Cap.5: Rabbia

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Il mattino seguente mi risveglio completamente sola. Sebastian non c'è e per pochi secondi mi appare tutto solo un brutto incubo, ma le coperte dal suo lato del letto sono spiegazzate e il suo odore si avverte ancora nelle stanza. Sulla pelle ho una strana sensazione, come quando si indossa per tanto tempo un orologio al polso e poi lo si toglie. Senti sempre la sua presenza, malgrado non ci sia e questo era esattamente ciò che stavo provando in questo momento. Lui era ancora sulla pelle anche se tecnicamente non era nella stanza. Per qualche minuto mi fermo e mi osservo attorno. Come era possibile che non ci fosse? Prima mi stringe a lui e poi quando mi addormento se ne va lasciando la porta aperta in modo che possa scappare? C'è qualcosa che non mi torna in tutta questa storia.

Sempre con molta cautela mi alzo dal letto e mi osservo attorno. A quanto pare lui non c'è per davvero, neanche in fondo al corridoio, così apro l'armadio alla ricerca di qualche vestito. Appesi ci sono un sacco di splendidi abiti, l'uno più bello dell'altro, ma io non ho intenzione di indossare nessuno di loro. Frugo in fondo e alla fine scelgo quanto di più simile e vicino a una tuta. Indosso dei pantaloni elasticizzati neri e una canotta, sempre nera, smanicata. Ho un'irrefrenabile voglia di scaricarmi così mi avvio per i corridoi di quella grande casa alla ricerca di un luogo tranquillo dove allenarmi, prendere a pugni e magari distruggere una qualche costosa statua per esempio.

La casa in cui vivo ora con Sebastian è piena di roba costosa, non gli dispiacerà se faccio un po' di piazza pulita no? Infondo i miei gusti sono piuttosto semplici e lui deve assecondare i capricci di sua moglie.

Dopo tanto girare finalmente trovo una palestra dove poter allenarmi. L'interno è simile a quella dove mi allenavo da neo Shadowhunters.

Senza pensarci due volte mi avvio diretta per entrare, ma dei rumori alquanto strani e sospetti attirano la mia attenzione. Quella palestra era dotata di due piani e i rumori provenivano proprio dal piano di sotto. Mi sporgo dalla ringhiera del piano di sopra e lo vedo. Sebastian sta lottando contro un susseguirsi di mostruosi demoni ed è in vantaggio nonostante sia uno contro dieci.

L'uno dopo l'altro i demoni cadono a terra, tramortiti o feriti. Sebastian pare sempre più soddisfatto delle proprie capacità e quasi sorride divertito. Quando stende anche l'ultimo demone che gli era venuto incontro, alza lo sguardo e mi vede. Avrei voluto essere più veloce, ma non faccio in tempo a spostarmi, così resto li impietrita.

"Lasciateci soli. Sparite."ordina ai demoni a terra che si mettono in piedi e con un breve cenno del capo che stava a simulare un inchino, se ne vanno dalla stanza.

Sebastian intanto non distoglie lo sguardo da me. Sembra quasi divertito in un certo senso.

"Vuoi sfidarmi?"mi incalza. I miei occhi diventano due fessure. Una parte di me avrebbe voluto fargli mangiare la polvere, l'altra parte invece aveva paura di morire o farlo arrabbiare.

"Sono venuta per allenarmi"dico semplicemente. Sebastian prende la rincorsa e come se fosse uno stantman professionista si arrampica e in poco tempo arriva alla mia ringhiera. La mia testa mi dice di afferrarlo e spingerlo giù, ma qualcosa nel mio istinto mi dice che quel piccolo gesto mi sarebbe costato caro, così lascio perdere.

"Coraggio, non ti farò del male"dice scavalcando la ringhiera. Resto immobile cercando di guardarlo il meno possibile lasciando trasparire tutto il mio disprezzo nei suoi confronti.

"Come vuoi"dice e esasperata lo sorpasso cercando di raggiungere le scale. Sto quasi per raggiungerle quando mi ferma afferrandomi per un braccio e trascina all'indietro.

"Ma prima..."incalza e lo osservo semplicemente curiosa di vedere dove voglia andare a parare.

"Buongiorno"dice semplicemente. "Mi hai trovato"aggiunge.

"Sono qui solo per allenarmi, ora spostati Sebastian"dico spingendolo via e scendendo le sale. Lui mi precede gettandosi giù dalla ringhiera atterrando perfettamente in piedi.

"Vuoi la spada? O preferisci un po' di combattimento corpo a corpo"

"Qualcosa in cui non ci sia tu"dico.

"Se proprio vuoi qualcuno con cui combattere, non ti lascerò certo massacrare da un mio demone."

"Vuoi davvero essere massacrato tu?"domando mettendomi davanti al sacco da box. Do qualche colpetto al sacco cercando di ignorarlo. Sebastian incrocia le braccia al petto e mi osserva.

"Stai sbagliando. Devi fare pressione qui, e caricare con tutta la spalla"dice toccandomi il braccio e mettendosi alle mie spalle.

"E' la tua presenza che mi infastidisce"gli dico scrollandomelo di dosso.

"Adesso vedi di finirla e di non comportanti come una ragazzina viziata, ti ho solo dato un consiglio"

"mi stai tenendo prigioniera!"sbotto.

"Hai tutto quello che desideri in questa casa? Perché non sei ancora contenta"

"Cosa? Ma senti quel che dici? Ehm, vediamo, voglio la mia libertà? Posso averla? No. Allora non ho tutto quello che desidero."gli faccio presente al limite dell'esasperazione.

"Abbiamo un accordo"mi ricorda.

"Che non sta ne in cielo e ne in terra! E' stupido! Basato su uno sporco ricatto! Sul serio, sparisci e lasciami sfogare."

"Vuoi sfogarti? Di cosa! Del fatto che quell' idiota di Jace non è qui adesso?"

"Non parlare di lui in questo modo, non devi neanche nominarlo hai capito"

"Preferirei morire piuttosto che vederti tra le braccia di quell'idiota figlio di puttana!"mi urla contro. Afferro di scatto un bastone la vicino e glielo scagli in testa facendolo cadere a terra.

"Siamo in due allora che desideriamo la tua morte" dico con rabbia. Sebastian sputa un po' di sangue qua e la e quasi non riesco a credere di averlo ferito.

"credi che non lo sappia?So che mi odiate e che siete arrabbiati, e questo non vi rende poi così diversi da me"

"Noi non siamo affatto come te. Io, Jace, Isabelle, Alec siamo una famiglia e non penso che tu possa capire un concetto simile"

"Forse perché non l'ho mai avuta non credi? Sei tu la mia famiglia Clary, ma hai sempre cercato di ignorare la cosa, fingendo che non esistessi. Siete tutti uguali. Tu, Jace, nostro padre ... pensavo solo che tu eri diversa, che mi avresti accettato, ma mi sbagliavo."dice infine rialzandosi.

"La cucina è al piano di sotto, non aspettarmi"e detto questo se ne va lasciandomi li con i sensi di colpa e il bastone in mano, come se fossi una perfetta idiota.

Schiava di un DemoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora