Due - Luke

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-Ci vediamo stasera da Mike.
Annuncio svogliatamente ad Ashton, rigirando fra le dita una sigaretta ancora spenta.
Mi incammino lentamente verso casa del mio migliore amico e percorro per l'ennesima volta quel viale che ormai penso conosca a memoria l'andatura della mia camminata.
È un movimento meccanico, non ho nemmeno bisogno di guardare quale strada sto prendendo, so che alla fine mi ritroverò a casa di Mike. È una cosa abituale. Per anni e anni ho trascinato di peso la cartella, dopo scuola, lungo quella strada, consapevole che anche quel giorno l'avrei rivista.
Peggy, la piccola di casa Clifford, tenera e dolce come un bignè al tabasco andato a male. Si, davvero troppo smielata per i miei gusti.
Un po' la copia più stronza del fratello, se vogliamo metterla su questo piano. Una Clifford in tutto e per tutto. Rigorosi capelli tinti, occhioni verdi e carnagione chiara, per non parlare della sua compatibilità con l'algebra e la fisica. Questione di famiglia.
Insomma, un perfetto soggetto da far irritare fino allo svenimento.
Senza rendermene conto, mi ritrovo fra i familiari edifici del complesso dei Clifford, così non perdo tempo a pigiare sul tasto accanto alla targhetta personalizzata "Qui giace il drago Shenron", gentilmente fatta incidere da Mike.
-Se sei Luke, entra pure.
Rido fra me e me al sentire la solita frase.
Faccio per aprire il portone, ma una voce attira la mia attenzione. Mi accorgo di una presenza alle mie spalle e mi volto incuriosito, prima di ritrovarmi davanti un ragazzo dall'aria vagamente familiare.
Mi fissa per qualche secondo, titubante, prima di provare a rivolgermi la parola.
-Chi cerchi?
Lo anticipo.
-Clifford.
-Troverai una targhetta col nome Clifford quando Peggy non sarà perennemente ciclata.
Scuoto la testa e con un cenno della testa gli intimo di entrare.
-Amico, non ti mangio. Sei un amico di Peggy?
A causa dell'abitudine, dimentico per qualche secondo di essere l'unico a chiamarla col suo stupendo secondo nome ispirato alla Disney. Michael da piccolo era un genio.
-Chris. Sei un amico di Chris?
Mi correggo. Annuisce, a disagio, ed arrossisce leggermente.
Ti prego dimmi che non è uno spasimante mezzo effeminato perché non ne reggerei un altro.
-Terzo piano.
Mi fiondo sulle scale, diretto al suddetto piano.
Non mi ci vuole molto per trovarmi faccia a faccia con Karen Clifford.
-Ciao, Luke. Michael è in camera sua.
Mi comunica lei, più sorridente del solito. Ricambio il saluto e mi dirigo verso la camera del mio migliore amico.
Mi guardo attorno, ma non c'è ombra di Peggy fino a quando un urlo isterico mi informa della sua presenza.
La trovo in camera sua, mentre butta per aria un libro ed affonda la testa nel cuscino, esasperata.
Non riesco a trattenere una risata nel vederla ridotta in quelle condizioni, probabilmente a causa di un imminente compito in classe e mi ritrovo ad osservarla disperarsi, appoggiato allo stipite della porta, in attesa che si accorga della mia presenza.
Beh, non che ci voglia molto. Sono pure sempre un Hemmings.
-Giornata storta?
Mi azzardo a chiedere.
Mi si avvicina cautamente, ancora stordita. Gli occhi stretti in due fessure, i capelli arruffati e i vestiti stropicciati. Niente di nuovo, a quanto pare.
-Ciao, Luke.
Ricevo semplicemente una pacca sulla spalla, prima che si diriga verso le scale.
-Ti vedo stanca, Peggy, non riesci a studiare?
La provoco. So per certo che tornerà indietro solo per guardarmi male e minacciarmi di morte, come succede ormai...si, in media tutti i giorni.
Infatti eccola qui, col suo sguardo assassino e il dito puntato contro il mio petto -beh, più o meno, data la notevole differenza d'altezza- pronta ad insultarmi in ogni lingua possibile. Un giorno mi porterò dietro Google Traduttore, me lo sento. Chi lo sa che invece di buttarmi addosso i peggiori insulti non mi ricordi quanto sono perfetto? Tutto è possibile, nella vita. Si, mi sembra una buona idea.
-Sta' zitto.
Resto un po' spiazzato, sentendola limitarsi a zittirmi, ma mi rendo conto solo adesso del campanello che suona.
Un ghigno si forma sulle mie labbra nel vedere la sua espressione irritata. Posso ritenermi soddisfatto.
Riprende a camminare verso il piano inferiore, provando ad aggiustarsi le ciocche azzurre, che sembrano non voler stare al loro posto.
Ci vuole solo qualche passo -non so come faccia a trovarsi già infondo alle scale-perché l'irrefrenabile voglia di vedermi ancora prenda possesso di lei.
Mi punta addosso i suoi occhi verdi, davvero troppo simili a quelli del fratello, e non perde tempo a ricordarmi per l'ennesima volta quanto le piaccia.
-Comunque sappi che ti odio anche oggi, Hemmings!
Sghignazzo quando mi mostra il medio e si volta in direzione cucina.
-Tanto lo so che non è vero!
Ribatto scherzosamente -o forse no, chi lo sa- mentre raggiungo il fondo del corridoio, dove il mio migliore amico mi aspetta con le braccia incrociate ed un'espressione divertita sul volto.
-La lascerai mai in pace?
Faccio finta di pensarci, entrando in camera sua e buttandomi sul suo letto con la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli.
-Nah.

Hate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora