Capitolo 43

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A mezzogiorno spaccato ci trovammo tutti nella hall dell'hotel e ovviamente gli ultimi ad arrivare furono i professori che tranquillamente uscirono dall'ascensore ridendo come se non fossero in ritardo, come se praticamente quaranta studenti non stessero attendendo solo loro.

"oh ragazzi siete già tutti qui! Che puntualità, peccato che ciò non accada anche a scuola" scherzò Bianchi. 

"bene. Ora inizia a tutti gli effetti la nostra gita. Il nostro turno per provare sul palco del teatro dell'hotel è alle sei quindi passeremo il pomeriggio come veri turisti. Inizieremo dal centro della città, faremo qualche foto e cammineremo un bel po'. Pronti?" esultammo tutti più che felici di trovarci in quell'ambiente. Poco distante dall'uscita dell'hotel trovammo la metropolitana che ci avrebbe portato alla nostra destinazione: Westminster Abbey.

Non appena risaliti dalla metro alzai gli occhi per poter osservare meglio tutto ciò che mi circondava, ero in una delle più grandi, più belle e suggestive città del mondo dopo anni di sogni ad occhi aperti. Non c'era un momento di pausa per i miei occhi e per il mio cervello che registravano assiduamente ogni dettaglio, ogni angolo, ogni strada di quel meraviglioso posto. Un mix di arte, architettura, modernità. Centinaia di turisti e autoctoni si spostavano tranquillamente come fosse tutto normale.

Dopo un'oretta di visita dell'abbazia e dei dintorni e dopo decine di fotografie scattate decidemmo di fermarci per una breve pausa pranzo. Ci dividemmo in piccoli gruppi per cercare un posticino in cui mangiare a prezzi abbordabili. Insieme ad Alex, Jes, Giulia e purtroppo anche Riccardo scegliemmo di cercare una bancarella nelle vicinanze che preparasse il piatto tradizionale: fish and chips.

"io non sopporto il pesce, non possiamo optare per un McDonald's?" chiese schifato Riccardo mentre insieme ci sedevamo a uno dei tavolini predisposti dai proprietari della bancarella. 

"se non ti andava perché sei venuto con noi? Ci sono altri trentacinque studenti a questa gita, perché non ti sei aggregato a uno di loro?" chiese insofferente Alex, io gli lanciai un'occhiata di fuoco: non era comunque giusto rispondere così al ragazzo che oltretutto era il suo compagno di stanza.

"che c'è?" mi chiese sottovoce. 

"beh Riccardo qui fanno anche dei tramezzini magari puoi mangiare uno di quelli" cercai di calmare le acque.

"bene, vado ad ordinare se abbiamo deciso tutti" si alzò Alex. 

"vengo con te" si unì Riccardo alzandosi a sua volta facendo roteare lo sguardo al primo, sempre più insofferente.

"ma chi si rivede!" sentimmo dire in italiano alle nostre spalle, io e Jes ci voltammo contemporaneamente. Proprio di fronte a noi c'era Luca, il ragazzo dell'ascensore, con il suo amico biondiccio.

"ehm, ciao L-Luca" salutò Jes ancora imbarazzata dalla figura dell'ascensore

"ciao anche a te. Questo è Francesco, il mio amico di prima. Non ci siamo ancora presentati." ricordò lui. 

"io sono Elisa e lei è Jes, sapete già che veniamo dal liceo Montessori, no?"

"sì, abbiamo già conosciuto qualche ragazzo della vostra scuola. Ma davvero siete quasi tutte femmine nella vostra classe?" domandò Francesco. 

"ciao" si avvicinò Alex sorridente "anche voi qui? Perché non vi unite a noi?"

"non credo ci sia spazio per tutti Alex" tentò Jes. 

"ma sì, se voi ragazze che siete minute vi stringete un po' penso ci staremo tutti, vedrai" propose Riccardo. 

"io invece penso che se parli ancora a sproposito ti infilo un tuo calzino in bocca" lo provocò scatenando la risata generale.

Dopo dieci minuti soltanto avevamo già sbaffato ogni più piccola briciola tra una risata e un'altra. Francesco e Luca ci avevano raccontato una serie di divertenti vicende accadute nella loro classe interamente maschile: non potevo immaginare cosa significasse essere in classe soltanto con 20 ragazzi.

"il problema della nostra scuola è che è presente un indirizzo scolastico soltanto, il nostro, e non sono molte le ragazze che si iscrivono al nostro istituto"

"vuoi dire che nella vostra scuola non ci sono femmine?" chiese sbalordito Alex. 

"qualcuna c'è ma sono davvero poche. Nella nostra classe nemmeno una purtroppo" rispose come fosse la più grande tragedia shakespeariana del mondo.

"di solito ci rifacciamo in gita" disse Luca guardando nella direzione di Jes e facendo l'occhiolino ad Alex. "beh credo che sia ora di ritornare all'hotel, il nostro turno per le prove è tra poco. Ci vediamo stasera alla cena di benvenuto" salutò e senza aspettare risposta girarono i tacchi e scomparirono tra la folla londinese.

"cena di benvenuto?" ero oltremodo confusa.

"sì. Stasera nel ristorante dell'hotel tutte le scuole partecipanti al concorso sono invitate alla cena dove saremo presentati" ci informò Riccardo.

Dovevo imparare a leggere tutto il programma!  

Il cestista e la ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora