Sesto giorno - 7

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Entrambi avevano una copia delle chiavi. Ogni dipendente ce l'aveva, capitava spesso di dover fare degli straordinari.
Mike aprì il portone. Christine, ferma sul marciapiede, pareva indecisa. «Se è uno scherzo, come penso che sia, sappi che comunque me la sto facendo sotto.»
«A chi lo dici. Sei sempre in tempo, sai...»
Lei, sbuffando, lo precedette nell'atrio.
Accesero il computer ancora prima di sedersi. «Ora dobbiamo aspettare. Caffè?»
«C'è della posta, Mike.»
«Non mi pare una priorità. Il caffè, sì.»
Il tempo di tracannarlo, ed ecco l'omino che iniziava a stiracchiarsi sulla spiaggia a 256 colori del suo monitor.
«E quell'affare in mezzo all'oceano cosa sarebbe?» disse la sua segretaria.
«Squalo.»
«Sì, non intendevo la pinna. Guarda meglio. Ecco, prima era lontano, ora si sta avvicinando.»
Mike sentì i peli della schiena irrigidirsi. «Christine...»
«Eppure, non mi è nuovo...»
«Christine, prima hai detto che c'era della posta?»
Lei lo fissò. «Sì, e allora?»
«Allora oggi è domenica.»
Mike rigirò più volte il pacco tra le mani. C'era solo quello nel carrello, era indirizzato a lui. O il postino aveva attraversato i muri come i fantasmi, oppure possedeva una copia delle chiavi. Il pacco era piccolo, cubico, pesante. C'era una ricevuta, lesse il mittente: Quirksmode Inc.
Dall'altra parte dell'ufficio, Christine saltò in piedi indicando il computer. «Ne ero sicura» strillò, «avevo già visto quest'affare in una pubblicità!»
«Sì, è un rover per le spedizioni su Marte.»
Lei lo fissò senza capire.
«Scherzavo, è un robot da cucina. Appartiene alla vicina di mia madre.» Alzò le mani, le mostrò il pacco. «Vediamo se indovini anche cosa c'è qui dentro.»


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