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Sesto giorno - 3

Arrivati a destinazione, la prima sorpresa che trovarono fu Vanessa.
Parlava coi Greedy, i suoi vicini, Mike si chiese cosa cazzo ci facesse lì. Poi si ricordò che non rispondeva alle sue chiamate da quasi due giorni.
Lei si girò, vide chi c'era in macchina con lui. La sua faccia iniziò ad accartocciarsi, assunse i toni di un pomodoro maturo. Marcio. Incancrenito.
Mike fissò Christine. «Non. Osare. Scendere.»
Si voltò appena in tempo per vedere Vanessa piombare contro il parabrezza. L'auto vibrava sotto i suoi colpi, lui corse fuori. Se avesse avuto un bengala lo avrebbe acceso per attirarla lontano, sbavava più del tirannosauro di Jurassic Park.
«Era di questo che volevi parlarmi, pezzo di merda?!»
«Vanessa...»
Anche la signora Greedy lo stava guardando. Più o meno come si guarda una chiazza di vomito che ristagna sul marciapiede. Il marito invece sembrava più interessato alla gonna di Vanessa, che nell'impeto si era strappata.
«E con te, schifosa zoccola, faccio i conti più tardi» ruggì il T-Rex, indicando Christine. Lei non si mosse.
Nell'aria risuonò un ceffone. Il signor Greedy si stava massaggiando la guancia. La moglie tornò verso Mike e disse: «Stamattina il suo amico era fuori che... pescava. In mutande». Prese il marito per il colletto e lo trascinò dentro casa. L'ipocrita, all'ultimo, riuscì comunque a voltarsi. «Vergogna» sussurrò.
Il vialetto d'ingresso era sporco di sabbia. Di sicuro non veniva dalla spiaggia, l'oceano era troppo lontano. E di laghi, da quelle parti, non ce n'erano. La porta di casa sua era aperta.
«Brutta testa di ca...»
«Vanessa.»
Lei vide l'espressione sul suo volto e si zittì all'istante.
Come la scia di un serpente, la sabbia correva verso la porta e spariva all'interno, tra le ombre.
Mike si pentì di aver sempre detestato le armi.