23.

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Nicholas era rimasto a letto tutto i giorno con l'unico intento di non pensare. Se pensava, soffriva. Se pensava, ricordava.
Debby gli aveva preparato una zuppa che aveva allentato la presa di dolore che provava alla gola, mentre il semibuio della stanza gli permetteva di tenere gli occhi, ancora gonfi, aperti.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando Deb tornò a casa e si diresse spedita verso la camera del fratello, nella quale entrò senza bussare. Nik fu colpito dalla luce che entrò dalla porta aperta e si coprì subito il volto con il piumino:- Merda, Deb, chiudi quella porta.
- Non fare il vampiro inesperto. Dai alzati che ti devo parlare di una cosa.
- Posso sentirti anche da qui - disse raggomitolandosi di più.
La sorella si sedette sul letto, poco distante da lui:- Nik, non fare il bambino.
- Ok, ok - disse scoprendosi il viso e appoggiandosi alla testiera del letto. - Cosa c'è di così serio da discutere?
- Tu vieni in montagna con noi. Domani.
- Cosa? - chiese alzandosi di scatto, del tutto sveglio. - E questo chi lo ha deciso?
- Alan.
Nicholas la guardò incredulo:- E la mia opinione non conta?
- In questo caso no. Dovresti ringraziarmi sai, Alan aveva in mente di trascinarti là senza dire niente, ma io l'ho convinto, per cui poche storie e vedi di preparare la valigia. E ah, portati anche i libri, perché non torniamo fino all'inizio della scuola - e detto ciò uscì raggiante, come se non avesse appena rovinato i piani di restare a letto per il resto della settimana del fratello.

Il giorno seguente Nik ebbe modo di scoprire che il "noi" a cui si riferiva Debby includeva Alan, Mason, Chris e Tyler. Solo in quel momento si rese conto che era da quando aveva lasciato i due in quel remoto parco, che non ci parlava.
- Allora bello, ti eri dimenticato di noi? - chiese Chris con un sorriso beffardo.
Nik si accigliò:- Sì.
La faccia sconvolta del ragazzo gli fece spuntare un sorriso.
- Li ho trovati che vagavano da queste parti con delle indicazioni verso casa nostra, per cui ho pensato di invitarli, dato che sono gli unici tuoi contemporanei con cui ti ho visto parlare normalmente - disse Debby. - Chiaramente se non li vuoi, posso sempre mandarli via.
Chris fece una faccia offesa:- Ma allora essere stronzi e insensibili è proprio della famiglia Brunner.
I due, quasi in contemporanea, fecero spallucce.
- Zuccherino, sei pronto per partire? - intervenne Alan cambiando discorso.
- No, decisamente no. Come avete fatto a organizzare tutto in così poco tempo? - chiese ancora dubbioso, mentre metteva la borsa da viaggio nel bagagliaio del SUV a sette posti del padre di Alan.
- Io e Mason volevamo andarci già da tempo, per cui abbiamo solo aumentato il numero lasciando il resto così com'era.
- In pratica vi ho rovinato le vacanze - disse Nik passandosi una mano nei capelli e guardando la sorella, la quale fece segno di non saperne niente.
Non parlarono molto dei dettagli, volutamente mantenuti segreti dagli organizzatori, e partirono per quel viaggio di tre ore che li aspettava: Nicholas sentiva che non era una buona idea lasciare la città, ma sperò che fosse legato solo a ciò che aveva passato.

Durante tutto il tragitto in auto, Debby, Alan, Mason e Chris cantarono tutte le canzoni che passavano in radio, Tyler invece alternò momenti in cui dormiva con altri in cui guardava o il suo ragazzo o il paesaggio fuori. Nicholas era rimasto con lo sguardo fuori dal finestrino ad ammirare il cielo nuvoloso, le colline con casette solitarie, i pini sempre più presenti e il verde dominante; la cosa che lo fece corrucciare fu che anche se avesse tirato fuori l'album da disegno non sarebbe riuscito a disegnare, per questo si limitò a osservare e memorizzare.
Arrivarono alla baita che avevano affittato, all'ora prestabilita. Il posto era molto intimo: la baita era di legno e roccia bianca, con un balcone al primo piano; dietro ad essa altri monti si fondevano uno nell'altro, mentre le nuvole collassavano con essi. Sembrava quasi di essere in un'altro mondo dove noi eravamo piccoli e insignificanti, ma non era come qualcuno che ha da sempre vissuto in una piccola cittadella si ritrova a New York, no, quella era tutt'altra sensazione: era il sentirsi piccoli, ma con una meraviglia che si poteva esprimere al minimo con un leggero sorriso e gli occhi sempre più curiosi, il continuo girare su se stessi per guardarsi intorno e l'incapacità di esprimere a parole ciò che si prova. Nicholas era sopraffatto dalla bellezza della natura incontaminata: si sentiva rinato, pieno di energia e voglia di scoprire, al contrario di quando era ancora in città.
Il ragazzo si voltò verso gli amici e fu felice di notare che anche loro subivano il fascino della natura; Alan riportò lo sguardo sulla terra per primo, solo per dare un bacio sulla guancia a Mason, poi incrociò lo sguardo di Nik e gli sorrise, disse due parole al suo ragazzo e lasciò la sua mano per raggiungere il giovane.
- Hey bellezza, come ti senti? - disse circondandogli le spalle con un braccio e guardando insieme il paesaggio.
- Bene come non mai e lo devo a te, Alan... grazie - disse guardandolo con un leggero sorriso. - Grazie per aver reso il mio peso leggero.
Alan sorrise e lo abbracciò, mentre ogni singolo presente percepiva un'atmosfera colma di legami preziosi da addolcire insieme.

Allungando una mano nelle tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora