensi Jeff? Pensi che vivere sia una malattia? È per questo che uccidi?"
"Non so cosa voglia dire uccidere, io mando semplicemente a dormire chi è troppo puro per vivere in questo mondo."
Il detective si ritrovò senza parole, nulla poteva prepararlo ad una risposta del genere.
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Jeff the Killer: The Ghost Circle
FanfictionQuesto non è un sequel ufficiale e non ha la presunzione di esserlo, è solo un enorme tributo e un fansequel scritto da una persona che pensa che il racconto originale potesse dare molto di più. Lo scopo della storia è quello di migliorare ancora di...