Ventiquattro - Chris

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-Dopo scuola vado da Calum per prepararci al prossimo compito.
Annuncio, sgranocchiando un biscotto mentre mi dirigo fuori da casa mia.
-Non fare tardi!
Urla di rimando mia madre e so che sicuramente passerà la giornata a farsi intere stagioni mentali che avranno come protagonisti -guarda caso- me e Hood.
Dato che quel genio di mio fratello si è beccato un raffreddore coi fiocchi, mi tocca raggiungere la fermata dell'autobus sola con i miei pensieri -che sono davvero troppi- e, come se non bastasse, sono anche in ritardo. Un mostruoso ritardo.
Mi incammino a passo svelto -rinunciando a correre dopo i primi due tentativi- lasciandomi trasportare dalle note di They Don't Know About Us, riprodotte dal mio cellulare.
Un pensiero fisso mi ronza in testa da ieri sera, scaturito dall'insolito comportamento di Michael. Ha quasi totalmente ignorato Luke a cena e non ha fatto altro che guardarmi in modo strano.
No, non avevo niente di niente spalmato in faccia. In compenso abbiamo dato il via ad una lotta a colpi di patatine -alla quale hanno partecipato animatamente anche Hemmings e Irwin- che non è terminata affatto bene.
Se mia madre ci abbia minacciato di spedire tutti i nostri videogiochi da quella pazza di zia Rose, non è dato saperlo. Ma quella è un'altra storia.
Spero solo che Ashton non si sia fatto scappare niente con Michael, perché allora non saprei davvero cosa fare.
Non che adesso lo sappia, in realtà.
Non ritengo Hemmings talmente idiota da avergli raccontato di noi -sempre che esista un noi, chiariamoci- ma con quel tipo non c'è mai da stupirsi. Spero vivamente che il suo tasso d'intelligenza sia maggiore delle mie aspettative, altrimenti tutto questo sarà solo un enorme disastro.
Un altro enorme disastro è il fatto che io abbia da percorrere ancora due isolati, nonostante quasi sicuramente abbia preso i due autobus a mia disposizione.
Harris non mi manderà in aula di detenzione solo per un piccolo, minuscolo ritardo, vero? Certo che lo farà, che domande.
Ci mancava solo il semaforo affezionato al rosso, ovviamente.
Accanto a me, una vecchietta dall'aria di chi la sa lunga, mi fissa con fare scrupoloso.
Ma che diamine vuole?
Il suono di un clacson, attira la mia attenzione e mi accorgo di una macchina vagamente familiare che sta accostando davanti a me.
Una figura che di inaspettato ha ben poco, si sporge dal finestrino, mentre una nuvola di fumo mi fa tossire.
Sia maledetto il giorno in cui Lucas Robert Hemmings è entrato a far parte della mia vita.
-Sali.
Ordina perentorio il biondo, la voce leggermente più roca del solito.
-Visto che la mia intenzione era quella di evitarti come la peste per il resto dei miei giorni, direi proprio che prenderò il prossimo autobus.
-Sei in ritardo e hai Harris alla prima ora. Sali.
Ripete lui, scandendo ogni parola.
Lo odio. Lo odio davvero tanto.
Eppure sembra così perfetto...Non solo il suo aspetto, la tonalità della pelle o il suo fisico. Ogni singolo tratto, anche il più piccolo gesto, ogni dannata caratteristica, mi sembra semplicemente la cosa più bella che io abbia mai visto.
Si può sapere che diamine mi ha fatto?
-Io non me lo lascerei scappare, questo bel biondino...
Interviene la vecchietta, sfoderando un'occhiolino verso il biondo. Alzo gli occhi al cielo e riporto la mia attenzione su Luke che, a quanto pare, sembra non ammettere repliche.
-Non potrai evitarmi per sempre, perciò sali e mettiamo fine a questa sceneggiata.
Mi mordo istintivamente il labbro inferiore, fissando l'azzurro intenso dei suoi occhi, mentre sento il cuore perdere un battito ogni volta che si indumidisce le labbra o -peggio ancora- si rigira il piercing fra i denti.
Questo ragazzo sarà la mia morte, ne sono sempre più convinta.
-Sceneggiata, certo...
Chiudo gli occhi, nel tentativo di concentrarmi sulle sue parole e non su altro -nonostante anche la sua voce risulti una distrazione- ed una risata amara lascia le mie labbra.
Dio, è così snervante.
-La fai sempre facile tu, eh...Tanto a te non cambia niente. Un giorno una ragazza, il giorno dopo un'altra. Infondo sei Luke Hemmings, no? Cosa può fregartene di una povera ragazzina che fa di tutto per tenerti alla larga, solo perché non vuole soffrire, eh? Ti basta divertiti, vero, Hemmings?
Le parole escono una dietro l'altra, tutte d'un fiato, aggressive, liberatorie.
Finalmente l'ho detto. Ho ammesso a lui e a me stessa che, in fin dei conti, questo ragazzo non mi è affatto indifferente. Che l'unico motivo per la quale non voglio alimentare questi sentimenti, è che ho paura di soffrire. Che per lui tutto questo è solo un gioco. Una stupidissima perdita di tempo.
L'espressione corrucciata sul suo viso, mi fa distogliere immediatamente lo sguardo. Ma non serve a molto, in quanto poco dopo me lo ritrovo difronte, fuori dalla sua auto e con l'evidente intenzione di ribattere animatamente alle mie affermazioni.
Mi sa che Harris farà proprio a meno della mia compagnia, stamattina.
-Si può sapere da dove cazzo ti saltano in mente tutte queste stronzate?! Credi che per me sia un fottutissimo gioco?! Sul serio, non hai mai pensato che in tutto questo potessi non essere l'unica ad avere paura? Non hai idea di quello che succeda nella mia testa ogni volta che ti vedo...no, no, ogni volta che penso a te. Mi sembra di uscire pazzo anche solo sapendo che riesci ad aprirti con Ashton senza problemi. E non hai idea di cosa mi passi per la mente quanto quell'idiota di Barnes o anche solo il tuo amico, quel Calum, ti si avvicinano! Io...
Boccheggio, totalmente senza parole, nell'ascoltare il suo discorso. Forse non è poi così superficiale come credevo. Forse Ashton aveva ragione, per l'ennesima volta.
-Merda, non sono per niente bravo con le parole...
Non mi accorgo nemmeno della piccola folla riunitisi attorno a noi, della distanza fra i nostri corpi che è notevolmente diminuita o dell'espressione sofferenta sul suo viso, fino a quando la sensazione di freddo -causata dall'anellino di metallo posto al labbro inferiore del ragazzo- sulle mie labbra, mi riscuote dai miei innumerevoli pensieri.
Il sapore di menta e tabacco che comincia ad essermi familiare, mi lascia estasiata come ogni volta.
Pochi istanti, che mi sono sembrati durare una vita, vengono interrotti da un rumorio di sottofondo e quelli che sembrano esseri applausi.
Ma la gente non ha mai niente da fare? Mi basta incontrare ancora una volta le sfumature profonde e cristalline degli occhi di Luke, per capire finalmente una cosa. Forse, molto infondo, questi sentimenti potrebbero non essere poi così sbagliati.

Hate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora