Capitolo 22.

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Arrivata a casa mi gettai sul letto in stile stella marina: il mio progetto di portarmi avanti con lo studio della letteratura era andato a farsi benedire. Non sarei riuscita a concentrarmi quando avevo in testa solo due bellissimi occhi verdi arrabbiatissimi, avevo davvero paura che la nostra amicizia fosse finita lì. Con questi pensieri scoppiai a piangere: nonostante la nostra amicizia fosse ancora abbastanza fresca, tenevo davvero tanto a lui. Quando mi fui calmata scesi a cenare, i miei e mio fratello avevano già mangiato e quando erano saliti a chiamarmi avevo risposto che dovevo studiare e che non avevo fame. Scesi piano le scale trovando mia mamma e mio papà seduti sul divano a guardare un talent show alla tv.

"finito di studiare?" si voltò mia mamma.

"sì, mi è venuta fame quindi sono scesa a prepararmi un panino. Michele non c'è?" domandai non vedendolo.

"no è uscito, non ho capito se con Claudia o con Federico. Avevi bisogno?" scossi la testa ed entrai in cucina. Avevo fame ma non troppa e non avevo voglia di preparare nulla di impegnativo così presi del pane e lo farcii con prosciutto cotto e formaggio poi presi un bicchiere di tè e mi sedetti a mangiare da sola: odiavo mangiare da sola, rimpiangevo di non essere scesa prima con i miei, mi metteva davvero tanta tristezza e in quel momento ne avevo già abbastanza.

 Il giorno seguente il risveglio fu davvero traumatico, non avevo dormito granché quella notte: continuavo a rigirarmi nel letto, continuava a tornarmi in mente la litigata del pomeriggio precedente e non riuscivo a togliermela dalla testa. La mia amicizia con Alex era davvero speciale, non come quella che avevo con Jes, lei la conoscevo da molto più tempo, eravamo cresciute insieme, avevamo condiviso davvero tantissimi momenti dal primo anno di asilo fino a quel momento. Quella con Alex era speciale in un altro senso, in pochi mesi ci eravamo conosciuti così bene, sapevamo tutto l'uno dell'altra, avevamo i genitori amici e trascorrevamo tantissimo tempo insieme.

Con questi pensieri andai in bagno a lavarmi la faccia, mi guardai allo specchio e notai delle occhiaie sotto gli occhi: avrei dovuto sistemarmele con del fondotinta ma, incapace come ero con il trucco, avrei fatto solamente un disastro peggiore, quindi mi spalmai la crema idratante sperando di migliorare almeno un pochino la situazione. Come mio solito misi un filo di matita e per quel giorno lasciai perdere l'eye-liner, pettinai i capelli che lasciai sciolti accorgendomi di quanto fossero cresciuti, avevano bisogno di un taglio netto. Scesi in cucina per la colazione e trovai mio fratello con delle occhiaie peggiori delle mie:

"buongiorno Michi! Che cosa sono quelle occhiaie?" indagai

"potrei farti la stessa domanda! Comunque sono tornato un po' tardi stanotte e non ho dormito molto, ma non dirlo a pa.."

"cosa non dovrebbe dirmi? Che sei tornato praticamente tre ore fa?" chiese papà apparendo alle sue spalle e tirandogli un leggero schiaffo sulla nuca "non so come farai a stare attento alle lezioni in università oggi. Ma peggio per te, te la sei cercata" concluse.

"mmh grazie del conforto. Comunque anche Elisa ha le occhiaie guarda!" si difese indicandomi come un bambino.

"hai dormito male piccola Eli?" chiese dolcemente mio papà

"ma perché a lei parli così gentilmente e a me tiri gli schiaffi?" si lamentò mio fratello e in risposta mio papà lo fulminò con lo sguardo. Io terminai la mia spremuta di arancia, salutai i due uomini di casa raccomandandomi di salutarmi la mamma appena si fosse svegliata e poi mi avviai all'ingresso, presi giubbino, sciarpa e cappello, misi sulle spalle il mio zaino azzurro e uscii di casa diretta alla fermata del bus. Quel giorno era davvero pieno e faticavo a respirare in mezzo a tutta quella gente: non era possibile viaggiare in quelle condizioni! Scesa da quell'inferno tirai un respiro profondo inspirando finalmente dell'aria pulita: maledetto il momento in cui avevo deciso di prendere quel maledetto mezzo. Mentre mettevo il piede nella classe mi ricordai di un particolare che non avevo preso in considerazione: Alex era il mio compagno di banco con cui avrei dovuto passare sei ore di scuola e, ovviamente, quel pomeriggio c'era una prova generale dello spettacolo dove entrambi facevamo i registi.

Mi diressi verso il mio banco e gettai la cartella a terra per poi sedermi poco elegantemente sulla sedia, appoggiando la testa tra le braccia sul banco: come avevo fatto a non pensarci? Fortunatamente appena arrivò Alex entrò anche la professoressa che ci intimò di sederci al nostro posto e di fare silenzio. In quel momento allora il mio compagno di banco si avvicinò strisciando la sedia sul pavimento e facendo un rumore infernale, giusto giusto per il mal di testa che stava cominciando a pulsare. Io lo incendiai con lo sguardo e lui fece finta di niente sbuffando soltanto e recuperando dallo zaino il libro della prima lezione: oh giusto ci mancava solo matematica!

Decisi di aprire il quaderno ma di non ascoltare, per una volta non sarebbe successo nulla. In questo modo l'ora volò e mi ritrovai a sospirare di sollievo al suono della campanella "benissimo ragazzi, per oggi abbiamo terminato. Troverete tutto questo nella verifica che, come dovreste sapere, si terrà la prossima lezione. Studiate e arrivederci!" concluse la Taglietti. Non era possibile, non poteva essere successo davvero, a me, una studentessa quasi modello che non si perdeva mai una parola dell'insegnante. A chi avrei chiesto adesso? Ma ovviamente a Jes!

"amica mia cara!" corsi verso il suo banco prima che entrasse il professore dell'ora successiva. 

"cosa vuoi Elisa?" chiese scuotendo la testa. 

"sapere cosa ha spiegato prima in matematica... sai non avevo voglia di starla ad ascoltare"

" e stai chiedendo a me qualcosa di matematica? Proprio a me? Non ci siamo proprio, pensavo mi conoscessi meglio" rispose ridendo. 

Ad Alex era escluso che chiedessi dopo ciò che era successo il giorno prima. Provai con Riccardo, il secchione della classe, ma non volle rispondermi: ce l'aveva con me ed Alex perché non gli avevamo dato il ruolo da protagonista nello spettacolo, anzi l'avevamo messo a sistemare le luci, ma era davvero inguardabile sul palco. Mi guardai in giro: Riccardo mi aveva cacciato, Jes ne sapeva meno di me, Susanna neanche a pensarci, Alex idem. Non feci in tempo a cercare un'alternativa poiché arrivò Bianchi per la lezione di storia. Tornai a sedermi trovando Alex che scribacchiava sul diario: mi mancava già non parargli e non ridere con lui durante le lezioni ma forse sarebbe servito da lezione ad entrambi. Poco dopo mi porse il diario su cui scarabocchiava prima trovandomi tutte le indicazioni per la verifica, mi voltai per ringraziarlo ma lui era rivolto verso la cattedra in attesa che il professore cominciasse la lezione, non aveva intenzione nemmeno di rivolgermi uno sguardo. Chiesi il permesso a Bianchi e mi diressi verso il bagno, ricacciai le poche lacrime che mi erano rimaste dopo la nottata precedente, mi sciacquai la faccia negli, stranamente pulitissimi, lavandini della scuola e tornai tranquillamente in classe: questo litigio mi aveva segnato più di quanto credevo.

"ora tu mi spieghi cosa è successo" mi puntò il dito Jes mentre scendevamo le scale dirette al bar della scuola, riferendosi ovviamente a me ed Alex. 

"beh, abbiamo litigato" alzai le spalle. 

"guarda, non me ne ero accorta! Cosa avete combinato?" ci sedemmo a uno dei piccoli tavolini, l'unico ancora libero. 

"l'altro giorno a danza Giorgia mi ha rivelato che alla festa lei e Alex si sono baciati. Mentre tornavo l'ho incontrato sul pullman e gli ho chiesto spiegazioni, da qui la cosa è degenerata e abbiamo iniziato ad attaccarci l'un con l'altra fino a quando gli ho confessato che quando stava con Susanna ero gelosissima. A questo punto mi aspettavo una sua reazione ma ciò che ho ottenuto è stato silenzio così potrei averlo mandato al diavolo"

"TU COSA?" strillò stupita lei

"ero davvero arrabbiata e mi è scappato e, diciamocelo, un po' se lo meritava. Non so che fare ora. Vorrei scusarmi e parlarci ma l'orgoglio è troppo forte"

"senti, da quel poco che mi hai raccontato mi sembra che la reazione sia stata esagerata da parte di entrambi. Secondo me c'è qualcosa sotto, qualcosa che non volete dirvi e che è davvero il motivo per cui vi siete attaccati a quel modo." ipotizzò, abbastanza sicura della sua idea. In risposta io abbassai lo sguardo: aveva ragione? 

Le due ore successive, fortunatamente, o sfortunatamente, in base alla corrente di pensiero, volarono veloci e mi ritrovai fuori dal teatro a sbranare un panino con il salame comprato alla mensa. Accanto a me c'era Jes che mangiava delle fette di mandarino portate da casa, di fianco a lei c'era il resto del cast e della troupe e in fondo, il più lontano possibile da me, c'era l'altro regista, con il quale non parlavo dal pomeriggio precedente ma con il quale sarei stata costretta a farlo per, almeno, le due ore successive.

Il cestista e la ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora