Capitolo 1.

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Scesi dall'autobus e scrutai il cielo grigio, la pioggia ci aveva dato finalmente una tregua ma la temperatura era sempre più bassa: novembre, il mese peggiore. La nebbia, il freddo, gli alberi spogli e la scuola si fa più dura: odio il mese di novembre!

Mi incamminai verso la scuola, il tragitto tra la fermata del pullman e l'istituto non era molto lungo ma fu abbastanza per uno spiacevole incontro: un pazzo in bicicletta mi sfrecciò accanto, centrando in pieno una pozzanghera con il risultato di ritrovarmi il cappotto completamente bagnato. Sospirai: il buongiorno si vede dal mattino! La giornata sarebbe stata particolare, i professori ci avevano comunicato che sarebbe arrivato un nuovo compagno nella nostra classe e io, per ottenere dei crediti extra, mi ero offerta di accoglierlo e di aiutarlo ad ambientarsi.

Fuori dalla mia classe mi aspettava la mia inseparabile amica Jes, "ciao Elisa!" mi corse incontro come un uragano e mi baciò una guancia

"buongiorno Jes!" dissi io ricambiando il bacio

"Ho qualche informazione sul nostro nuovo compagno! Si è appena trasferito in questa città dalla Germania ma entrambi i suoi genitori sono italiani e lui parla perfettamente la nostra lingua. Speriamo sia carino o almeno simpatico!" mi comunicò lei maliziosa.

Entrammo in classe e ci dividemmo per sederci nei nostri banchi: all'inizio dell'anno eravamo riuscite a prenderci due posti vicini ma poi siamo state divise dalla professoressa, sosteneva facessimo troppo chiasso. Lei era finita con la ragazza più timida della classe mentre io ero seduta nell'unica fila a tre banchi. Probabilmente avrebbero diviso uno di noi tre, dato l'arrivo del nuovo compagno e avevo già il sospetto riguardo chi sarebbe stato il fortunato, o meglio la fortunata.

La campanella dell'inizio delle lezioni fece l'ultimo trillo e la professoressa di italiano fece il suo ingresso seguita dal nuovo ragazzo ma non prestai tanta attenzione: aveva cominciato a nevicare ed era uno spettacolo. Distolsi l'attenzione dai fiocchi di neve solo quando sentii la professoressa parlare:

"Buongiorno ragazzi, questo è Alexander, il vostro nuovo compagno. Viene dalla Germania ma sa parlare più che bene l'italiano. Mi raccomando, facciamolo sentire parte della classe. Okay Alexander, questa è la 4^F e spero che ti facciano sentire a tuo agio. Puoi prendere posto accanto a Elisa, abbiamo appena preparato i vostri banchi. Inoltre, sarà proprio lei ad aiutarti in questa prima fase di ambientamento. Siediti pure, oggi continueremo il discorso su Machiavelli."

Lo osservai avvicinarsi: era piuttosto alto e con un fisico atletico, forse uno sportivo? Sul viso spiccavano due profondi occhi verdi, verdissimi. Si accomodò e mi accennò un sorriso che ricambiai prontamente prima di aprire il grosso libro di letteratura.

Non ci furono molte occasioni per chiacchierare o, semplicemente, rompere il ghiaccio. Le lezioni su susseguivano incessantemente una dopo l'altra, permettendoci una tregua solo durante l'intervallo. Fu proprio in quel momento che sentii per la prima volta la voce di Alex.

"ehm, ciao sono Alexander... che stupido, lo sai già, la professoressa mi ha presentato davanti a tutti... comunque sono nuovo e non conosco la scuola e nessuno quindi mi chiedevo..." si bloccò imbarazzato. Magari mi voleva chiedere di conoscerci meglio o di passare la ricreazione insieme...
"mi volevi chiedere...?" lo incitai
"mi chiedevo se.. ehm... se mi puoi indicare il bagno dei maschi..." trattenni a stento una risata: io e le mie fantasie!
"si certo, vai in fondo a questo corridoio, il bagno maschile è la seconda porta sulla destra" dissi indicandola con il dito
"perfetto, grazie mille!" mi rispose sorridente ancora un po' imbarazzato.

Dopo l'intervallo fu il momento di una delle mie lezioni preferite, quella di inglese. La professoressa Scott fece il suo ingresso carica come un mulo: oltre alle sue solite due borse teneva in bilico una grossa pila di fogli che quasi le offuscavano la visuale. La guardavamo incuriositi e anche un po' divertiti. "Goodmorning guys! Scusate il ritardo ma come potete vedere ho dovuto fare un centinaio di fotocopie".

"Non sono test a sorpresa per noi, vero?" chiese spaventato Mauro

"No, tranquilli, niente verifica. Anche se dovrei farvene di più: scommetto che per oggi non ha studiato nessuno!" ci riprese bonariamente. Era una delle mie professoresse preferite: severa quanto serviva, molto preparata ed utilizzava metodi molto interattivi per fare lezione, la adoravamo praticamente tutti. "Comunque su una cosa avevi ragione, sono per voi. Non posso ancora parlarvene perché dobbiamo aspettare la delibera del consiglio di classe di questo pomeriggio. Vi do solamente un indizio: ha a che fare con un nuovo corso pomeridiano obbligatorio che aprirà per alcune classi di questo liceo. È stato proposto per permettervi di raccogliere dei crediti. Non posso svelarvi nient'altro!" eravamo tutti estremamente incuriositi e non vedevamo l'ora di scoprire cosa si celasse dietro a quel segreto. Anche se la parola 'obbligatorio' aveva fatto storcere il naso a molti.

"Cominciamo! Facciamo un'attività di speaking. Mettetevi a coppie, quelle di banco vanno benissimo. Cominciate a fare conversazione, ovviamente in inglese, tra di voi, parlate del tempo, dello sport, di cosa mangerete a pranzo, insomma parlate. Poi verrò ad ascoltare. Pronti?Iniziate! E non barate: vi sento se parlate in italiano."

Ero un po' imbarazzata all'idea di chiacchierare un po' con il mio vicino di banco, d'altronde era uno sconosciuto e io non sono mai stata la ragazza più estroversa della Terra. Nonostante i miei timori iniziai io la conversazione e fu sorprendentemente molto interessante: parlammo dei nostri interessi, della nostra vita, delle cose che ci piacciono. Avevo scoperto tante cose di lui, avevamo cominciato a conoscerci. Mi raccontò del suo recente ingresso in una squadra di basket italiana, del suo amore per i cani, del suo colore preferito che è il blu, del fatto che guarda molti film e legge tanto come me, non è molto appassionato di calcio, da grande vorrebbe fare il cestista o lavorare in un ospedale come suo padre, quindi diventare medico. Si è dimostrato un ragazzo simpaticissimo e sono contenta di aver conosciuto almeno una parte di lui. L'ora di inglese, così come quella di matematica volò e il suono della campanella mi fece correre fuori da scuola.

Entrai in casa e ovviamente ero sola: mia mamma e mio papà lavoravano a tempo pieno e il mio fratellone era ancora all'università. Indossai una tuta comoda e andai in cucina per prepararmi un'insalata: dovevo avere un pranzo leggero, nel pomeriggio avevo lezione di danza classica, mia unica grande passione che mi accompagnava fin dalla tenera età di 5 anni. Divorai la mia insalata e mi preparai per la lezione, aprii l'armadio e... eterno dramma delle ballerine: di che colore metto il body oggi? Quel giorno optai per quello verde acqua con il gonnellino trasparente e lo scalda cuore nero, conclusi con la tuta e presi l'autobus per la scuola di danza. Tornai a casa soltanto alle 19:30, sfinita ma felicissima: era quello l'effetto che aveva su di me la danza. Quando aprii la porta di casa mio fratello mi salutò calorosamente come solo lui sapeva fare: "ciao piccola Elisa! Come è andata la lezione? Oh di sicuro benissimo, tu sei bravissima!" mi disse senza distogliere lo sguardo dalla tv.

"ciao Michele, le lezioni sono andate una meraviglia e poi non sono così brava dai! Ora vorrei farmi una doccia perché appiccico tutta, faccio in fretta, dì a mamma e papà che scendo subito a cena". Corsi in bagno e mi lavai i miei lunghi capelli con uno shampoo profumato al miele, il mio preferito. Mi asciugai e raccolsi i capelli bagnati in una treccia così il giorno dopo avrei avuto i capelli mossi. Indossai i pantaloni del pigiama e una t-shirt bianca e corsi affamata in sala da pranzo.

Dopo cena avrei tanto voluto infilarmi sotto le coperte e dormire fino al mattino seguente ma purtroppo i compiti mi aspettavano. Solo poco prima delle undici chiusi libri e quaderni per potermi finalmente riposare. Mia mamma non era completamente d'accordo con quello stile di vita, sosteneva che i ritmi delle mie giornate fossero insostenibili e avrebbe tanto voluto che io lasciassi perdere qualche lezione di danza così da dedicarmi di più alla scuola ma io non ho mai voluto sentire ragioni. Ho trovato una mia routine che, anche se stancante, è soddisfacente e comprende il dovere e il piacere: di pomeriggio studio danza, la sera faccio i compiti e ho anche buoni risultati, nei weekend studio un po' ed esco con i miei amici o mi dedico alla mia passione sfrenata per il cinema e i libri.

Il cestista e la ballerinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora