Cap.9: Maledetta forchetta.

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Sebastian si fa avanti e mi bacia, senza che io possa fare niente per fermarlo. Mi limito solamente come un'idiota a posare le mani sul suo collo per avvicinarlo sempre più a me. La sua pelle è così fredda, ma le sue labbra sono così calde e morbide che bramano di ... di ... NO! Clary fermati pensa a Jace. Continua a ripetermi la mia coscienza. Quella dannata coscienza.

"No"dico scuotendo la testa cercando di allontanarlo da me, ma appena lo spingo via Sebastian ritorna con una calamita alla base. Una mano scivola lungo la sua camicia e cerca di strattonare i bottoni per aprirgliela, l'altra invece lo avvolge da dietro il collo per tenerlo fermo. E' più forte di me, non riesco a controllare il mio corpo. E' come se fossi letteralmente dipendente da tutto ciò che lo rappresenti. Sta diventando una droga incontrollabile e devo fermarmi prima di fare qualcosa di cui potrei pentirmene. Impongo così a quella mia maledetta mano sinistra di fermarsi e così smetto di spogliarlo.

"Ci penso io"sussurra staccandosi appena da me per sbottonarsi gli ultimi due punti della camicia che ancora erano rimasti chiusi.

"No. No, no, Sebastian io ..."ma come sempre mette a tacere ogni mio buon senso con quelle fottute morbide labbra. Quei baci così passionali mi impediscono persino di respirare. Scuoto la testa sempre più decisa ad allontanarlo e finalmente si stacca permettendomi di respirare e acquistare un po' di buon senso. Si sposta lungo il mio collo lasciando una scia di bollenti baci che vanno dalla mandibola alla clavicola della spalla. Sto per ripetergli di fermarsi, quando raggiunge un punto particolare del mio collo, particolarmente sensibile a un tocco esterno, che mi fa sussultare. Di scatto è come se si fosse mosso qualcosa dentro di me e intreccio ancora di più le gambe attorno alla sua vita e le dita delle mani intrecciate tra i suoi capelli.

"Lasciati andare"mi sussurra all'orecchio provocandomi un brivido. Lascio cadere la testa all'indietro godendomi la sua maestria e il suo tocco delicato sul mio collo. Per un altro poco voglio godermi quei baci e quelle attenzioni. La mia bocca si apre delicatamente e cerco di stare molto attenta a non emettere nessun suono che possa dargli false speranze.

"Andiamo in un posto più comodo?"mi domanda. Nel breve istante in cui si stacca dal mio collo, mi regala un briciolo di lucidità, sufficiente a farmi riprendere la ragione.

"No, nessun posto comodo"ribatto.

"Vuoi mangiare prima, posso imboccarti se vuoi"dice allungando la forchetta con dei maccheroni infilzati verso di me. Istintivamente allungo la mano e scaglio la forchetta a terra con uno schiaffo. Sebastian mi osserva sbigottito senza dire una parola.

"Non voglio mangiare, essere imboccata o andare in nessun posto comodo. E smettila di giocare con me, sono stanca"dico spingendolo via e scendendo dal tavolo. Faccio per andarmene ma Sebastian mi afferra per un braccio e mi attira a se facendomi voltare appena verso di lui.

"Un altro paio di giorni"mi dice.

"A cosa ti riferisci?"lo rimprovero.

"Hai un altro paio di giorni e poi sarai mia. Non ho intenzione di aspettare, non ne ho motivo visto che sei mia moglie"dice. Me lo scollo di dosso e mi dirigo fuori, ma appena sono sulla soglia della porta, quella maledetta forchetta si conficca proprio sotto il mio piede destro che io come una perfetta idiota ho calpestato.

"Cavolo!"sbraito per il dolore. "Cavolo!"

Sto saltellando qua e la mentre delle goccioline di sangue si spargono sul pavimento. Mi appoggio al muro nel tentativo di vedere il danno che mi sono fatta al piede quando Sebastian mi afferra da sotto il ginocchio e mi prende in braccio.

"Rimettimi a terra!Dove vuoi portarmi ora?"gli urlo contro.

"In bagno, dobbiamo disinfettare quella ferita."mi dice entrando in una stanza.

"Non credere che questo cambi le cose"ribatto.

"neanche per me, ti do un paio di giorni. Entro questa settimana sarai mia, che tu lo voglia o no"

"Non oseresti toccarmi con la forza"rispondo cercando di nascondere tutta l'agitazione che provavo in quel momento.

"Non mettermi alla prova"dice mentre mi passa il batuffolo di cotone sulla pianta del piede. Sussulto appena per il dolore e resto in silenzio, sconcertata ma non sorpresa dalle sue parole, ad osservarlo mentre getta il batuffolo alla sua destra, facendo centro, seppur non guardando, il cestino accanto alla finestra. Poi estrae il suo stilo dalla tasca e fa una runa di guarigione sotto la pianta del mio piede. Stringo i denti, troppo orgogliosa mi mostrargli quanto soffrissi.

"Tra un attimo sarà tutto finito"mi dice, e a quel punto scatto. Mi aggrappo al suo braccio e ruggisco di dolore.

"Ah! Fa male!"protesto

"Vorrei poter soffrire al posto tuo"bisbiglia silenzioso, ma non troppo perché io non riesca a sentirlo.

Quelle parole come sempre mi stupiscono e sorprendono, permettendomi di osservare un Sebastian nuovo, che ritorna un viscido schifoso appena tenta di spogliarmi e portarmi a letto.

Quel maniaco ossessivo del cavolo.

"Grazie"dico appena finisce di fasciarmi il piede.

"Di niente"dice riponendo lo stilo in tasca.

"Un altro paio di giorni, ricordatelo"continua ad urlare appena esco dal bagno.

E in quel momento riesco a formulare solo un unico pensiero. Quel maledetto figlio di puttana.

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Schiava di un DemoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora