Capitolo 23

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Rimango lì, ferma, a guardarlo andar via mentre Cameron si avvicina piano piano e quando mi è davanti e penso voglia baciarmi ma mi abbraccia. Un abbraccio forte, che racchiude cose non dette, un abbraccio più forte di tutti i 'ti amo' detti nel mondo. Sento il suo respiro sul mio collo, caldo e veloce. Sento il suo cuore che batte più veloce del solito sulla mia guancia. Le sue mani sui miei fianchi si spostano e anche lui si scioglie del tutto da quell'abbraccio.

"Madison, non farò nulla che tu non mi abbia chiesto."

"Cameron. Baciami."

"Cosa?"

"Baciami."

Non se lo fa ripetere due volte, si fionda femelico sulle mie labbra e le socchiudo per approfondire il bacio. La sua lingua si fa spazio nella mia bocca, ed insieme alla mia fanno un ballo che non so se avrò mai la forza di far smettere.

Ma ci interrompe un professore che ci caccia dal parcheggio dato che le ore di lezione erano finite.

Per qualche motivo che ignoro lui è senza moto quindi prendiamo la mia, e ovviamente, con mia grande disaprovvazione, guida lui.

"Dove mi porti?" Gli domando mentre ogni cosa di Las Vegas mi passa sotto gli occhi, senza nemmeno darmi il tempo di guardare bene una cosa che devi subito passare ad un'altra. Ecco cosa è la vita, tutto ti passa davanti così veloce che non hai tempo di realizzare nulla. Ma poi ci sono quelle cose che mettono piede nella tua vita, e se ti toccano il cuore col cazzo che se ne vanno.

Ci blocchiamo davanti ad un palazzo grigio e malandato, è molto alto e ha tante piccole finestre dove in qualcuna ci sono stesi dei panni, poi al lato c'è una scala in metallo che porta al tetto. Cameron mi prende per mano e saliamo su per la scala fino alla fine. Non so che quartiere sia questo, però non c'ero mai stata. Il tetto è così grande che potrebbe atterrarci un aereo, ma in questo momento la mia attenzione viene catturata dal paesaggio: una bellissima Las Vegas illuminata dal sole di settembre. Ancora mano nella mano andiamo verso il bordo e da qui è ancora più bello. Cameron lascia la mia mano e mi prende per i fianchi appoggiando il mento sulla mia spalla. Rimaniamo per un po' in questa posizione finché non decido di rompere il silenzio.

"Come conosci questo posto?" Mi esce quasi in un sussurro. Lui mi gira e ora siamo faccia a faccia.

"Potrei fare il ragazzo perfetto e dirti che ci sono capitato per caso, ma non è così, qui vendiamo droga..." Non riesce a reggere il mio sguardo e non ne capisco il perché, cazzo nemmeno io sono perfetta. Anzi, ho diciassette anni e la droga nello zaino.

"Non importa, non devi fingere di essere perfetto, non con me. Io sono come te." Poggio le mie labbra sulle sue.

"Okay, questa scena suonava meglio nei film." Commento strappando una risata ad entrambi.

"Rovini sempre i momenti romantici." Mette il broncio e io gli faccio la linguaccia iniziando a correre per tutto il terrazzo. "Vienimi a prendere." Lui sorride e incomincia a seguirmi. Corro veloce, ma non quanto lui infatti mi prende ancora prima di iniziare davvero a correre. Mi carica in spalla e comincia a farmi il solletico, poi cadiamo a terra e io continuo ancora a scalciare cercando di allontanarlo, ma non faccio veramente. Stiamo ridendo tantissimo. Ad un certo punto smette di farmi il solletico e rimane semplicemente sopra di me reggendosi sui gomiti. Mi sposta una delle tante ciocche di capelli che ho in faccia e mi sorride.

"Sei proprio bella." Dice ad un certo punto. Non mi aveva mai detto una cosa del genere; detto da lui forse ci credo un po' di più. Gli metto le braccia attorno al collo e lo avvicino a me per baciarlo. Socchiudo le labbra e la sua lingua mi scivola in bocca, iniziamo a baciarci sempre più profondamente, più appassionatamente. Le sue mani scivolano sul mio sedere e lo strizza, alzo le gambe e gliele avvolgo in vita, mi si alza la maglia sui fianchi e poi fino a sotto il seno. Lui si blocca.

"No basta. Altrimenti ti scopo qui." Mi passa per gli occhi una scintilla come per fargli capire che sono vogliosa quanto lui.

"Non l'abbiamo mai fatto all'aperto." Replico avvicilinandolo a me ma non me la da vinta. Che noioso.

"Qua no, Madison."

"Sembri anche serio." Tolgo una mano dal suo collo e la porto al bordo dei suoi boxer, poi la infilo dentro. È la prima volta che lo faccio, l'ho fatto qualche volta da ubriaca ma non abbiamo molta esperienza con i preliminari, siamo sempre passati al sesso. Stringo la mano sulla sua intimità e inizio a muoverla su e giù, sempre più veloce. Lui mugola e gli esce qualche gemito strozzato. Quando lo sento irrigidirsi e ho la certezza che sta per venire levo la mano mi alzo correndo via e urlandogli: "così impari a non accontentarmi"

Corro giù per le scale di metallo facendo un casino nero con il mio passo pensante e poi sento Cameron corrermi incontro, ma è lontano. Arrivo alla moto e mi metto il casco inserendo la chiave e sedendomi in sella facendo rombare il motore. Non posso fare a meno di scoppiare a ridere quando lo vedo arrivare giù dalla rampa di scale tutti impacciato che non riesce nemmeno a camminare bene.

"Questa me la paghi!" Dice vedendomi incontro. "Adesso come faccio ad arrivare a casa, stronzetta?" Gli scoppio scoppiò a ridere in faccia.

"Dai vieni qui." Allargo le braccia ma lui scuote la testa. "Arriva prima il mio cazzo di me."

"Vieni che finisco il lavoro che ho cominciato." Gli dico con un sorriso malizioso. "Sei una stronza." Dice e si arrangia da solo nel schifoso bagno del locale qui affianco.

Dopo un po' esce dal bar e mi trova appoggiata alla moto che smanetto con il telefono e fumo uns sigaretta. Mi ruba le chiavi dalla tasca e sale sulla mia moto.

"Allora signorina dove la porto?" Quanto è deficiente?

"Portami alla villa, devo parlare con Acacia."

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