IL KILLER DELLE MANI

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"E anche per oggi la giornata è finita, almeno quella lavorativa"

Pensò il Dott. Sam Holder, andando a sedersi nella stanza relax per i medici del Municipal Memorial. Non era però ancora possibile allontanarsi dal mesocomio. I sopralluoghi della polizia erano ancora in corso. Questa volta avevano fatto presto a scoprire il cadavere...

Holder osservava gli agenti fare i rilievi, interrogare i presenti, prendere e catalogare prove, scattare foto, alla così detta scena del crimine secondaria.

 "Cavolo questi si che sono svegli,hanno già capito che è stato ammazzato altrove."

 Pensava tra se e se. Ascoltava i loro commenti,  le loro supposizioni dalle quali si asseriva che questa volta "il boia delle mani" doveva aver per forza lasciato una traccia.

Ma ciò che lo intrigava di più era la poliziotta. Quella cicciottella, bassina con gli occhiali. Che tanto gli ricordava la sua sorellina...

Quella sorellina uccisa, insieme ai loro genitori, venticinque anni prima nel Vermont. Lui si era salvato dalla furia dei quattro killer solo perché perse i sensi. Lo credettero morto.

Si alzo dalla poltrona verde di velluto sdrucito della sala medici e andò a parlarle.

Si presentò e gentilmente chiese

 "Agente, è per caso in grado di dirmi quanto ci vorrà ancora?"

 Lei sorridente e cortese gli rispose che avevano quasi terminato, poi si presentò a sua volta, Anita Bloom, era questo il suo nome.

Anita, che nome particolare...

Dopo circa venti minuti fu comunicato che le indagini sul posto erano finite. Tutti potettero lasciare l'edificio.

Anita parlò con i suoi superiori per decidere le strategie. Poi stanca dalla lunga giornata andò decise di cenare in quel ristorantino italiano proprio lì vicino.

Holder si fece la doccia in ospedale. Si cambio ed usci. Era tardi quindi decise di fermarsi a mangiare qualcosa alla tavola calda vicino all'ospedale. Entrando scorse Anita seduta ad un tavolo, intenta a mangiarsi un piatto di fettuccine ai funghi.

Quando Anita lo vide, sorrise e pensò, ottimo.

Holder la salutò e chiese se poteva sedersi con lei. La ragazza accettò di buon grado, non era tutta questa bellezza, cenare con un uomo decisamente attraente come lui, non doveva capitarle spesso pensò il medico.

Dopo alcune domande di circostanza, chiese a bruciapelo a che punto fossero le indagini; lei rispose che non avrebbe potuto parlarne. Si lasciò sfuggire alcuni particolari, l'assassino veniva chiamato il "boia delle mani" perché amputava le mani alle sue vittime. Si presume le conservasse come trofei. Era sicuramente un uomo pratico di attrezzi da taglio un forse chirurgo o un macellaio. Uccideva legando le vittime  e amputando loro le mani e lasciandoli dissanguare. Insomma un pazzo criminale da manuale.

Holder, era affascinato dal modo di parlare di quella ragazza.

Si salutarono e andarono per le loro strade.

"Non sanno un cazzo"  pensò il medico, mentre guidava verso casa.

Nei giorni successivi Holder e Anita si videro spesso. Intrecciarono una torbida relazione sessuale. Quasi sempre a casa di lei, tranne un paio di volte in cui il medico la aveva portata nel suo appartamento.

Ogni volta che i turni di lavoro lo permettevano, il medico raggiungeva la poliziotta, di cui si era perdutamente innamorato. I due si intrattenevano facendo sesso. Un sesso torrido, violento, che piaceva ad entrambi. Lui cadeva sempre di più in quel sentimento che gli riscaldava il cuore.

E puntualmente le chiedeva notizie sull'indagine del serial-killer. Lei lo informava raccontando tutto ciò che la polizia scopriva o almeno, diceva lei, quello che riusciva a sapere da coloro che lavoravano al caso.

Quello che non gli diceva era, che l'agente dedito al caso era lei stessa. Lavorava incessantemente, esaminava prove, cercava eventuali collegamenti e aveva scoperto alcune cose, che non aveva riferito al suo amante. Erano cose terribili: le quattro vittime erano state tutte processate più di venti anni prima per un efferato crimine, l'uccisione dei tre quarti di una famiglia nel Vermont. Erano stati tutti scagionati per mancanza di prove. L'unico testimone, il figlio sopravvissuto di otto anni di nome Elliot Vomer, non era stato ritenuto attendibile visto ciò a cui aveva assistito.

Di lui si avevano notizie fino al compimento dei ventuno anni,  dopo era sparito nel nulla. Ma incrociando celle telefoniche, carte di credito, targhe delle auto, aveva trovato una persona che era presente nelle città dei crimini ogni volta, era un uomo, era un medico.

Approfondendo le indagini era riuscita a trovare una radiografia dell'arcata dentale di Elliot all'età di 18 anni. L'aveva comparata con la stessa del soggetto sospettato,erano identiche, adesso aveva trovato la prova che cercava, sapeva chi era il killer.

Era Holder.

Si presentò a casa sua con una scusa banale. Lui l'accolse stupito ma felice, amava sinceramente quella ragazza. Passarono delle romantiche ore insieme, quando lei parlò,

" Stai con me per avere notizie sul caso vero Elliot?"

Il medico trasalì, come era possibile che lo avesse scoperto? eppure aveva mascherato bene la sua identità, aveva cambiato anche nome.

"Sono settimane che sappiamo tutto"

 Lo aveva scoperto lei.  Gli spiegò che gli aveva raccontato inutili informazioni al ristorante per tranquillizzarlo. Già era un sospettato all'epoca. Frequentandolo aveva capito dove e cosa cercare e trovando la radiografia nel suo cassetto aveva messo insieme le prove per catturarlo e farlo condannare.

Holder si senti mancare. Mentre lo arrestavano riusciva solo a pensare che non avrebbe più rivisto la donna che amava e che lo aveva usato solo per risolvere il caso.

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