LA CASA DI DASHUR #montshot

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Quella estate era la più calda che si ricordasse e anche la più secca, non pioveva da settimane persino l'impluvium al centro della casa era pieno di sabbia. Quella sabbia che per anni aveva lo aveva visto combattere da gladiatore.

E adesso alla soglia dei quaranta anni Dashur era un liberto rispettato e benvoluto.

Più di vent'anni prima aveva ricevuto l'affrancatura dalla posizione di schiavo, aveva salvato la vita al suo padrone durante un agguato. Ne era uscito gravemente ferito e la sua corretta deambulazione era stata compromessa per sempre.

Per questo gesto di altruismo ricevette la libertà e alcune monete d'oro, non avendo più parenti nella terra natia decise di restare a Capua.

Trovò un impiego come Magister presso la casa di Cassio, un lanista assai noto per la capacità con cui sceglieva e gestiva il suo ludus.

Dashur si rivelò un capace collaboratore e ben presto riuscì a mettere da parte una cospicua quantità di denaro, la conoscenza dell'ars gladiatoria, la capacità di insegnare l'arte del combattimento e la dedizione che metteva nel suo lavoro, lo resero il collaboratore più fidato del lanista romano. Alla morte di Cassio, che non aveva eredi, ricevette come lascito l'intero gruppo di gladiatori e gli schiavi del suo datore di lavoro.

In pochi anni era passato da schiavo privo di ogni diritto a lanista.

Aveva sposato una donna romana, se pur di umili origini ed era entrato a far parte della casta governativa della città. Non ricopriva incarichi attivi ma era cercato ogni qual volta si doveva prendere una decisione importante. Il suo figlio maschio lavorava con lui e avrebbe perpetuato la gloria della casa di Dashur.

E quella torrida mattina d'estate era appoggiato alla balaustra del suo terrazzo e guardava l'alba sorgere nel cielo.

Da quella posizione dominava il suo ludus, i suoi gladiatori vivevano in un'area della proprietà a loro riservata: un edificio su due piani a forma rettangolare. Era costruito a lato della residenza padronale, su due lati vi erano le celle degli schiavi. Al primo piano abitavano i combattenti più forti e famosi, a terreno le reclute. Le celle erano dotate di comodi letti e casse per riporre gli oggetti personali. Tutte avevano una finestra ed una porta molto alta la cui parte superiore si poteva aprire per consentire il passaggio dell'aria. Sul terzo lato si trovavano le armerie e il refettorio.

Dashur era un lanista strano, conoscendo la condizione di schiavo utilizzato come combattente nell'arena, trattava i suoi uomini con umanità e rispetto. I suoi schiavi erano ben nutriti, vivevano in celle confortevoli e ricevevano una paga. Ad ogni vittoria venivano ricompensati con una moneta d'oro.

Lo stesso trattamento era riservato agli schiavi che svolgevano le mansioni domestiche, anche se il loro compenso era assai inferiore. Quello della paga agli schiavi era il segreto più grande e meglio mantenuto di tutta Capua.

Quando i primi raggi di sole cominciarono ad apparire all'orizzonte Eudeo, il Magister suonò il corno dell'adunata mattutina. Di lì a breve tutti gli uomini scesero nel centro del cortile per la conta e per il primo pasto della giornata. Poi iniziarono gli allenamenti. Sull'ovale spianata di sabbia iniziarono i duelli, per gruppi, i gladiatori si allenavano nelle diverse specialità in cui erano addestrati. C'erano i campioni armati di gladio, quelli con la rete e quelli che usavano la lancia. Ma soprattutto c'era lui, Dugo il germanico , il campione di Capua. Il più grande gladiatore della regione.

Arrivato bambino alla casa di Cassio, era cresciuto sotto la guida di Dashur, si era specializzato nell'arte gladiatoria ed era un esperto Trax, da alcuni anni combatteva vittorioso nell'arena.

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