"Aperitivo stasera?" Alessandro mi guardò attraverso il bancone della nostra cucina. Era pronto per andare a lavoro, faceva il grafico pubblicitario in un noto studio della capitale. Era sempre stato il lavoro dei suoi sogni, come quella era sempre stata la casa dei suoi sogni...quella era la vita dei suoi sogni...beato lui "Non lo so...ti dico dopo"
"Sei di assoluta compagnia in questi ultimi giorni Stefano. Già non sei loquace di tuo...ma da quando hai conosciuto Marianna sei a terra proprio...ti sei innamorato?"
"Non dire cazzate...e poi non sono assolutamente affari tuoi..."
"Non vai a lavoro oggi?" alle otto sono ancora in calzoncini e maglietta "No, ho una cosa da fare" osservai fuori dalla finestra e lui capì che non gli avrei detto altro, che per quel giorno mi doveva lasciar stare..poco dopo uscì di casa dopo avermi urlato un "Fammi sapere" ed io non gli risposi. Per quel giorno avevo una missione...andare a cercare Marianna all'ospedale dove lei faceva irocinio, il Bambin Gesù di Roma. Internet mi aveva fornito la foto delle tre tirocinanti del reparto di pediatria d'urgenza, foto messa da una delle altre due ragazze su Facebook. Marianna aveva un profilo privato e non potevo certo chiederle l'amicizia..
Da quella foto avevo scoperto dove lei prestava servizio e sempre stalkerando il profilo della sua compagna avevo scoperto che loro tre facevano tirocinio ogni giorno tranne il giovedì, dalle dieci di mattina alle sette di sera, con qualche pausa. La sua compagna di tirocinio, Anna, era una maniaca dei selfie e grazie a lei sapevo che negli ultimi giorni Marianna era stata bene tanto da andare sempre a lavoro, anche se la sua faccia stanca mi faceva pensare che andasse avanti per inerzia. In una foto spuntava un sorriso e il segno della vittoria, in un'altra loro tre erano davanti a tre fette di torta e tre caffè e Marianna mangiava di gusto. I capelli rossi erano acconciati in una treccia e subito mi ero immaginato lei sopra di me con la treccia buttata su una spalla..le mie mani che giocherellavano con i suoi capelli...le sue mani su di me...ok dovevo smetterla. Solo che lei popolava tutti i miei sogni, i suoi occhi mi inseguivano per tutto il giorno e da lunedì mattina, quando l'avevo lasciata a casa sua, non facevo che pensare a lei. Era venerdì e mio padre mi aveva concesso un giorno di riposo, anche perché quella settimana avevo lavorato a manetta, ed ero riuscito a strappargli in due occasioni anche dei complimenti...cosa che succedeva veramente raramente.
Andai a farmi una doccia e poi mi vestiti, faceva parecchio caldo a Roma...perché automaticamente associai la temperatura esterna alla pelle di Marianna sudata sotto le mie mani? Se non mi fossi conosciuto abbastanza avrei detto che lei era un'ossessione per me...ma io non avevo ossessioni no? Parlare da solo era un altro sintomo del fatto che non stessi affatto bene...imprecai e presi la mia macchina fotografica..uscii di casa e andai in garage a recuperare la macchina. La cosa più preoccupante era che l'idea di rivederla, senza che lei notasse la mia presenza, mi faceva accelerare il cuore..una settimana fa l'avevo incontrata per la prima volta e il fine settimana imminente mi faceva desiderare di passare quei due giorni con lei, chiusi in una stanza a fare l'amore, oppure portarla al mare, guardarla mentre si spalmava la crema solare e si metteva gli occhiali da sole..io che avevo sempre rifuggito i rapporti sociali troppo stretti volevo stare con lei. Da una parte sapevo che tutto era amplificato dal fatto che lei fosse malata e avrei voluto regalarle tutte le migliori esperienze possibili prima che lei morisse. Avrei voluto vederla sorridere, ridere di gusto..avrei voluto portarla in capo al mondo e sentire che lei era felice. Avrei voluto baciarla ed abbracciarla come non avevo mai fatto con nessun'altra....avrei voluto donarle qualcosa da ricordare...********
La settimana era stata estenuante, ero stata spesso sveglia buona parte della notte preda di sudori freddi, tremori e nausea. Avrei dovuto chiamare il medico per dirgli che le mie condizioni parevano peggiorare, ma la paura che lui mi dicesse che avevo ancora meno tempo del previsto mi bloccava. Avrei voluto andare a casa di Stefano e sentirmi dire che sarebbe andato tutto bene, ma sapevo che lui non avrebbe potuto cambiare il mio destino. In quei 5 giorni la mia parte meno razionale aveva spesso obiettato che avevo fatto male ad allontanarlo, che se lui aveva il desiderio di starmi accanto, io non dovevo impedirglielo..ma la mia parte razionale vinceva dicendomi che lui probabilmente si era già scordato di me, sicuramente si era già portato a letto tre o quattro ragazze, io ero stata già relegata nel dimenticatoio, etichettata come "la ragazza malata". Durante il tirocinio, presa da 3000 casi diversi, gravi e meno gravi, riuscivo a scordarmi della sensazione di vuoto nel petto..ma appena mettevo piede a casa, nonostante cercassi di tenermi occupata con qualunque cosa possibile ed immaginabile, la sensazione di star facendo una gran cazzata prendeva di nuovo il sopravvento. Perché non davo la possibilità a me e Stefano di costruire qualcosa di vero? Perché mi trinceravo dietro la paura di fargli del male, quando avevo paura io di farmi male? Avevo paura di soffrire...io così abituata a soffrire di dolori fisici, avevo paura di farmi male al cuore...a quell'organo che fino a quel momento solo lui era riuscito a smuovere parzialmente..
Mi tolsi il camice e lo riposi nell'armadietto...tolsi le ciabattine colorate e con gli adesivi degli animali e le misi per terra, sotto il mio armadietto...mi sciolsi i capelli che in ospedale tenevo rigorosamente legati e li lasciai liberi di scendere lungo la schiena "Che fai nel fine settimana?"
"Nulla di particolare..magari domenica vado al mare..." alzai le spalle perché non avevo assolutamente voglia di fare nulla, se non mangiare nutella e piangere, magari rivedendomi le vecchie puntate di "The Vampire Diaries"...mi sarei reincarnata in Elena che finiva fra le braccia di Damon, sperando di finirci io, anche se avrei preferito finire fra le braccia di qualcun'altro. Scossi la testa e sorrisi "A chi pensi? È tutta la settimana che ogni tanto hai quell'aria sognante..e poi lunedì hai condiviso su Facebook la canzone di Francesca Michielin...che finalmente anche tu abbia capito che "L'AMORE ESISTE"?"
"No..l'amore non esiste...non per me almeno..."
"Invece si...per esempio guarda quel ragazzo...fissa l'entrata dell'edificio da stamattina praticamente..l'ho notato sia quando sono andata a prendere da mangiare, sia quando sono uscita a fumare...chi aspetterà? Fa molto stalker ma da uno così mi farei stalkerare più che volentieri..." mi avvicinai alla finestra dello spogliatoio che dava proprio sull'ingresso dell'ospedale..quando misi a fuoco la figura in piedi quattro piani sotto sbiancai "Stefano"
"Chi? Cosa? Lo conosci? Hai dedicato a lui la canzone? Te lo sei fatto? Siete andati a letto assieme? Vacci di nuovo appena ne hai la possibilità..insomma se non fossi impegnata lo sbatterei al muro"
"Non...scusa..ne parliamo lunedì" presi il marsupio, gli occhiali da sole e poi mi precipitai giù. Timbrai il cartellino e poi uscii nel caldo appiccicoso di Roma..e adesso che cazzo gli dicevo?
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L'AMORE ESISTE
RomanceMARIANNA E STEFANO SONO DIVERSI...DUE MONDI CHE SI SCONTRANO...LUI DONNAIOLO E FIGLIO DI PAPÀ...LEI CHE HA PROMESSO A SE STESSA DI FARE OGNI GIORNO QUALCOSA DI SPECIALE....PERCHÉ IL TEMPO SCORRE...INESORABILE....