Dieci - Chris

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-Si, mamma, sta tranquilla.
Rassicuro mia madre che continua ad assillarmi con le sue raccomandazioni. Mio padre suona il clacson, richiamando la sua attenzione e mio fratello mi rivolge un'ultima occhiata per poi rinchiudersi in macchina.
Sbuffo e li guardo andare via, sapendo che tra poco sul vialetto di casa mia ci sarà la Ford Mustang -economica, mi dicono. Beh, non che gli Hemmings abbiano problemi economici, anzi- dalla quale scenderà Luke Hemmings con un sorriso strafottente stampato in faccia, l'aspetto impeccabile e la sua solita aria sicura.
Dio, odio quel ragazzo.
Rientro in casa pronta a riscaldarmi dalla fredda aria delle 7 del mattino con un bella cioccolata calda, ma probabilmente il fato vuole sostenere la mia ipotetica dieta visto che non ho nemmeno il tempo di raggiungere la cucina che il campanello -suonato ininterrottamente per diversi secondi- mi fracassa i timpani.
-Arrivo, e che diamine!
Spazientita e consapevole di essere fonte di divertimento per quell'energumeno, apro nuovamente la porta e rimango stupefatta nel ritrovarmi davanti Luke.
Ma non il solito Luke.
I capelli non sono accuratamente alzati nell'abituale ciuffo intriso di gel -i vestiti sono sempre gli stessi, è troppo ossessionato dagli skinny neri- indossa un cappello con la visiera spostata sul retro, ha un borsone in spalla e le labbra sono incurvate da un sorriso...gentile.
Quasi dolce, oserei dire.
Mi sventola davanti agli occhi una busta di carta, con su stampato un piccolo muffin azzurro. Inarco un sopracciglio, ma la mia attenzione viene subito catturata dall'anellino nero al labbro inferiore che tira fra i denti.
Lo stomaco fa una capriola e mi accorgo solo adesso del buon odore che si sta irradiando nell'ingresso di casa mia.
-Pensavo di fare colazione insieme.
Sorrido impercettibilmente davanti alla sua espressione insolitamente amichevole, sospettosa che in realtà non sia un tentativo di farmi fuori.
-Uhm...Entra...
Rispondo, impacciata.
Possibile che dal quel giorno io non riesca più a comportarmi normalmente con lui?
Osservo il suo profilo mentre si fa strada verso la cucina e mi rendo conto di quanto effettivamente sia carino anche quando non si tira a lucido.
Ma che dico? È solo un idiota.
Un idiota piuttosto attraente. Ma non devo pensarci, è un semplice fatto oggettivo.
-Ti ho preso una cioccolata calda, non avevo idea di cosa potesse piacerti...
Mi fermo sullo stipite della porta, intenda ad osservare i suoi atteggiamenti ed il suo sorriso imbarazzato.
-Dov'è il vero Luke Hemmings? Che ne hai fatto? Perché se l'hai buttato sotto un treno ti sarò debitrice per tutta la vita, essere sconosciuto.
Alza gli occhi al cielo e mi porge un bicchiere di plastica contenente la mia colazione -gentilmente offerta da Hemmings 2.0- prima di prendere due piatti, come fosse casa sua, e posarci sopra le nostre rispettive brioche.
-Ti propongo un accordo.
Interrompe improvvisamente il silenzio che si era creato, riportando le iridi chiare e profonde su di me.
Distolgo immediatamente lo sguardo -per concentrarlo sulla cioccolata, ovvio, mica perché il suo è troppo intenso da sostenere- e in automatico mi mordo il labbro inferiore.
Odio come -da ormai troppi giorni- il mio stomaco vada in subbuglio davanti a lui. È semplicemente quel megalomane di Hemmings, diamine.
Anche se questo Luke 2.0 non sembra affatto male, non voglio riporre troppe speranze, è solo un fake.
-Che genere di accordo?
Riesco finalmente a pronunciare parole di senso compiuto una dopo l'altra e mi affretto a raggiungere il tavolo per mettere a tacere il mio stomaco e riempirlo con la brioche.
Mi sento in soggezione e comincio a pensare che questi tre giorni saranno peggio del previsto.
Ma che ho fatto di male, nella vita?
-Una tregua. Fino a domenica sera, poi potrai minacciarmi di morte e prendermi a calci nelle palle quando vorrai. Ok, forse la seconda è meglio di no...Comunque, a partire da questo preciso istante, siamo amici. Niente rivalità, niente insulti o prese in giro. Allora, che ne dici?
Per poco non mi strozzo con la mia colazione, mentre lui mi fissa con una scintilla di divertimento negli occhi.
È eccitato da questa storia della tregua?
Non lo capirò mai, questo ragazzo.
-Potrei essere d'accordo...A patto che tu mi dia una spiegazione plausibile per accettare la tua proposta.
-Beh, per prima cosa ti ho portato la colazione.
Mi lascio sfuggire una risata, cercando di camuffarla con un colpo di tosse ma, no, non sono mai stata un brava attrice.
-Seconda cosa, dobbiamo convivere per tre giorni e vorrei tornare a casa con le palle ancora al loro posto...
-Non ti prometto niente.
Non riesco a reprimere un sorrisetto sghembo nell'udire le sue parole.
Capita.
-Dulcis in fundo, voglio che tu non abbia paura di parlare con me.
Corrugo la fronte. Paura?
-Di che ti sei fatto, stamattina?
-Pegg...Chris. Chris, ieri ti ho fatto una promessa. Intendo mantenerla. In questi tre giorni farò di tutto per aiutarti ad aprirti con qualcuno.

Hate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora