Lui è Kieran.
La sveglia suonava ormai da qualche minuto, ma quel fresco giorno di novembre invitava Kieran a stare più a lungo sotto alle coperte calde.
I capelli neri puntavano in ogni direzione e gli occhi color miele erano ancora assonnati, mentre Kieran si passava una mano sul viso e sbadigliava.
Sapeva bene che doveva alzarsi subito per evitare di fare tardi a scuola e se voleva riuscire a fare tutto senza fretta.
- Hm...
Ancora mezzo addormentato, si alzò dal letto e dopo una lavata veloce si infilò la tuta e uscì a correre.
Ogni mattina faceva una corsa per riuscire ad affrontare quelle giornate difficili a scuola, ma soprattutto per prepararsi mentalmente alle partite.
Kieran faceva parte della squadra di basket della scuola ed era il miglior tiratore, quello su cui la squadra e i tifosi puntavano, colui che doveva riuscire a far canestro, ma tutto questo lo sottoponeva a uno stress notevole; certo il coach e la squadra erano sempre pronti a incitarlo, ma l'ansia di sbagliare dei tiri importanti lo assaliva tutte le volte.
Percorse le strade di quella zona di ville costose ed eleganti, tra le quali anche casa sua, mentre si dirigeva verso il centro.
Il cielo era di un grigio spento, mentre la città dormiva ancora, lasciando per le strade un silenzio piacevole, che Kieran riusciva a percepire chiaramente, anche se aveva le cuffie.
La musica lo aiutava a concentrarsi e, con la traccia giusta, riusciva ad auto-incitarsi a dare il massimo.
Svoltò l'ennesimo angolo e vide degli alberi in lontananza.
Il parco era una zona sempre piena di persone, anche in inverno, ma a quell'ora era deserto e il silenzio rendeva il posto tranquillo e piacevole.
I vari fili d'erba sembravano bianchi, per la leggera brina che li ricopriva.
Piccole nuvole di vapore interrompevano la visuale, rendendola, però, ancora più surreale.
Kieran aveva notato distrattamente qualche persona in giro, ma non ci aveva mai fatto caso, essendo sempre concentrato sulla corsa, eppure si domandava spesso quali motivi avevano per correre così presto alla mattina, se avessero anche loro questo bisogno di cominciare la giornata con una corsa liberatoria come lui, se riuscivano anche loro a cogliere la meraviglia in quel posto così normale.
Arrivato alla fine del parco, sulla cima rialzata di quella piccola collina, si fermò là dove correva una staccionata in legno, dalla quale vedeva benissimo la città stendersi sotto di lui. Da là sentiva anche la brezza fredda che portava con sé l'odore del mare. Le ville cominciavano a lasciar spazio a edifici più complessi e grandi, fino a passare a palazzi e case comuni che continuavano a rimpicciolirsi man mano che Kieran guardava sempre più lontano, fino a quando la linea che divideva il cielo dalla terra sembravano unirsi in un punto non ben distinguibile.
Cominciò a fare qualche esercizio di stretching, mentre si godeva il panorama che cambiava leggermente tutti i giorni e gli faceva percepire l'arrivo dell'inverno.Tornato a casa, Kieran si fece la doccia e si preparò per andare a scuola.
Aveva la colazione già pronta, poiché ci pensava sempre sua madre.
Lauren era una dottoressa di quaranta anni e aveva il turno di notte in ospedale; aveva anche lei un fisico allenato, come tutti e tre i componenti della famiglia, mentre i capelli di un nero scuro e lucente, formavano spesso uno chignon disordinato, fermato da una matita.
Frederick era un quarantaduenne uomo d'affari impegnato, stava spesso fuori casa per lavoro e ancora più spesso per lunghi periodi; al contrario del figlio, aveva i capelli di un castano chiaro, mentre gli occhi erano gli stessi.
STAI LEGGENDO
Allungando una mano nelle tenebre
RomanceKieran sapeva bene quale era l'obiettivo della sua vita e arrivarci era il suo unico scopo. Lo studio era il suo obbligo, il suo passatempo, il suo compagno di stanza. Il problema era però lo stress e la soluzione la trovò nel ruolo del playmaker de...