Capitolo 22

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Dopo quella serata a Balzar Ave non ho più visto i ragazzi e la mia vita è diventata così monotona, quasi ripetitiva. Mi alzo, vado a scuola, torno, leggo un libro per tutta la sera e infine mi addormento, poi mi sveglio per colpa degli incubi e non riprendo più sonno.

È una monotonia che mi sta imprigionado, mi alzo sempre sapendo che farò le stesse cose del giorno prima, e di quello prima ancora. A scuola quando passo ci sono bisbiglii peggio di prima. Roba del tipo "Perché non è con Acacia?" "E Cameron dove l'ha lasciato?" "Quella è la Beer, ricordi? Stava con Dallas" e altre cose simili ma non mi importa, quello che pensano di me sono problemi loro.

Anche oggi la sveglia suona, ma io sono già sveglia quindi la spengo e mi alzo. In bagno lego i capelli e mi faccio una doccia, poi mi vesto e inizio a truccarmi. In questo periodo il trucco è diventato più pesante del solito, ma per nascondere tutto quello che mi porto dentro è meglio così.

Guardo l'ora e sono in ritardo quindi prendo lo zaino e dopo avermi messo gli anfibi neri esco di casa salutando mia nonna e dicendole che mangerò qualcosa per strada. Dubbiosa annuisce e mi guarda dalla porta mentre avvio il motore e tutto ciò che si sente nell'aria è il rombo della mia amata Aprilia RS4. Arrivo a scuola sotto lo sguardo di tutti, cosa che mi irrita ancora più dei bisbiglii. Okay, in questo periodo mi irritano talmente tante cose. Sono irascibile, però perché mi devono fissare così? Non ce l'hanno una vita?

Sbuffando vado dentro e dopo aver preso i libri dall'armadietto vado a matematica.

***

Dopo cinque infernali ore di scuola in cui quattro ho dormito finalmente la campana suona e io vado direttamente nel parcheggio. In giardino tutti vanno indifferenti verso le loro auto, ma io sono rimasta paralizzata quando vedo Cameron appoggiato alla mia moto.

Lo fisso ma lui non si è ancora accorto di me. Prendo un respiro profondo e tiro fuori il telefono per fare finta di messaggiare così pensa che non l'ho notato; faccio tre passi e poi rimetto il telefono in tasca dato che sembro una dodicenne alle prese con la prima cotta. Gli vado incontro a testa alta, in fondo lui è sempre Cameron, quel Cameron di cui mi sono innamorata anni fa, lo stesso a cui ho dato il primo bacio, lo stesso con cui ho fumato la mia prima sigaretta, lo stesso con cui ho tracannato la mia una bottiglia di vodka alla menta.

Lo stesso che si è fatto la tua migliore amica, mi ricorda il mio subconscio.

Cammino a passo deciso ma quando me lo trovo davanti mi tremano le gambe.

"Dobbiamo parlare." Dice guardandomi negli occhi ma io giro lo sguardo. Faccio un lungo respiro e batto più volte le palpebre per non piangere, poi gli rispondo.

"Dimmi" tengo un tono freddo e distaccato. Cameron sospira e da un passo verso di me, se fosse stata un'altra persona avrei indiettreggiato, ma non lo faccio.

"Perché ero con Taylor, quella sera? Lui e Acacia si sono lasciati; e la gang sta andando malissimo, nessuno ha le forze di prendere il controllo.."

"...non ho fatto nulla con Taylor, Noah Cliver? Hai presente? Era coinvolto in una rissa e la sua moto era lì vicino, l'avrebbero coinvolto. Cam sai come gira da quelle parti.." tengo la voce bassa. "Almeno tu credimi, ti amato più di ogni altra cosa della mia vita. Sei stata la cosa più bella che mi potesse capitare, ho sofferto tanto per te, ma va bene così. Eri il ragazzo diverso, avevi qualcosa di speciale e io l'ho  notato subito, non so cosa avevi di diverso, forse le fossette, forse gli occhi color Nutella, forse il tuo taglio di capelli che non cambiavi mai. Però poi è arrivata Caterina, e assieme a lei sono arrivate le litigate, gli sguardi fugaci, i miei pianti e le tue risate. Così io, a quasi quattordici anni ho deciso di darci un taglio con quella compagnia, ho iniziato ad andare nei bar, nei pub, nelle discoteche. Tornavo a casa ubriaca, fumata; oppure non tornavo...anche prima di entrare a scuola fumavo, oppure mi facevo le strisce di coca suo muretti. Cameron, mi avevi distrutta." Mi premo i palmi contro gli occhi ma sento il mascara colare, e non posso farci nulla. Lui ha lo sguardo perso, sta ripercorrendo tutto ciò che abbiamo passato...

"Di Caterina non ero innamorato. Lei era così diversa da te, ci teneva così tanto ad apparire bella, dai capelli biondi al rossetto rosso. Era una di quelle ragazze che ti fanno girare la testa, ma per poco. Profumata di nuovo, era diversa da te, mi attirava per questo, era lì, pronta ad ogni mia richiesta, tu anche per un bacio mi hai fatto sudare, me l'hai fatto desiderare e mi hai fatto capire che non sarebbe stato facile ottenerti. Ed era veramente così, dopo un po' di tempo pensavo che mollarci sarebbe stata la cosa migliore. Ma tu, orgogliosa come sei e com'eri già a quell'età, mi hai letto nel pensiero e mi hai lasciato. Caterina ha iniziato e girarmi intorno e io sono caduto nella sua trappola. Ma Madison, dopo che ti ho vista andare via, via veramente l'ho capito che tu per me eri tutto. Eravamo e siamo due demoni in cerca di pace, e solo stando assieme potremo trovarla, ti prego principessa, perdonami."

Di parole come queste ne ho sentite tante negli anni, e il 99% sono sempre uscite dalla bocca di Cameron. Mi ha consumata. Si è insinuato piano piano in ogni parte di me, partendo da una cotta fino ad adesso, che lo amo più di ogni altra cosa.

"Le ho sentite così tante volte queste parole, promesse mai mantenute, ecco cosa sono. È tutto troppo difficile, siamo un intreccio che solo allontanandosi può sciogliersi."

"Lo sai che non è vero, non possiamo stare separati, siamo stati fatti per stare insieme, altrimenti non saremo ancora qui dopo cinque anni."

Il suo ragionamento non fa una piega.

"Siamo qui perché ci amiamo, ma ci facciamo male."

"Non posso prometterti che non ti farò più soffrire, ma posso permetterti che io ci sarò per te, che non permetterò a nessun altro di farti provare quello che ti faccio provare io. Ti prometto che amerò solo te, perché tu, così come sei, sei la donna della mia vita, Madison Elle Beer."

A questo punto tutto dovrebbe  filare liscio, dovrei saltare tra le sue braccia e baciarlo. E lo stavo per fare quando una Lamborghini troppo lucida si blocca nel mezzo del parcheggio e da lì scende mio padre in giacca e cravatta e appena ci vede viene verso di noi.
Vorrei una vita più semplice, non chiedo tanto, ma invece quando qualcosa di bello sta per succedere arriva qualcuno a rovinarla.

"Madison! Che piacere che sei tornata a scuola." Fa per abbracciarti ma lo spintono, e Cam ride.

"Ma col cazzo che mi faccio abbracciare da te! Nemmeno nei tuoi sogni."
"Portami rispetto, ragazzina!"

Ma sentilo!

"Devo portarti rispetto dopo che tu mi hai preso a schiaffi perché pesavo troppo a dodici anni? O perché mi sono difesa con mia sorella che mi rubava giochi? Spiegami per cosa! Per cosa?!" È diventato paonazzo e Cam non ride più ma è serissimo.

"Tu hai diciassette anni! Sei minorenne! Devi portarmi rispetto perché posso portarti in un colleggio, cosa pensi che perché non vivi con noi sei libera? Scordatelo!"

"Tu non mi porterai da nessunissima parte, brutto stronzo! Non sei mai stato presente per me e ore pretendi di essere trattato come chissà chi! Devi tener presente che quando ho iniziato a fumare tu eri chissà dove in vacanza con quella vacca di tua moglie e la tua perfetta figliola bionda dagli occhi celesti. E scusami se i capelli ce li ho castani, scusami tanto, e scusami se non voglio tingermi i capelli per sembrare una Barbie. Poi di me non ti è mai fregato niente, altrimenti quando mi ho tinto i capelli di rosso non ti saresti preoccupato solo dell'immagine che davo alla nostra perfetta famiglia. Sai quando ho preso la mia prima pasticca? Quando il giorno del ringraziamento tu eri beatamente fuori città con la mamma e Karen. Oppure dovrei esserti grata per avermi lasciato giorni senza mangiare perché io non volevo smettere di vedere Cameron? Ma alla fine la rivincita te la da la vita, quando finalmente degli altri non ti importa più. Perché sono state le mie debolezze a rendermi quella bambina stronza alle elementari, quella che litigava con i professori alle medie e quella che fa parte di una gang alle superiori. Ma la sai una cosa? Forse crescendo così ho imparato ad essere indipendente, a farmi le palle. Anche se non l'ho mai capito, perché voi mi odiate così tanto! Cazzo, non l'ho mai capito!" Quando finisco somo senza fiato e gli punto i miei occhi addosso per vedere la sua espressione: è impaurito. Ma di che cosa?

"Ci rivedremo, Madison, non è finita qui, oh certo che non è finita." Detto questo gira i tacchi e se ne va sulla sua Lamborghini lasciandosi dietro una figlia distrutta.

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