Capitolo 46.

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Il secondo giorno a Londra ci stava aspettando e nonostante i nostri comodi e caldi letti ci tenessero legati a loro, il richiamo della metropoli era più forte. Io e Jes ci vestimmo in fretta e ancora più velocemente scendemmo nella sala da pranzo per la colazione che si prospettava abbondantissima.

"io quasi quasi mi mangio una vera English Breakfast." Esordì Jes. 

"ma sei sicura? Pomodori, salsiccia, piselli e uova alle otto e trenta del mattino?" soltanto a quell'idea mi veniva la nausea. 

"ma dove è finito il tuo spirito di viaggiatrice? Bisogna anche immedesimarsi nelle culture che si incontrano" rispose con un tono da ragazza colta e vissuta facendomi scoppiare a ridere. 

"hai ragione ma il mio stomaco non è d'accordo con te" conclusi prendendo un piatto dal tavolo dei dolci.

La sala era in silenzio, escludendo i tintinnii dei cucchiai sulle tazze e qualche sbadiglio che confermava il sonno e la stanchezza di decine di ragazzi provenienti da tutta l'Europa. La scarsa voglia di lasciare il letto accomuna tutti gli adolescenti!

Misi sul piatto una fetta di crostata al cioccolato, un paio di fette biscottate e una monoporzione di marmellata all'albicocca per poi riempire la tazza di tè fumante. Guardando invece il piatto pieno di Jes mi scappava la fame. Al nostro tavolo c'erano già seduti Alex e Riccardo, il primo aveva la testa appoggiata su una mano e mangiava meccanicamente dei biscotti, alternati da un sorso di caffè, mentre il secondo parlava ininterrottamente del tragitto e dei programmi della giornata.

"grazie al cielo, stavo per impazzire" esclamò il mio ragazzo vedendoci arrivare. 

"lo sappiamo che non sai stare senza di noi" gli fece la linguaccia Jes.

Mi sedetti accanto ad Alex che mi baciò velocemente sulle labbra "non è ancora stato zitto da quando si è svegliato" mi sussurrò riferendosi a Riccardo. 

"non vorrei proprio essere nei tuoi panni" sorrisi scuotendo la testa. 

"lo so! Quasi quasi stanotte dormo con voi" rise sconsolato.

"beh si, potresti" sussurrai ma lui mi sentii e sorrise.

"goodmorning guys!" uno dei ragazzi dello staff del progetto era entrato festoso nella sala da pranzo e ci salutò allegramente per poi appendere sulla parete il foglio con i laboratori della giornata. "Quanti laboratori abbiamo oggi Riccardino?" chiese Jes. 

"mi chiamo Riccardo. Comunque uno solo, stamattina. Si tratta di un laboratorio di musica"

"spero non ci facciano cantare o sarebbe molto imbarazzante per la tua voce da campana Eli" mi prese in giro la mia amica facendomi ridere. "Ha parlato la rock star" ribattei decisa.

Alle nove e un quarto tutti i ragazzi della mia scuola più un gruppo di studenti svedesi erano seduti sui gradoni di una specie di piccolo auditorium. Una donna sulla trentina era al centro della sala e cominciò a spiegare lo svolgimento di quell'ora di musica: Jes ci aveva visto giusto, dovevamo cantare! Fortunatamente potevamo scegliere se da solisti oppure nel coro ed io non ebbi difficoltà nella scelta. La canzone che dovevamo cantare insieme era "We are the world" di Michael Jackson. Autonomamente, insieme ai ragazzi della scuola svedese, dovevamo dividere le parti tra solisti e coro e successivamente con l'aiuto di Mrs Hall avremmo provato la canzone con relativi esercizi vocali.

Dopo pranzo il programma era quello di visitare la National Gallery, uno dei musei più grandi ed importanti della città. Lì sono contenuti quadri di Caravaggio, Botticelli e Velázquez.

"ragazzi, sono le due, il ritrovo è alle quattro proprio qui dove siamo ora, all'ingresso. Fate il giro del museo per conto vostro, godetevi le opere che più vi interessano ma siate puntuali per il rientro."

Alex, che mi teneva la mano, si avviò verso uno dei tanti padiglioni "Jes vieni?" le chiesi voltandomi. 

"no, andate voi, fate i piccioncini" mi fece l'occhiolino.

"cosa vuoi vedere per primo?" domandò guardando la piantina dell'edificio. 

"Manet!" risposi entusiasta trascinandolo verso il posto in cui avremmo trovato i quadri di uno dei miei pittori preferiti.

Passeggiavamo in silenzio in mezzo a quell'insieme di opere, di arte allo stato puro, mano nella mano. Quando trovavamo un quadro che ci colpiva ci fermavamo davanti ad esso, mi stringevo a lui e commentavamo ciò che vedevamo. La maggior parte delle volte i suoi commenti erano di scherno verso alcuni particolari dei dipinti che lo facevano ridere oppure trovava delle somiglianze tra i personaggi raffigurati e suoi conoscenti.

Le quattro arrivarono fin troppo in fretta e il nostro momento di solitudine già terminato. Il fatto che non riuscivamo a ricavarci spesso degli attimi solo per noi iniziava a pesare, soprattutto ad Alex che infatti me lo fece notare: "in questa gita non riusciamo mai a stare solo io e te. Abbiamo sempre un sacco di attività da fare con la classe" l'Alex imbronciato era talmente bello da poter diventare patrimonio UNESCO.

"lo so Alex, anche a me dispiace tanto però d'altronde siamo in gita con la scuola, non siamo in vacanza." Gli strinsi più forte la mano. "hai ragione. Dobbiamo organizzare una vacanza, solo io e te" mi guardò profondamente "e secondo te i nostri genitori ci lasceranno?" gli feci notare sorridendo "su questo posso lavorarci" rise.  

Il cestista e la ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora