Cap.6: Uscita a cena

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MI alleno per un altro paio di minuti prima di salire in camera. Mi faccio una doccia e infilo dei vestiti puliti. Per tutto il tempo ho alternato sentimenti di rabbia a sentimenti di colpa per le parole di Sebastian. Lui non aveva mai avuto una famiglia e in fin dei conti voleva solo averne una. Magari la ragione per cui mi ha costretto a sposarlo era proprio perché voleva che gli stessi accanto. Un modo un po' eccessivo magari di dimostrarmi il suo affetto, ma pur sempre un modo. Anche se, le sue affermazioni piccanti e il fatto che si divertiva a spogliarmi lasciavano trasparire un tutt'altro genere di affetto nei miei confronti. Voglio comunque trovarlo, così mi metto alla sua ricerca. Devo scusarmi con lui per le parole che gli ho rivolto, per averlo colpito e voglio sopratutto assicurarmi che stia bene. Il senso di colpa mi sta letteralmente lacerando la coscienza. Perché io non sono un demone spietato che uccide come se niente fosse, io sono buona e per noi buoni è sempre una fregatura. La cosa giusta da fare è sempre più pesante quando devi farla nei confronti delle persone che non sopporti. Dopo circa un'oretta di cammino in quella dannatissima casa, finalmente lo trovo. E' in balcone e indossa un completo casual, abbastanza elegante. La giacca turchese gli dona parecchio devo ammetterlo.

"Spero che tu abbia indosso qualcosa di elegante"mi dice.

"Perché dovrei indossare qualcosa di elegante"gli domando.

"Perché andiamo fuori a cena"mi dice semplicemente.

"Ma io non ho ancora pranzato"gli faccio presente.

"E' un po' tardi per quello, sono quasi le cinque ormai"dice. Controllo il mio orologio scettica e il tempo era davvero passato velocemente. Ed io che credevo di essermi allenata soltanto un paio di minuti e invece erano passate ore.

"Non ci avevo fatto caso"borbotto tra me e me.

"Sbrigati, non ho molto tempo da perdere. Va sopra e cambiati, ti aspetto nel parcheggio"mi dice.

Controvoglia salgo nuovamente le scale e mi dirigo in camera. Apro l'armadio e do un'occhiata ai vestiti appesi sulle apposite stampelle. Sono tutti molto attillati o scollati e la cosa non mi aggrada tanto. Sempre molto scocciata ne prendo uno a caso. E' rosso fuoco e mi arriva a metà coscia, in tinta con i miei capelli. Sul lato destro ha un richiamo in pizzo che gli regala una sinuosa onda laterale. Metto le scarpe a spillo abbinate e mi sciolgo la cosa lasciando che i capelli mi ricadano sinuosi sulle spalle. Metto giusto un velo di rossetto e un po' di matita e mascara sugli occhi. Quando scendo lui è già li. Splendido del suo completo e perfettamente disinvolto. Che lunatico del cavolo. Mi apre la portiera senza dire una parola e facendo altrettanto mi siedo in macchina. Lui entra, mette in moto, accende l'aria condizionata e un po' di musica da sottofondo per spezzare quell'imbarazzante silenzio. Gli interni dell'auto sono rivestiti in pelle e anche il volante lo è. E' tutto molto comodo, lussuoso e rilassante. Cerco di distrarmi, ma la curiosità si impossessa di me, come sempre del resto.

"Dove andiamo?"gli domando.

"A cena"risponde seccato.

"Dove?"insisto. Fuori il cielo stava diventando sempre più scuro.

"Lo vedrai"dice senza degnarmi di uno sguardo. Continua a guidare per un altro paio di chilometri prima di fermarsi. Scende e mi apre la portiera. Poi da le chiavi al parcheggiatore. Con un cenno mi fa segno di procedere e seguirlo e senza dire una parola faccio esattamente ciò che vuole. Non crederà mica che una cenetta possa risolvere tutto, perché se è così si sbaglia alla grande. Sempre con la stessa disinvoltura con cui poco fa mi aveva aperto la portiera dell'auto, mi mette una mano dietro la spalla e fa in modo che i miei passi vadano all'unisono con i suoi. Entriamo in un locale molto lussuoso, rivestito da un tappeto rosso, tende in velluto e interni in marmo d'orati. Le persone al suo interno sono tutte molto eleganti, alcune di loro hanno occhi di gatto, orecchie a punta.

Schiava di un DemoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora