Secondo giorno - 3

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Il salvaschermo era attivo da più di un'ora. Era rimasto così, nessuno l'aveva toccato. Sull'isolotto era riapprodata la cassa di legno e stavolta l'omino l'aveva aperta. Sulla sabbia giacevano: un seghetto, un martello di ferro e alcune stanghette grigio scuro che potevano rappresentare chiodi. Il naufrago stava tirando fuori qualcos'altro. Mike si avvicinò per guardare meglio, senza volere pigiò la tastiera.
«Porca e puttana» imprecò.
Ecco di nuovo il suo vecchio desktop, infestato di file e di cartelle.
«Ti riferisci a Vanessa, vero?»
Alzò la testa. In ufficio non c'era più nessuno. Solo Christine. Era in piedi davanti alla porta e lo guardava come se si fosse appena cacato nei pantaloni.
«Che ore sono?»
«Ci pensi tu a spegnere» disse lei, dopodiché si girò. Mike rimase a osservare il suo bel sedere che ondeggiava a destra e a sinistra, a destra e a sinistra, e spariva in fondo al corridoio.
«A proposito, Christine. Hai per caso visto il mio fermacarte?»
Lei alzò la mano, mostrandogli un dito medio lungo e affusolato, lo smalto rosso fuoco.

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