Capitolo 41.

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Ci staccammo giusto in tempo per l'arrivo di alcuni nostri compagni e del professore "bene piccioncini, scendete dal palco che dobbiamo iniziare a lavorare duramente. Lunedi prossimo si parte!" ci spronò Bianchi.

Provammo per quasi tutto il pomeriggio e ci demmo appuntamento per il mercoledì.

Il fine settimana arrivò in fretta e io non stavo più nella pelle, mancava soltanto un giorno al momento della partenza per il viaggio che avevo sognato per anni. Ero al telefono con Jes da circa un'ora e insieme stavamo preparando la valigia "quante mutande porti Eli?" mi chiese lei, mentre dall'altra parte del telefono sentivo il rumore dello sbattere dei cassetti. "allora, stiamo via una settimana quindi..." feci un conto veloce con le dita "credo nove, sai qualcuna di scorta: non si sa mai, meglio prevenire che curare" infilai un mucchietto di mutande sul fondo della valigia.

"perfetto. La valigia è pronta. Per il bagaglio a mano porti lo zaino di scuola o la borsa?"

"io sono per la comodità quindi il mio caro e vecchio zaino sarà il benvenuto!" poggiai il telefono tra la spalla e l'orecchio mentre svuotavo lo zaino da tutto il materiale scolastico. Gettai dentro alla rinfusa una felpa bordeaux, il portafoglio, la carta d'imbarco, un buon libro e le cuffiette per il viaggio. Chiusi definitivamente valigia e zaino e li poggiai di fianco alla porta della mia camera. "bene Jes, ci vediamo domattina. Mancano solo ventiquattrore, ti rendi conto?" chiesi entusiasta. 

"non mi sembra ancora vero! Speriamo ci abbiano messo nella stessa camera" disse un po' dubbiosa. 

"vedrai che sarà così, ho rotto le scatole per tutta settimana alla Scott" la tranquillizzai.

Dopo il consueto pranzo domenicale dai miei nonni decisi di andare a trovare Alex ed eventualmente dargli una mano a preparare le sue cose per il viaggio.

Mi avviai a piedi a casa sua, era una bella camminata da casa dei nonni ma mi piaceva camminare da sola, era un modo per schiarirmi le idee, ragionare e passare dei momenti solamente con me stessa. Non sempre è piacevole, soprattutto quando sono sopraffatta dalle paranoie o dalle angosce, spesso inutili. Però l'ho sempre trovato utile, dedicare un momento, anche breve, a parlare e comunicare con sé stessi. Ecco, camminare è il modo che preferisco per fare tutto ciò. Non avvisai Alex, pensando di fargli una bella sorpresa.

Dopo una quindicina di minuti di cammino mi trovai davanti al cancello di casa Butti perciò suonai il campanello, aspettai qualche istante e non ottenendo risposta riprovai per avere comunque lo stesso risultato. Nell'esatto momento in cui stavo per rinunciare, Alex uscì dal garage con l'aria confusa ma elettrizzata "ehi, che ci fai qui?"

"volevo farti una sorpresa! Non è gradita?" chiesi appoggiando le mani alle barre del cancello. 

"certo che lo è! Aspetta che ti apro" Spinsi con forza, data la pesantezza de cancello, ed entrai nel cortile di casa Butti. "che stavi combinando in garage?" mi avvicinai a lui sbirciando al di là del portone.

"non ci crederai mai!" rispose con un enorme sorriso. 

"stai studiando latino?" mi portai la mano alla bocca fingendomi sconvolta. 

"nah, non sto parlando di fantascienza, Elisa" rise e mi accompagnò ne garage "ta-daa" aprii le braccia indicando il centro della stanza. Sul cavalletto c'era una sottospecie di motorino bianco con delle rifiniture verde scuro.

"wow" risposi poco entusiasta. 

"cosa è quella faccia? Sono riuscito a convincere mio papà a farmi usare il suo bolide. Dovresti essere felice per me" sorrise avvicinandosi e abbracciandomi da dietro mentre osservavamo concentrati il motorino.

"lo sono è che questo" lo indicai platealmente "di bolide ha ben poco, forse lo era nell'anteguerra"

"mi devo accontentare per ora. Sai con il trasferimento, il basket e il resto non me la sento di chiedere ai miei altri soldi per comprarmi la moto che vorrei" rispose staccandosi da me e avvicinandosi ad un grosso armadio di metallo, lo aprì e ne tirò fuori un casco off road per niente in linea con lo stile del suo scooter.

"l'unica cosa nuova è il casco. Me l'ha regalato mio nonno l'altro ieri. Lui ha una passione sfegatata per i motori. Penso di aver preso da lui sotto questo aspetto." Rispose infilandosi il casco nuovo di zecca "allora fai un giro con me?" io mi allontanai riluttante e poco convinta. 

"non avrai paura, vero?" mi prese in giro. 

"ma va! Non ho il casco, che grandissimo peccato" mi finsi dispiaciuta. 

"ma se è per questo ne ho uno di riserva, non è figo come il mio però" rispose vantandosi e atteggiandosi. Tornò all'armadio ed estrasse un vecchio casco nero opaco con il cinturino grigio, me lo porse ed io lo afferrai titubante.

Lui saltò in sella spingendosi il più avanti possibile per lasciare posto a me che prontamente salii dietro di lui e mi aggrappai il più forte possibile alla sua schiena. 

"mia fanciulla, così mi soffochi però" mi disse cercando di allentare la presa delle mie braccia. 

"se morirò perderai la carica di mio cavaliere salvatore" lo minacciai picchiando il mio casco sul suo. In pochi istanti lui aveva tolto il cavalletto e messo in moto uscendo in un primo momento lentamente dal vialetto e poi accelerando sulla strada.

Dopo un giro panoramico della città ritornammo nel suo garage. Dovevo ammettere che mi ero divertita davvero moltissimo e la mia paura del 'bolide' era quasi del tutto svanita.

Il cestista e la ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora