Diciassette - Both

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•Luke•

Quella ragazza mi farà impazzire.
Come è possibile che sia così semplice e così bella nello stesso tempo? C'è un non so che in lei che mi attira al punto da rimanere incantato a fissarla per minuti interi senza rendermene conto. È come se mi avesse stregato.
Forse è il modo in cui si rigira fra le dita le ciocche colorate quando è nervosa, o come tende a diventare più aggressiva quando è in imbarazzo, o forse persino come il suo sguardo passivo risulti magnetico ai miei occhi...
-Hemmings, vuoi tenertelo o no il titolo di capitano?!
Le urla del coach mi risvegliano totalmente dai miei pensieri sulla sorella del mio migliore amico e realizzo solo in questo momento di essere davanti all'ultima azione della partita.
Lei non ha bisogno di un perdente.
Non posso dare altre soddisfazioni a Chase Barnes.
Lei non ha bisogno di essere il trofeo di qualcuno.
Non posso lasciare che l'ossessione di quello psicopatico lo porti a farle del male.
Lei mi sta guardando.
Non posso deluderla.
-Così si fa, Lucas, questo si che è il mio ragazzo!
Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo ad aver segnato il punto vincente, giusto poco prima di essere travolto dai miei compagni di squadra -non tutti- e dal coach, mentre un urlo generale si alza dagli spalti.
Il mio sguardo sorpassa quello dell'allenatore, della squadra, degli avversari, degli spettatori e persino di Ashton, raggiungendo in fretta un paio di occhi verdi, un sorriso caloroso ed un paio di gote arrossate.
Le mie labbra si aprono istintivamente in un sorriso smagliante e mi divincolo in fretta da tutta la gente che ho attorno, con l'unico intento di raggiungerla.

•Chris•

Sento le guance doloranti per il troppo sorridere, ma è la cosa meno importante, davanti all'espressione soddisfatta di Luke Hemmings.
Luke Hemmings che prontamente mi sta stritolando -ignorando totalmente di essere sudato e affaticato- in un abbraccio soffocante.
E la parte peggiore è che sono stata io ad avvinghiare le braccia al suo collo, come una reazione istintiva, poco dopo averlo visto segnare il punto decisivo.
-Sei stato grande!
Esulto non appena l'abbraccio si scioglie, prima che cali un imbarazzo non indifferente fra entrambi.
-Uhm...Vado a farmi una doccia e poi andiamo a casa..
Giurerei di averlo visto arrossire, ma non mi sento in vena di commentare, in quanto probabilmente sono io stessa ancora rossa come un peperone.
Improvvisamente l'incertezza si fa spazio sul suo viso e poco dopo mi ritrovo le sue labbra posate dolcemente sulla mia guancia e la sua mano sul fianco.
Si tratta solo di pochi secondi, eppure la pelle mi sembra andare a fuoco ed un formicolio si espande sotto il suo tocco.
È una sensazione strana me nel contempo quasi rilassante.
Mi perdo nei suoi occhi cristallini mentre si ritrae, non badando nemmeno alla voce di Ashton -che ci raggiunge in fretta per complimentarsi con Luke- e all'espressione ebete che quasi sicuramente ho stampata in faccia.
Dopo svariati minuti, il biondo si dirige verso gli spogliatoi, mentre Irwin ed io ci fermiamo nel cortile della scuola.
-Quindi stasera andrete davvero a cena?
-A quanto pare...
Sussurro, imbarazzata. È assurdo come in pochi giorni le cose siano cambiate tra me e quell'egocentrico rompipalle che forse poi tanto egocentrico e rompipalle non è.
-Ma la tregua è fino a domani sera, poi torneremo ad odiarci come al solito.
-Oh, si, certo...Io nel frattempo farò un film con Will Smith. Dai, Peggy, chi vuoi prendere in giro? C'è attrazione, è evidente. Molto evidente.
Sussulto, ripetendomi che è solo un'impressione, che le sensazioni che mi causa sono solo provocate dalla mia inesperienza, ma Ashton non demorde, riacquistando la mia attenzione.
-Non dovresti valutare solo il tuo punto di vista, Luke è pur sempre un ragazzo...
Guardo il riccio con confusione, ma come risposta non ricevo spiegazioni, bensì un saluto molto sbrigativo.
-Scusa per la festa.
Passati pochi secondi il posto del bandanaro viene occupato da una figura famigliare, che riconosco subito come Calum.
Ecco spiegata la fuga frettolosa di Irwin.
Le mie labbra si aprono in un piccolo sorriso e mi limito a scuotere la testa.
-La scenata fra te e la ragazza di tuo fratello è stata epica, in compenso.
Alzo gli occhi al cielo al pensiero di quella che dovrebbe essere la fidanzata di Mike, sforzandomi di imprimere nella mia memoria il ricordo della sua espressione incredula ed irritata.
-È stata una liberazione. Con Mike nei paraggi non ho mai avuto la possibilità di dirle cosa ne pensavo di lei, quindi ti ringrazio per avermi procurato questa soddisfazione.
Solo adesso noto quanto sia caldo e solare il sorriso di Calum. È un buon amico -migliore di quanto mi aspettassi, in realtà- e mi fa piacere che non abbia la brutta abitudine di giudicare, come la maggiorparte dei ragazzi. Soprattutto dopo avermi vista litigare con Hemmings per un pezzo di torta, disperarmi per la mia incompetenza in fisica, cantare come una cretina New Americana di Halsey nel tentativo di concentrarmi prima di ricevere il voto per la ricerca di biologia, ubriacarmi per la prima volta -sicuramente causa di cose altrettanto imbarazzanti che fortunatamente non ricordo- e svuotare un drink sulla ragazza di mio fratello dandole della troia.
Sono un disastro, ma almeno non è scappato a gambe levate dopo aver conosciuto me e la mia stramba famiglia.
Sento la sua mano posarsi sulla mia guancia e il mio sguardo sorpreso saetta verso di lui.
-Un ciglia...
Sorride, nasconde un leggero imbarazzo. Provo a ricambiare, ma la mia attenzione finisce su una presenza sovrastante al nostro fianco, alla quale non avevo fatto caso.
Quando Calum ritira la mano, subito un'altra gli afferra rudemente il polso.
Porto istintivamente lo sguardo verso l'alto ed il mio cuore perde un battito.
Il mio sguardo percorre un paio di skinny neri, una canotta dello stesso colore con la scritta "Nirvana" -un'ossessione anche degli altri due baldi giovani della gang- ed un borsone nero evidentemente consumato, per poi raggiungere il viso.
I capelli ancora umidi, spettinati sulla fronte, gli occhi di un celeste glaciale, la mascella serrata, le labbra strette in una linea sottile.
Il suo nome lascia le mie labbra come un flebile sussurro, ma non posso aggiungere altro, perché vengo interrotta dalla sua voce, ferma e profonda, quasi somigliante ad un ringhio.
-Dovremmo andare a casa, Christine.
Mai -e dico mai- nella vita, Luke Hemmings aveva pronunciato il mio nome per intero. Fino ad ora.

Hate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora