Venticinque - Chris

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-Oh, ma dai, stiamo insieme da meno di 6 ore e già mi dai buca per un altro?
-Noi due staremo insieme quando Perrie e Zayn torneranno felici e contenti come una volta. Mai.
Rivolgo un ghigno al ragazzo al mio fianco, mentre ci dirigiamo in mensa.
Non so cosa siamo precisamente dopo la discussione di stamattina e non so nemmeno perché io mi sia ritrovata nella sua macchina, ma fatto sta che non ho nessuna - e dico nessuna- intenzione di avere una relazione con lui.
Insomma, abbiamo passato la prima ora fumando una sigaretta e parlando delle cheerleader che si è fatto la scorsa estate!
-Se ti aspetti che io mi metta in ginocchio e ti chieda formalmente di uscire, scordatelo.
-Non ci avrei pensato nemmeno in un universo parallelo, Luke, rilassati.
Alzo gli occhi al cielo, infastidita. È davvero troppo insistente.
-Posso aiutarti io, sai benissimo che me la cavo in quelle materie!
Ribatte per l'ennesima volta, facendomi solo innervosire ancor di più. Certo che questo ragazzo proprio non vuole saperne di perdere, eh.
-Ho implorato Calum per tutta la settimana, non posso mica rimpiazzarlo all'ultimo!
-Ma stai rimpiazzando me!
-Vai a farti curare il tuo ego ferito da una delle galline di Stepha-Che cazzo sta succedendo?!
Sbotto improvvisamente, quando mi ritrovo davanti ad una scena assolutamente poco piacevole.
-Eh?
Luke sembra scendere dalle nuvole, così lo ignoro ed accelero il passo, ritrovandomi in pochi secondi a qualche passo di distanza dalla causa del mio repentino cambio d'umore.
-Oh, ma ciao, Chrissie. Anche tu vuoi goderti lo spettacolo?
Una smorfia di disgusto si fa spazio sul mio viso non appena la voce acuta e irritante di Stephanie Barnes raggiunge le mie orecchie. Ma non è la cosa peggiore, al momento.
Sento gli occhi pizzicare mentre, a forza di spintoni, attraverso il gruppo di ragazzi riuniti davanti alla mensa.
La prima cosa a colpirmi, è l'enorme chiazza rossa sulla maglia di Calum Hood, seguita dalla presenza di spaghetti fra i suoi capelli color pece e il suo sguardo apparentemente vuoto, impassibile.
Davanti a lui, Chase -chi altri se non lui- ride di gusto, scambiandosi il cinque con i suoi amici.
Il vassoio, che probabilmente era dello stesso Barnes, giace per terra, proprio dove è indirizzato lo sguardo di Calum. Credo non si sia nemmeno accorto del mio arrivo, ma la cosa non mi interessa. Le risatine e i commenti dei ragazzi attorno a noi risultano ovattati, come se fossero piccole mosche fastidiose. L'unica cosa che sento scorrermi nelle vene è rabbia, mista alla sofferenza del vedere Calum in questo stato.
Sento i richiami di Luke, dietro di me, le battute di Barnes e del suo gruppo, la voce stridula di sua sorella, ma ignoro tutto e tutti e cammino lentamente, fino ad arrivare difronte al moro. Ha la testa bassa, le labbra strette in una linea sottile, la mandibola contratta e le mani chiuse a pugno.
Non so il motivo di quest'umiliazione, ma forse non voglio nemmeno saperlo. Mi interessa solo portarlo via da questa sofferenza che non merita. Affatto.
Faccio un altro passo verso di lui e cingo il suo bacino con le braccia, come meglio posso. Lo sento tremare e, nonostante anche i miei vestiti si stiano sporcando, stringo maggiormente questa specie di abbraccio. Inizialmente resta immobile, non accenna a reagire, ma dopo pochi minuti riempiti solo dai mormorii degli altri, sento le sue mani posarsi con insicurezza sulla mia schiena.
Appoggio la testa sul suo petto, ascoltando il battito accelerato del suo cuore, ma resto in silenzio. Non voglio peggiorare la situazione con le parole sbagliate.
Riesco a scorgere tracce di profumo di cannella -che ho sempre amato-, mentre mi ritrovo a pensare a quanto sia caldo ed accogliente un abbraccio di Calum, anche in una situazione come questa.
-Andiamo via, Cal...
Sussurro, avvicinando le labbra al suo orecchio e facendo in modo di essere ascoltata solo da lui. Annuisce silenziosamente e, con timidezza, mi afferra dolcemente la mano, prima di condurmi fuori dalla mensa sotto lo sguardo stupito di tutti e quello indecifrabile di qualcun'altro. Luke.

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-Preparati a conoscere il mio coinquilino, è un tipo abbastanza bizzarro...Solitamente lavora a quest'ora, ma oggi aveva giornata libera e quindi...
-Non sapevo nemmeno che avessi un coinquilino, in realtà.
Accenno un sorriso -sollevata dal fatto che Calum stia un po' meglio- mentre ci dirigiamo verso casa sua, le nostre mani nuovamente intrecciate.
È una sensazione strana, ma rilassante e stranamente piacevole.
Il suo tocco è completamente diverso da quello di Luke, che tende a risultare sempre un po' possessivo.
È gentile, delicato, insicuro.
Prendo un respiro e rivolgo il mio sguardo al profilo di Calum. Il viso è più rilassato, l'andatura è calma e le labbra sono aperte in un sorriso quasi impercettibile. Sorrido a mia volta nel vederlo più sereno, forte nella sua fragilità.
-Non mi dirai perché lo hanno fatto, vero?
Amplia leggermente il suo sorriso e scuote la testa, ma sento la sua mano tremare un po'. Stringo maggiormente le nostre dita e mi ritrovo ad appoggiare la testa sulla sua spalla, come fosse un gesto naturale.
Mi sento a mio agio con lui. È come se sapessi di potermi fidare ciecamente perché, infondo, lui è esattamente come me.
Un cristallo danneggiato che prova a coprire le sue crepe da occhi indiscreti.
Qualcosa di prezioso e stupendo alla quale basta davvero poco per finire in mille pezzi.
-Ti fidi di me?
La domanda sorge spontanea e le parole lasciano le mie labbra senza che io possa rifletterci ancora.
Il suo sguardo si addolcisce e il suono della sua voce è soave e confortante.
-Sei l'unica persona della quale io non abbia paura.

Hate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora