Capitolo 3

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"Non me ne frega un cazzo di quello che pensi." Giro i tacchi e salgo sulla moto.

Entro in casa sbattendo la porta e vado dritta in camera mia.

Scendo lentamente le scale per non far capire ai miei che sono in casa, non voglio vedere nemmeno mia sorella, sembra strano lo so, ma non abbiamo mai avuto un rapporto da 'sorelle' perché sin da piccole litigavamo a morte, i nostri genitori non si preocupavano perché sembrava normale con soli due anni di differenza ma poi crescendo hanno capito che proprio non andiamo d'accordo e danno sempre ragione a lei, e non ne ho mai capito il motivo ma ci ho fatto l'abitudine ormai. La mia amata moto è stato un regalo della nonna, che è l'unica che ci tiene a me.

Ovviamente sono così sfigata che inciampo e cado e dal tonfo che ho fatto mia mamma mi sente.

-"Dobbiamo parlare signorina" dice e va in cucina seguita a ruota de me, che non ho scampo.

-"Allora cosa hai intenzione di fare col bambino? Hai pensato all'aborto? È la soluzione migliore per tutti!"

-"Non che non ci ho pensato e mai lo farò! Non ucciderò mio figlio!"

-"Allora lo darai in adozione?"

-"No mamma! Terrò mio figlio"

-"No che non lo terrai, sei a casa mia e non voglio un marmocchio che gira per casa!"

-"Tranquilla non avevo intenzione di rimanere qui. Non voglio far crescere mio figlio con un strega" detto questo scendo in garage sbattendo la porta.

Come cazzo si permette anche solo a pensare di uccidere mio figlio? È pur sempre suo nipote cazzo!

Salgo sulla moto e sfreccio per le strade di Las Vegas come non facevo da tempo. Il rombo della mia amata Aprilia RS4 nera e verde mi manda in paradiso.

Sono ad un incrocio quando vedo una macchina nera venirmi addosso ed è troppo tardi per spostarmi subito dopo vedo tutto nero e poi il silenzio.

Vedo tutto nero e sento la testa pesante. Nella mia testa si susseguono le immagini di ciò che è successo: il litigio con Cameron, mia mamma e l'aborto, la moto, la macchina nera e poi il buio.

Sento delle voci che non riconosco ma stanno parlando di me

-"Dottore la ragazza è in coma ed è incinta, dobbiamo fare degli accertamenti per vedere se ha perso il bambino. L'impatto è stato forte e chiunque sia stato ad andarle addosso è scappato, però si pensa sia stato tutto programmato perché la moto non ha nulla è stata colpita solo la ragazza, la polizia sta cercando l'aggressore."

Sento la porta aprirsi e un'altra voce

-"Dottor Evans sono arrivati i parenti della signorina Beer Madison."

-"Dì loro che voglio parlarci prima di fargli vedere la ragazza. È un caso grave e non sono certo del suo risveglio, inoltre è incinta"

Vorrei aprire gli occhi ma sembra impossibile.

Sento una voce che conosco fin troppo bene urlare contro l'infermiera che è appena uscita

-"Cazzo fatemi entrare! È la mia ragazza!" poi si aggiunge un altra voce che anch'essa conosco bene "È la mia miglior amica ho il diritto di vederla!"

"Ragazzi avete tutte le ragioni del mondo ma per ora entrano solo i parenti. La ragazza è incinta!"

"Si appunto! Di mio figlio cazzo." sbraita Cam

"Ascoltate vi farò entrare cinque minuti subito dopo i parenti però dovrete fare veloce perché il dottore non vuole"

Soph le dice qualcos'altro che non sento perché sta entrando qualcuno, suppongo i miei.

"Hey piccola" dice mia nonna accarezzandomi la fronte, menomale c'è lei cazzo! "I tuoi genitori non sono venuti perché quando l'ho saputo ho detto loro di rimanere a casa perché stavi già male e non dovevi subirti i loro insulti. Ho saputo cosa è successo.» mi accarezza in ventre e riprende a parlare «Non è un errore, è il frutto dell'amore tuo e di Cameron. State assieme da quando eravate piccoli e anche se è presto se è questo che volete appoggerò la tua scelta piccola. Ora devo andare perché vogliono entrare la tua amica e Cameron, ma ci vediamo domani cara"

Vorrei dirle quanto le voglio bene ma non riesco a muovermi.

Sento la porta aprirsi e capisco che lui è entrato, lo capisco ogni volta che lui è vicino a me.

-"Hey amore, scusami per oggi, non avrei voluto dirti quelle cose. È tutta colpa mia, fa così male vederti con tutti questi tubi attaccati, poi i dottori dicono che sei in fin di vita...e poi il nostro bambino forse non c'è più" dice con voce spezzata dalle lacrime che man mano mi bagnano la mano e vorrei solo rispondergli che non fa niente, che lo amo, ma non ci riesco.

-"Lotta guerriera mia, lotta ti prego, senza te non vivrei. Ora ti lascio perché quella rompi palle della tua migliore amici ha mangiato il cervello al l'infermiera per farci entrare e alla fine la povera ha ceduto" provò a piegare gli angoli della bocca per formare un sorriso, e forse ci sono riuscita perché Cameron è corso come un matto a chiamare qualcuno.

-"È sicuro signorino? Può essere una sua illusione."

-"No cazzo. Non ho delle fottute visioni!"

-"E poi che ci faceva qui? Possono entrare solo i parenti!"

Poi sento la porta chiudersi e capisco che è uscito e che sono rimasta sola con il dottore che mi sta passando un gel freddo sulla pancia e non ne capisco il motivo.

Poi mi ricordo che si usa per fare le ecografie, spero solo di non aver avuto un aborto spontaneo altrimenti non saprei cosa fare.

Non sento più il dottore che mi passa il gel sulla pancia e poi lo sento aprire la porta e chiamare qualcuno.

-"Si fatemi venire un'infermiera. È urgente"

-"Subito dottore"

Passa un po' di tempi quando sento la porta aprirsi

-"La ragazza ha avuto un aborto spontaneo"

Cazzo no. Non è possibile, già amavo quella creatura. Sarei stata una madre di merda, non vorrei rovinare un'altra vita, un angelo frutto del mio amore con Cameron. Sento gli occhi bruciare e l'istinto di aprirli e subito vedo le pareti bianche della stanza d'ospedale in cui mi trovo.

-"Bene. La signorina si è svegliata. Faremo delle visite, avvisate i parenti" dice il dottore all'infermiera che subito esce e lui inizia a visitarmi.

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